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Alimenti, sindrome da buffet e rischi obesità

alimenti buffet
Gilead

C’è chi ama puntare sul salato, chi preferisce il dolce. Chi si limita al classico assaggino, chi invece è portato a creare un piatto multicolore e, a volte, anche ipercalorico.

Davanti ad un buffet libero, dove si può scegliere liberamente, ogni persona si comporta a modo proprio. Ma per una volta, proviamo a vedere il classico “All You Can Eat” non solo sotto l’aspetto dell’introito energetico, quanto sul fronte delle “abitudini” al gusto che possono derivare fa una scelta libera ed incondizionata.

Pare proprio, infatti, che a prescindere dalla quantità che si consuma, il tipo di alimenti che si prediligono nel momento di una libera scelta personale potrebbe essere un indice per svelare i rischi di sovrappeso futuro.

Per la serie proviamo ad immaginare l’impatto della psiche e del bisogno di ricompensa attraverso gli alimenti sulle scelte a tavola, a lanciare questa ipotesi predittiva legata alla sindrome da buffet o “apericena” che dir si voglia è un’originale ricerca condotta dall’equipe dell’Università di Kansas coordinata dalla psicologa Tera Fazzino.

Lo studio, apparso su Appetite, punta l’attenzione sugli alimenti cui più difficilmente si resiste, come i classici salatini, gli snack salati come i pop corn o i cioccolatini. E tende piuttosto a far ritenere meno “temibili” i cibi ricchi in grassi, almeno in termini psicologici.

Insomma, il “fulcro” della scelta – ribadiamo in assenza di un vero e proprio computo calorico – sarebbe da ricercare in quegli alimenti iperappetibili che possono essere ricchi di carboidrati e sodio o grassi e sodio. Ebbene, proprio questi alimenti potrebbero rivelarsi in grado di renderci più “schiavi” di cibi di questo tipo, tanto da disegnare anche il nostro percorso futuro in termini di salute e benessere.

La ricerca, per giungere a questa conclusione, ha messo di fronte una popolazione di giovani senza particolari problemi di peso alle scelte di un pasto senza limiti, controllando la loro composizione corporea e rivalutandola ad un anno di distanza da questa “abbuffata” libera.

L’analisi degli alimenti ingeriti è stata fatta in base alle caratteristiche degli alimenti stessi, distinguendo quelli ad elevata densità energetica, quelli molto elaborati e appunto quelli definiti “iperappetibili” per la loro capacità di creare una sorta di ricompensa emotiva e quindi una ricerca successiva.

Risultato: a distanza di un anno chi aveva scelto soprattutto carboidrati particolarmente stimolanti” e alimenti ricchi in sodio, come patatine o popcorn, ovviamente nell’ambito del consumo libero, aveva una tendenza ad un cambiamento di peso e ad una maggior quantità di grasso corporeo. Al contrario non presentava significativi mutamenti chi aveva prediletto, nell’ambito della varietà, alimenti più ricchi in grassi o ad elevata energia nel buffet.

L’osservazione, sia chiaro, è tutta da verificare. Ma punta il dito sul bisogno di “ricompensa” e sulla ricerca del piacere che sempre più spesso, psicologicamente, si cerca a tavola.

Questo meccanismo compensatorio, forse, andrebbe combattuto già nei bambini, senza esagerare con alimenti fortemente carichi di significato di piacere ma dando il giusto peso alla formazione di un senso del gusto che parta con alimenti apparentemente poco amati dai più piccoli dopo lo svezzamento, come i vegetali.

In questo caso, la logica della sindrome del “All You Can Eat” potrebbe essere addirittura protettiva, se ovviamente la grande disponibilità alimentare si concentra sui vegetali.

Non ci credete? Pensate ad un altro studio degli esperti dell’Università Statale della Pennsylvania che consiglia di proporre sempre e comunque quantità elevate di vegetali in alcuni pasti, anche con il rischio che i piccoli avanzino zucchine, broccoli e simili nel piatto (si tratta di esempi, il gusto va rispettato).

Anche questa ricerca è apparsa su Appetite e dimostra chiaramente che, di fronte all’abbondanza, il consumo di verdure per i bambini aumenta comunque. Pensate solo che raddoppiando semplicemente le porzioni, ad esempio per quanto riguarda i broccoli, i bambini mangiavano quasi il 70% in più di vegetali. Il tutto, senza che siano stati creati eccessi di condimenti o sale.

L’importante è aumentare progressivamente la varietà dell’offerta abituando il piccolo ad altri sapori: non sempre il “buffet”, anche a casa, diventa pernicioso!

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