La crescita della telemedicina e il progetto “10 per 10”

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È il suo momento. La telemedicina, anche a seguito della pressione che la pandemia ha messo sul Sistema sanitario nazionale, è riuscita a fare breccia presso tutti gli operatori della salute. Che oggi sono consapevoli del fatto che un’assistenza al malato non può più prescindere dall’utilizzo degli strumenti digitali.

Secondo una ricerca svolta dall’Osservatorio innovazione digitale in sanità del Politecnico di Milano, insieme alla Federazione italiana medici di medicina generale, oltre 9 dottori di famiglia su 10 ritengono che proprio la telemedicina sia uno degli strumenti principali con cui poter gestire le cronicità.

Anche quando l’emergenza Covid sarà superata. In particolare, dicono i medici di famiglia, questa espressione di sanità digitale potrebbe trovare utilità nel dialogo con gli specialisti e nell’ottica della teleassistenza domiciliare ai pazienti. Tanto che si potrebbe arrivare a gestire telematicamente quasi una visita su tre.

In questo contesto si innesta il progetto “10 per 10” che vede protagonisti Regione Lazio e Istituto nazionale malattie infettive Lazzaro Spallanzani, in collaborazione con Fimmg, Asl Roma3, ADiLife e Takeda Italia.

Di cosa si tratta è presto detto. Dieci medici di famiglia possono gestire da remoto ciascuno dieci pazienti Covid e relativi familiari, telemonitorandone parametri vitali come temperatura corporea, pressione arteriosa, saturazione dell’ossigeno, Ecg, frequenza cardiaca e respiratoria. Grazie a un’app gratuita collegata a una piattaforma di telemonitoraggio, in caso uno o più parametri superino la soglia critica, il medico può attivare una televisita ed eventualmente interagire con l’ospedale per filtrare i ricoveri veramente necessari.

“Puntare sulla medicina del territorio sarà il futuro dell’assistenza sanitaria italiana. Questo è ormai noto tanto alla classe medica, quanto a quella politica che sta disegnando un nuovo modo di sviluppare la sanità pubblica nelle diverse Regioni. L’assistenza domiciliare, in virtù dell’innovazione tecnologica, è fondamentale nell’ottica di evitare ricoveri inappropriati e risparmiare così posti letto e costi elevati per la sanità pubblica”, spiega Francesco Vaia, direttore sanitario dello Spallanzani e coordinatore del progetto pilota.

 

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