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Acqua, rifiuti ed energia: risorse capitali, intervista al Ceo di Acea, Fabrizio Palermo / Video

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Incontriamo Fabrizio Palermo, Ceo di Acea, società quotata in Borsa che gestisce infrastrutture di servizi essenziali come acqua, energia e ambiente, in una stanza spoglia con ampie vetrate all’ottavo piano del Palazzo Acea, con vista su Porta Maggiore. Un edificio realizzato quasi un secolo fa da Francesco De Vico, tra i più attivi architetti del Novecento, al centro di un incrocio di enormi cisterne che contengono 500mila litri di acqua ciascuna, alimentate dall’Acqua Marcia, il terzo acquedotto di Roma antica, costruito nel 144 a.C.

Con un manager che ha la responsabilità di un’azienda con quasi 10mila dipendenti, investimenti in corso per alcuni miliardi nel settore dell’acqua e dell’energia, ci si aspetterebbe di discutere subito di tagli di costi inutili in azienda, valorizzazione delle risorse umane, investimenti in opere pubbliche strategiche e consolidamento della leadership di Acea in Italia e in Europa. E invece, Palermo ci accoglie con un sorriso e ci spiega di aver appena concluso un accordo che considera un grande investimento per il futuro. “Ho appena firmato un importante accordo con il ministero dell’Istruzione e del Merito per promuovere l’educazione ambientale e il corretto utilizzo delle risorse idriche nelle scuole italiane. L’idea – spiega Palermo -, è quella di spiegare agli studenti e ai cittadini che l’acqua è una risorsa preziosa e limitata, e che tutti abbiamo il dovere di utilizzarla in modo responsabile e sostenibile. Adottare stili di vita consapevoli può avere un impatto significativo sul cambiamento climatico e sulla conservazione delle risorse naturali per le generazioni future. È importante che tutti ci impegniamo ad essere parte della soluzione e a lavorare insieme per un futuro più sostenibile ed equo per tutti”.

 

L’intervista

Lei crede che non ci sia ancora piena consapevolezza dell’emergenza acqua?

Acea è il secondo operatore idrico europeo e questo ci porta ad avere una particolare attenzione su questa risorsa. L’acqua è a livello mondiale sempre più un abilitante dello sviluppo: condiziona buona parte dell’economia, incide direttamente su circa il 18% del Pil e su una parte del Pil che riguarda l’economia del mare. Per cui complessivamente il peso dell’acqua sull’economia del nostro Paese è molto significativo, coinvolgendo settori che vanno dall’agricoltura, all’industria fino ad arrivare al campo energetico e alle nuove tecnologie.
Il problema è la gestione di questa risorsa. Noi crediamo di aver messo in campo molte soluzioni, ma la conoscenza di queste soluzioni e di come si possa arrivare a una sana gestione della risorsa idrica è fondamentale.

Cosa pensa del sistema di gestione attuale basato sulle Ato e caratterizzato da numerosi piccoli operatori? Quali azioni ritiene siano necessarie in Italia per ottimizzare la gestione delle risorse idriche, specialmente in relazione ai detriti accumulati nei bacini delle dighe e al riuso?

Spesso, capita in tanti settori economici, il consolidamento porta a maggiore sviluppo, perché avere operatori significativi e dimensioni rilevanti consente di facilitare gli investimenti. Soprattutto investimenti tecnologici che sono molto costosi e complessi da realizzare. La crescita dimensionale generalmente favorisce da un lato questo aspetto, ma anche l’attrazione di risorse e di talenti, la creazione di competenze sempre più forti che sono necessarie per poi far progredire questo sviluppo. Un sistema come quello italiano, che vede una forte parcellizzazione (ci sono oltre 2300 operatori), è vecchio. C’è un evidente problema di sviluppo, di crescita e di ottimizzazione della gestione. Questo porta anche a non avere una piena consapevolezza, a livello legislativo, su quali siano gli interventi necessari per favorire uno sviluppo del settore.

Qual è la ricetta di Acea per sensibilizzare sul tema acqua?

Acea punta sostanzialmente a intervenire in primis sulla gestione della risorsa. Significa riuscire a intercettare meglio tutta l’acqua, anche piovana. E su questo si può lavorare molto sulle tecnologie.
Oggi esistono tante tecnologie anche di rapido accumulo, per consentire di raccogliere anche l’enorme quantità di acqua prodotta da quelle violente precipitazioni definite ‘bombe d’acqua’. C’è poi un tema di bacini di accumulo, che ci sono ma vanno potenziati. Su questo abbiamo lavorato anche su un accordo con Coldiretti per espandere questo tipo di iniziative a favore dell’agricoltura. Analoghi accordi abbiamo anche con Bonifiche Ferraresi che è il più grosso operatore agricolo in Italia. Si può lavorare su tutto quello che riguarda il trasporto e anche ridurre le perdite sulla linea.

Investendo in tecnologia?

Sì, investendo in robotica, sensoristica, intelligenza artificiale. Sono strumenti utili per capire come intervenire sugli acquedotti con la manutenzione predittiva. E poi si può lavorare su tutto quello che riguarda il riuso dell’acqua. Riuso vuol dire favorire ad esempio l’utilizzo di acqua che esce dai depuratori ai fini agricoli. Questo è un modo per contrastare la risalita del cuneo salino, che danneggia poi la stessa agricoltura.

La nostra rete idrica è spesso definita ‘colabrodo’ per la perdita di quantità enormi di acqua. Come si può efficientare il sistema idrico nazionale? E quanto la tecnologia e l’intelligenza artificiale ci possono aiutare in questo compito?

Siamo un Paese in un certo senso fortunato, se paragonato ad altri Stati europei. La conformazione dell’Italia, con le montagne, gli Appennini al centro, favorisce le precipitazioni. Questo ci porta ad avere una disponibilità tutto sommato buona della risorsa. Anche se, rispetto al passato, per colpa anche del cambiamento climatico, a livello territoriale questa distribuzione idrica non è omogenea dappertutto. Ecco perché è necessario adeguare gli investimenti, la maggior parte dei quali sono stati fatti mediamente 60 o 70 anni fa. Quando parliamo di gestione idrica parliamo di infrastrutture. E le strutture oggi vanno adeguate anche alle nuove tecnologie. Come le dicevo, l’intelligenza artificiale, la sensoristica e la robotica in generale possono essere un importante alleato per creare gli acquedotti moderni. Noi lo stiamo facendo nelle aree in cui siamo presenti. Ma credo che occorra fare uno sforzo a livello nazionale. La realizzazione della seconda linea dell’acquedotto del Peschiera-Capore da parte di Acea, che porta il 80% dell’acqua alla città di Roma, credo sia il più grosso investimento a livello europeo (costo stimato oltre 1,5 mld, ndr). Sicuramente in Italia è il secondo investimento per dimensione dopo il Ponte sullo Stretto.

Avete anche altri investimenti importanti in corso: il termovalorizzatore di Roma.

L’azienda è impegnata su tutti i fronti infrastrutturali. Operiamo sull’acqua, sulle reti elettriche, in campo ambientale. Proprio sull’ambiente siamo impegnati a promuovere questo importante progetto per la Capitale. Il termovalorizzatore è un impianto che sarà tra i più moderni d’Europa. Lo realizzeremo assieme a un raggruppamento di imprese come Hitachi (che ha costruito tutti i grandi impianti nelle grandi capitali europee); Suez (nostro azionista ma soprattutto uno dei più grossi operatori di impianti di questo tipo); Vianini, azienda leader nella realizzazione di grandi infrastrutture.

Centro idrico dell’EUR

Quando sarà consegnata quest’opera?

Il completamento è previsto intorno alla fine del 2026. È un’opera molto significativa per la città, anche in termini economico-finanziari: l’importo è piuttosto consistente (il sindaco di Roma ha stimato un investimento che sfiora un miliardo di euro, ndr). È chiaro che cambierà il panorama della gestione dei rifiuti della Capitale.

L’energia prodotta dal termovalorizzatore sarà venduta ai romani?

Si tratta di un impianto innovativo e complesso che, con emissioni basse (al di sotto degli impegni normativi) porterà alla produzione di energia e calore per alcune aree della città. Ma produrrà anche una gran quantità di metalli che sono il frutto del recupero da parte del ciclo dei rifiuti. Considerate che impianti di questo tipo oggi sono a Parigi o a Copenhagen, non all’esterno delle città ma al centro.

Per la transizione energetica quali investimenti sta facendo Acea?

Abbiamo un piano di ampliamento e di potenziamento di tutta la rete, con Areti Spa, per rendere Roma una città pienamente adeguata per una transizione energetica verso l’elettrico sia dal punto di vista della mobilità che delle esigenze domestiche.

Acqua, energia, ambiente, rifiuti: è ottimista sul futuro di Acea e Roma?

Vedo il bicchiere sempre mezzo pieno (mentre lo dice abbozza un sorriso, ndr) perché lavoro con persone che traducono in realtà progetti che abbiamo messo in cantiere.

Fabrizio Palermo è l’Ad di Acea dal 2022 (e Dg dal 2023). Palermo ha guidato anche Cassa Depositi e Prestiti dal 2018 al 2021, dopo esserne stato direttore finanziario. Ha iniziato il suo percorso professionale a Londra, in Morgan Stanley, nella divisione lnvestment Banking. Nel 1998 passa a McKinsey & Company occupandosi di operazioni di risanamento, trasformazione e rilancio di grandi gruppi industriali e finanziari. Dal 2005 al 2014 ha lavorato per il Gruppo Fincantieri dove è stato Chief financial officer e vicedirettore Generale. Tra gli altri ruoli, è stato presidente di CDP Equity, amministratore delegato di CDP Reti e consigliere di amministrazione di Open Fiber, di Fincantieri e di Vard. Palermo è stato anche membro del consiglio direttivo di Assonime, membro del Cda del Centro Studi Americani e Co-presidente del Business Forum Italia-Cina. Nel 2019 è stato insignito del titolo di Commendatore dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana su proposta della Presidenza del Consiglio dei ministri.

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