L’Italia riapre, gradualmente, dal 26 aprile. L’annuncio ufficiale arriva dal premier Mario Draghi. Tecnicamente, torna la zona gialla, anche se rafforzata da un criterio nuovo: precedenza all’attività all’aperto compresa la ristorazione a pranzo e a cena, e le scuole di ogni ordine e grado che riaprono in presenza. Via libera anche a sport e spettacolo, ma solo all’aperto e nelle aree a basso contagio. In conferenza stampa, Draghi spiega che il governo sta prendendo “un rischio ragionato fondato sui dati, che sono in miglioramento“.
Uno scenario che autorizza a “guardare al futuro con prudente ottimismo e fiducia”. Si tratta di decisioni che rappresentano anche “una scommessa sulla crescita“, considerato anche che ripartono gli spostamenti, “saranno consentiti tra regioni gialle e con un pass tra regioni di colori diversi”. Proprio guardando all’economia, prevede il premier, “avremo un rimbalzo molto forte nei prossimi mesi e poi dovremo attestarci su un livello di crescita che ci permetta di uscire dall’alto debito. Il rimbalzo è certo, non è sicuro quanto forte sarà, quello su cui dobbiamo lavorare è di assicurare che dopo la ripresa continueremo a crescere nella misura necessaria per tornare ad essere un Paese che cresce”.
Il premier si sofferma poi sugli “altri due pilastri della politica governo”: il Def e lo sconstamento da 4o mld che consente un nuovo provvedimento di sostegno all’economia. “Il persorso di rientro che arriva al 3% solo nel 2025 è una scommessa sulla crescita. Se la vinciamo non pensiamo ad alcuna manovra correttiva nei prossimi anni. L’uscita dal debito avviene attraverso la crescita sostenibile“. Draghi torna a parlare di “scommessa sul debito buono“. Un concetto su cui insiste. “Stiamo facendo, abbiamo fatto e faremo debito ma va investito bene. I progetti vanno ben individuati, progettati e, soprattutto, attuati. Le norme devono essere semplificate, perché gli investimenti siano fatti senza ritardi”.
Poi, un importante riferimento allo sblocco delle opere pubbliche, su cui ha lavorato il ministro delle Infrastrutture Enrico Giovannini. “Sono opere già finanziate che che aspettavano di essere attuate. Abbiamo un cronoprogramma con data di apertura certa dei cantieri: 2 sono partite a marzo, 5 a giugno, 8 settembre, 5 in dicembre e così via”. Date su cui Draghi mette la faccia. “Se non ne fossi certo, non ve le avrei date…”.