Non solo Covid, anticorpi monoclonali frenano le metastasi

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Sono diventati celebri con la pandemia di Covid-19, ma gli anticorpi monoclonali sono farmaci dai mille volti. Secondo un innovativo studio internazionale multicentrico proprio un anticorpo monoclonale è in grado di fermare lo sviluppo di metastasi ossee nel tumore al seno.

 

Lo studio, pubblicato sulla rivista ‘Oncogene‘, è firmato da Francesco Pantano dell’Unità di Oncologia medica del Policlinico Universitario Campus Bio-Medico in collaborazione con Philippe Clézardin dell’Inserm di Lione e grazie al lavoro dei gruppi di ricerca dell’Institut Curie di Parigi e dell’Università di Amburgo.

 

Grazie ad uno screening esteso effettuato sul genoma di pazienti affetti da tumoredel seno, il team ha identificato la proteina integrina alfa5 come uno dei fattori maggiormente coinvolti nei processi di metastatizzazione ossea. Tali processi possono essere responsabili della comparsa di recidiva anche a distanza di anni dalla fine dei trattamenti.

 

La scoperta del gruppo internazionale guidato dall’Università Campus Bio-Medico di Roma apre la strada a una prospettiva terapeutica nuova. “Questo studio ci mostra che nella ricerca oncologica – afferma Pantano – emerge sempre di più come ogni tumore agisca secondo strategie specifiche. Il nostro sforzo è quello di comprendere sempre meglio i diversi meccanismi biologici per offrire ai pazienti trattamenti sempre più mirati”.

 

L’equipe internazionale ha studiato il ruolo effettivo dell’integrina alfa5 nel processo di metastatizzazione, bloccandone la sua azione attraverso l’utilizzo dell’anticorpo monoclonale Volociximab.

 

L’elevata efficacia nell’inibire la formazione di metastasi ossee è stata dimostrata prima su modelli in vitro e poi in vivo nei laboratori di Oncologia traslazionale del Campus Bio-Medico e dell’Inserm.

 

“La proteina integrina alfa 5 – spiega Francesco Pantano – è il gancio con cui la cellula tumorale si lega alla fibronectina, che è altamente presente nel microambiente osseo. Questo aggancio, il primo evento che porta allo sviluppo delle metastasi, viene bloccato dall’anticorpo monoclonale che si frappone alle due molecole e ferma la propagazione del tumore nell’osso. Il risultato è molto promettente anche perché il farmaco è sicuro, è già stato testato e non è tossico”.

 

Il medicinale era stato studiato senza fortuna in passato come farmaco anti angiogenetico per inibire la creazione di nuovi vasi sanguigni (necessaria alle cellule tumorali per alimentarsi).

 

Avere a disposizione un farmaco che ha già superato le prime fasi di sviluppo clinico ridurrebbe notevolmente l’iter di sperimentazione sull’uomo, permettendo una vera e propria operazione di ‘drug repurposing’, ossia il riposizionamento di un farmaco sulla base di nuove conoscenze scientifiche.

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