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Pasinelli (Fondazione Telethon): Il donatore è un azionista

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Il direttore generale di Telethon, Francesca Pasinelli, racconta la sua esperienza alla guida della Fondazione. A partire da una premessa: “Chi dona è a tutti gli effetti azionista della nostra impresa”. La versione completa di questo articolo, a firma di Attilia Burke, è disponibile sul numero di Fortune Italia di maggio.

 

“Fare un lavoro come questo, ti aiuta a non interrogarti sul senso di ciò che fai”. È un concetto ricorrente quello che Francesca Pasinelli esprime ripercorrendo la sua carriera al telefono. “Sono a Milano, sono rimasta chiusa in casa senza aver messo il naso fuori dalla famosa domenica in cui hanno ‘blindato’ la Lombardia. Sono stata rigidissima”. È passato più di un mese dal lockdown. E la ‘metodicità’ nell’applicazione delle regole di Pasinelli, oltre a proporre un modello virtuoso, è un vero e proprio tratto caratteristico della donna che oggi è alla guida di Fondazione Telethon. Il metodo, è il suo marchio di fabbrica. Mentre la passione per il lavoro, per la sua ‘missione’, come la definisce, è il faro che da sempre guida le sue scelte.

 

Un percorso denso, quello di Pasinelli, dalla ricerca scientifica pura a posizioni manageriali nella farmaceutica, fino ad approdare a Telethon, pochi anni dopo nascita del progetto. Una Fondazione della quale oggi è direttore generale, e nella quale ha impressa la sua impronta, quella di un’elevata professionalità, tipica dell’industria. “Noi abbiamo una responsabilità nei confronti dei nostri stakeholder”, afferma, riferendosi a chi effettua donazioni. “Chi dona è a tutti gli effetti un azionista della nostra impresa, e ha donato il denaro a fronte di una promessa implicita, che è quella di non disperderlo, usarlo al meglio, non sprecarlo, di perseguire un obiettivo importante”, sottolinea.

 

Cresciuta in un contesto in cui l’etica del lavoro “prevaleva un po’ su tutto” – “sono bresciana, la nostra cultura è molto incentrata sul lavoro, quindi ho sempre lavorato con piacere” – Pasinelli ripete più volte di essere stata fortunata nella vita: fortunata per il lavoro trovato dopo la laurea, per aver avuto la possibilità di vivere grandi aziende di stampo anglosassone dove si faceva moltissima formazione, per la famiglia. Dice di sentirsi fortunata anche ora, perché nonostante l’emergenza in corso “sto bene e sto continuando a lavorare da casa”.

 

La versione completa di questo articolo è disponibile sul numero di Fortune Italia di maggio. Si può comprare in edicola e in versione digitale, oppure ci si può abbonare ai link di seguito:

 

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