Emergenza cuore, 24 mln morti l’anno entro 2030

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Non c’è solo il virus pandemico. Le malattie cardiovascolari sono la principale causa di morte in tutto il mondo. Oggi sono 18 milioni le persone che muoiono all’anno nel mondo a causa di una di queste malattie, 230mila in Italia. Ma si prevede che aumenteranno, raggiungendo – entro il 2030 – la cifra record di 24 milioni di morti nel mondo all’anno per cause cardiovascolari.

Con una media di oltre 66.000 vittime al giorno, è come se come se ogni giorno scomparisse una città come Massa o Trapani. Mentre il costo globale totale passerà da circa 863 miliardi di dollari nel 2010 a oltre 1 trilione, una cifra che supera il Pil di Paesi Bassi, Svizzera, Svezia o Turchia.

I numeri di una vera e propria ‘emergenza cuore‘ sono stati resi noti all’evento “Nuove strategie di prevenzione cardiovascolare nel post-pandemia: la sfida parte dal territorio”, organizzato da Novartis Italia e patrocinato da Health City Institute in occasione della Giornata mondiale del cuore.

Obiettivo, ripensare le strategie di contrasto alle patologie cardiovascolari nel post-Covid, condividendo proposte e priorità per recuperare il ritardo causato dall’emergenza e considerando il territorio quale attuatore di politiche sanitarie efficaci.

In questo anno e mezzo la pandemia Covid ha ridotto le prestazioni ai pazienti con malattie del cuore, ma anche l’attività diagnostica preventiva, con un aumento della mortalità in questa popolazione.

Si è assistito ad una riduzione tra il 50 e l’85% dell’attività chirurgica, del 55% degli interventi di cardiochirurgia, del 75% degli ecocardiogrammi trans esofagei e delle diagnostiche per cardiopatia ischemica, del 10% di nuove diagnosi di scompenso cardiaco e del 30% di invio allo specialista, e ad un aumento del 20% della mortalità cardiovascolare e di quella generale8,9.

Eppure, una delle recenti raccomandazioni dell’iIalian Urban Health Declaration, promossa da Anci – Associazione Nazionale Comuni Italiani e Health City Institute, ai Governi dei Paesi del G20, è stata quella di un impegno concreto a ridurre entro il 2030 del 25% la mortalità prematura da malattie non trasmissibili, tra cui quelle cardiovascolari, appunto. Un obiettivo di prevenzione e controllo confermato nella dichiarazione finale dei ministri al G20 Salute lo scorso 12 settembre, ma che alla luce della situazione pandemica rischia di essere seriamente messo in discussione.

C’è un ritardo da recuperare e una situazione complessiva non ignorabile, che vede sommarsi più emergenze poiché Covid-19 ha interrotto drasticamente le cure ambulatoriali e i percorsi diagnostico-terapeutici di molte altre patologie, come quelle cardiovascolari. Una corsa contro il tempo per la salute del cuore, che necessita dello sviluppo di azioni concrete sia in ambito educativo e culturale, sia organizzativo, coordinate tra mondo accademico, scientifico e politico.

Da dove partire? Dalle città e dalle aree urbane: si stima che nel 2050 la percentuale di persone che abiterà nelle città arriverà al 74%. L’Oms stima che il 63% della mortalità globale, sia dovuto a malattie non trasmissibili, e buona parte di questi decessi è attribuibile a rischi legati all’urbanizzazione e alla crescente sedentarietà.

“Le principali patologie croniche e non trasmissibili, prime fra tutte le malattie cardiovascolari, sono un problema urbano legato ai maggiori livelli di urbanizzazione, all’invecchiamento della popolazione e agli stili di vita meno sani – ha sottolineato Andrea Lenzi, presidente Health City Institute – Il ruolo delle città nella promozione della salute, quindi, sarà fondamentale nei prossimi decenni e la lotta alle malattie cardiovascolari rappresenta un’opportunità per promuovere la creazione di una rete di collaborazione tra soggetti diversi e lo sviluppo di programmi di prevenzione e gestione della cronicità che tengano conto del controllo dei fattori di rischio, come l’ipertensione e l’ipercolesterolemia, dell’assistenza sanitaria primaria e secondaria, dell’innovazione”.

“Le malattie cardiovascolari rappresentano un banco di prova importante per i sistemi sanitari di tutto il mondo. Come Novartis siamo impegnati ad individuare soluzioni che possano generare un impatto su larga scala come le malattie cardiovascolari richiedono, a beneficio della popolazione – ha commentato Gaia Panina, Chief Scientific Officer di Novartis Italia – Vogliamo disegnare un nuovo approccio a queste patologie, che contribuisca ad arginare l’emergenza che la società sta affrontando in questo momento, ma anche rafforzare i sistemi sanitari per le sfide che si proporranno nel futuro. E in questo siamo al fianco delle società scientifiche, delle associazioni pazienti ma anche delle Istituzioni”.

Le malattie cardiovascolari sono la prima causa di morte prematura, tra le malattie non trasmissibili e quelle croniche e rappresentano il 32% di tutti i decessi globali. L’Italia non si sottrae a questa tendenza, con circa 230 mila morti l’anno, il 35% circa del totale dei decessi e una spesa sanitaria per queste patologie che si aggira intorno ai 16 miliardi di euro, cui si aggiungono oltre 5 miliardi di euro legati a costi indiretti come la perdita di produttività e i costi del sistema previdenziale.

Nella Giornata mondiale del cuore l’Health City Institute lancia l’invito ad agire con urgenza per disporre piani e politiche nazionali in grado di alterare la traiettoria delle malattie cardiovascolari, suggerendo alcune priorità:

1) Strutturare modelli di medicina di iniziativa, per una presa in carico più “proattiva” dei pazienti cronici;

2) Ripensare un modello assistenziale orientato verso un’offerta territoriale integrata con i servizi sociali, prevedendo percorsi codificati e condivisi con i cittadini e puntando sulla prossimità;

3) Rendere omogeneo l’accesso alle cure, anche innovative, ai pazienti su tutto il territorio nazionale;

4) Ripristinare l’attenzione dei cittadini verso la propria salute del cuore perché diventino parte attiva del percorso di prevenzione e cura.

Su questi punti si sono confrontati nel corso dell’evento le società scientifiche Associazione nazionale medici cardiologi ospedalieri (Anmco), Società italiana di cardiologia (Sic), Società italiana per la prevenzione cardiovascolare (Siprec), Società italiana per lo studio dell’aterosclerosi (Sisa), le associazioni pazienti Associazione italiana scompensati cardiaci (Aisc), Fondazione italiana per il cuore e Gip-FH – Gruppo italiano pazienti per l’ipercolesterolemia familiare, Cittadinanzattiva e il settore privato.

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