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Mix di vaccini, Draghi ci mette la faccia (feroce)

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E’ tutto irrituale, almeno rispetto al Draghi style mostrato dall’insediamento a palazzo Chigi a oggi. La conferenza stampa convocata in fretta e furia, dichiarazioni ancora più asciutte e sintetiche del solito, le risposte ai giornalisti a tratti quasi ruvide. E una rapidità che sembra malcelare la voglia di liquidare al più presto la pratica.

Il presidente del Consiglio rimette piede a Roma dopo essere stato a Barcellona a parlare di economia e dei buoni rapporti tra Italia e Spagna e decide di provare a frenare l’ondata di “confusione” che si è determinata dopo la scelta del ministero della Salute di imporre il mix di vaccini agli under 60 che hanno fatto la prima dose con Astrazeneca. E lo fa mettendoci la faccia, una faccia che per la prima volta è poco quella del padre di famiglia che guida la nazione e molto quella del genitore che deve rimproverare il figlio per qualcosa che ha combinato.

Prima di tutto Mario Draghi cerca di evitare che l’incertezza, a cominciare da quella sulle evidenze scientifiche disponibili, spinga le persone a non fare la seconda dose. “Voglio chiarire quella che – esordisce – sembra una certa confusione sui vaccini. Vaccinarsi è fondamentale, la cosa peggiore che si può fare è non vaccinarsi o vaccinarsi con una dose sola“.

E quale modo migliore per convincere i cittadini se non dimostrare sulla sua stessa pelle che il cocktail funziona? Il presidente del Consiglio annuncia infatti che martedì farà la seconda dose e non con Astrazeneca, sebbene sia over 70. Il motivo lo spiega così: “Mi hanno detto che la prima dose ha dato una risposta di anticorpi bassa e allora mi si consiglia di fare l’eterologa, che funziona per me e quindi, ancor di più, funziona per quelli che hanno meno di 70 e ancor di più per chi ha meno di 60 anni”.

Ma la sua scelta sembra molto più dettata dall’esigenza di dare il “buon esempio”, d’altra parte accadde altrettanto quando decise di vaccinarsi con Astrazeneca nei giorni in cui il vaccino di Oxford cominciava a finire sotto accusa per i primi casi di trombosi.

Detto questo, però, poiché appunto l’importante è completare il ciclo vaccinale, il premier corregge anche la linea perentoria che era stata scelta dal ministero della Salute in merito al richiamo e spiega che, chi vorrà, potrà farlo con Astrazeneca “purché abbia un parere del medico e il consenso informato”.

Pare che a spingere Draghi a convocare d’urgenza la conferenza con i giornalisti sia stata anche la necessità di mettere fine ai tanti messaggi spesso contraddittori diffusi da medici e virologi in tutti questi giorni. Nebbie che, a suo giudizio, non sarebbero state affatto diradate nemmeno nel corso del punto stampa settimanale dell’Istituto superiore di sanità.

Draghi insomma ne ha un po’ per tutti, tranne in realtà per gli italiani che – dice – sono stati “ammirevoli”. Riserva una stoccata anche alle Regioni che hanno cominciato a vaccinare gli adolescenti. “La sfida principale ora – sottolinea – non è vaccinare i 12 o 13enni, che pure vanno vaccinati, ma andare a cercare chi ha più di 50 anni e non si è ancora vaccinato”.

Le domande dei giornalisti sono poi l’occasione per il premier di intervenire su due temi che in questi giorni sono stati oggetto di un forte pressing da parte delle forze politiche, comprese quelle di maggioranza (leggi Salvini). Draghi si rifiuta di indicare una data dalla quale non sarà più necessario indossare le mascherine, almeno all’aperto, ma annuncia che domani stesso chiederà al Cts un parere in proposito.

Ancora più tranchant il premier lo diventa quando la domanda riguarda la fine dello stato di emergenza, altro tema sul quale è stato tirato per la giacca soprattutto da Fdi e Lega. “Finora non mi sono mai espresso, ma anche se avessi voluto esprimermi, mi sarebbe passata la voglia dopo aver letto l’articolo del professor Cassese ieri che spiega che non si può decidere lo stato di emergenza con un mese e mezzo di anticipo”, “un’emergenza è un’emergenza”, taglia corto.

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