Dopo il caso AstraZeneca e il debutto, non senza polemiche, del mix vaccinale per le seconde dosi agli under 60, c’è grande confusione anche sul fronte dell’altro vaccino Covid-19 a vettore virale, il monodose Johnson & Johnson – Janssen, che fino a qualche giorno fa andava a ruba in farmacia.
Questo prodotto anti-Covid, infatti, in Campania non sarà più somministrato, almeno per ora. Mentre nel Lazio ci è arrivata la segnalazione del fatto che diverse farmacie stanno mandando via i pazienti più giovani, che si erano prenotati nei giorni scorsi (uomini e donne sotto i 40 anni), suggerendo loro di disdire la prenotazione e scegliere un’altra tipologia di vaccini, quelli a mRna.
Problema simile per alcuni medici di famiglia, che ci hanno segnalato come – avendo terminato la vaccinazione dei soggetti over 60 – si ritrovano ora con dosi di vaccino Janssen, ma senza pazienti a cui somministrarlo. Ma cosa sta succedendo?
In Campania la Regione ha sospeso l’uso di questi vaccini sotto i 60 anni. “Ai nuovi vaccinati non sarà somministrato AstraZeneca al di sotto dei 60 anni, rispetto al vaccino Johnson & Johnson la posizione del ministero non è definita in modo chiaro e vincolante“, ma in ogni caso “tale vaccino non sarà somministrato sotto i 60 anni”, ha detto il presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca in una nota, dopo aver ricevuto la risposta dal ministero della Salute ai questi posti dalla Campania.
E nel Lazio? “A differenza della decisione su AstraZeneca, l’indicazione per quanto riguarda Janssen è meno netta: nella circolare resta l’indicazione per un uso preferenziale negli over 60″ come era prima per AstraZeneca, “aggiungendo che al momento non ci sono molto dati. Ma c’è anche un riferimento alla ‘previa approvazione del comitato etico locale'”, ci dice l’infettivologo Roberto Ieraci, referente scientifico per le vaccinazioni dell’Unità di crisi del Lazio e della Asl Roma 1. Così le farmacie, nel dubbio, rimandano a casa le persone giovani.
“Le indicazioni del ministero vanno rispettate: è vero, c’è stato un cambio di rotta. Il problema è stato la repentinità del cambio. Inoltre se la posizione su AstraZeneca era chiara, su Janssen non c’è stata la stessa nettezza: l’utilizzo preferenziale non è vincolante”, ricorda l’esperto.
In effetti che vuole dire preferenziale? “So che la Regione ha chiesto un chiarimento al ministero della Salute. Gli operatori sul campo hanno bisogno di indicazioni chiare e definite, perché se sono insicuri l’esitazione si può riflettere sul paziente”, riflette Ieraci.
“Quanto alla schedula eterologa per gli under 60 vaccinati con AstraZeneca – aggiunge Ieraci, che già mesi fa si era detto favorevole a questo approccio – dobbiamo rassicurare: dal punto di vista del razionale scientifico sapevamo che con due piattaforme diverse che contengono la stessa informazione genetica aumenta l’efficacia dell’immunizzazione. E ora questo ce lo confermano anche i primi studi scientifici pubblicati su ‘Nature’ e su ‘The Lancet’. In base ai dati disponibili c’è anche una maggior reattogenicità a livello locale e sistemico, ma questo non inficia l’efficacia del mix. E altri grandi Paesi in Europa da tempo hanno iniziato il mix di vaccini”.
E questo è un altri problema: l’Europa marcia divisa in questa campagna vaccinale. “Colpisce il balbettio dell’Ema. Il regolatore europeo dovrebbe essere il depositario delle informazioni più aggiornate e dare ‘il la’. Invece, orfano degli esperti inglesi, sta balbettando, e questo ha lasciato spazio agli enti regolatori dei singoli Paesi”. Risultato? Ognuno decide per sè.
Secondo l’infettivologo, comunque, ormai l’indicazione del ministero della Salute per AstraZeneca è chiara e va seguita. “Ricordiamo ai cittadini che è importante vaccinarsi, e farlo presto, per proteggere noi stessi, le nostre famiglie e la comunità dai rischi di Covid-19 grave e severa”.
