Scuola, cambiano le regole Covid e si avvicina la Dad

covid a scuola
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Lo spettro della Dad (didattica a distanza) torna ad aleggiare nei corridoi delle scuole italiane.  Il motivo è la circolare congiunta diramata ieri in tarda serata dai ministeri della Salute e dell’Istruzione, che aggiorna le indicazioni per individuare e gestire i casi di infezione da coronavirus, che di fatto apre alla Dad anche in presenza di un solo caso di positività al virus in una classe, che si tratti di uno studente o di un docente.

Riporta la circolare: “Nel caso in cui le autorità sanitarie siano impossibilitate ad intervenire tempestivamente o comunque secondo la organizzazione di Regione/Pa o Asl, il dirigente scolastico venuto a conoscenza di un caso confermato nella propria scuola è da considerarsi autorizzato, in via eccezionale ed urgente, a disporre la didattica a distanza nell’immediatezza per l’intero gruppo classe ferme restando le valutazioni della Asl in ordine all’individuazione dei soggetti (da considerare “contatti stretti” a seguito di indagine epidemiologica) da sottoporre formalmente alla misura della quarantena”.

Ma cosa potrebbe accadere in pratica? Che, usiamo il condizionale, il dirigente scolastico potrebbe decidere di mandare in Dad tutta la classe in cui ci sia un positivo (mentre fino ad ora le regole prevedevano questa eventualità solo nel caso ci fossero almeno tre positivi).

Duplice l’origine dell’incubo che assilla i genitori italiani di dover riorganizzare casa e lavoro per gestire i figli che dovessero essere costretti a seguire le lezioni online come si fece durante il lockdown nazionale della primavera 2020, e per gli studenti delle superiori ancora più a lungo.

Da un lato la ripresa dei contagi che interessa, in questa quarta ondata oltre ai non vaccinati per scelta anche coloro che non possono ancora accedere a questa forma di prevenzione primaria, come i bambini al di sotto dei 12 anni. Dall’altro le armi spuntate delle Asl nell’effettuare un numero di tamponi sufficienti in tempi brevi.

“Ultimamente si sta assistendo a un aumento rapido e generalizzato del numero di nuovi casi di infezione da Sars-Cov-2, anche in età scolare, con una incidenza (casi/popolazione) settimanale ancora in crescita e pari a 125 per 100.000 abitanti (19/11/2021 – 25/11/2021): valore ben lontano dal quello ottimale di 50 per 100.000, utile per un corretto tracciamento dei casi”, precisa il documento interministeriale.

Come a dire che il sistema di contact tracing non ce la fa a stare dietro al numero di contagi giornalieri in modo utile a bloccare sul nascere le catene di trasmissione del virus nella scuola. E quindi bisogna prendere misure più rigorose, andando a bloccare subito la circolazione delle persone, in questo caso degli studenti, fino a che non si sia sicuri che essi non siano contagiati. Cioè con esito negativo del tampone.

Naturalmente sono subito partite le polemiche e non è mancato il consueto gioco di attribuzione (presunta) delle responsabilità. A partire dal rappresentante dei dirigenti scolastici Antonello Giannelli, presidente nazionale Associazione nazionale Presidi: “Siamo stati facili cassandre, avevamo lanciato l’allarme già pochi giorni dopo la pubblicazione della nota congiunta Salute-Istruzione n. 1218 del 6 novembre scorso. Le scuole, nonostante le mille difficoltà e con uno smisurato carico di lavoro sulle spalle dei dirigenti e del personale, hanno retto. Lo stesso non possiamo dire dei dipartimenti di prevenzione che non sono riusciti sin da subito a garantire la tempistica dei testing e in molti casi non hanno applicato quelle procedure di tracciamento”.

Aggiunge Giannelli: “Con l’aumento della pressione dovuta alla risalita dei casi, le regole del protocollo sono saltate costringendo al ricorso alla Dad anche con un solo caso di positività in classe. La pandemia è ben lontana dalla sua conclusione e dobbiamo tutti collaborare per contrastarla, iniziando da una più completa vaccinazione di massa”.

Non possiamo che condividere il richiamo all’importanza della vaccinazione – a giorni l’Agenzia Italiana del Farmaco (Aifa) dovrebbe pronunciarsi in merito all’autorizzazione alla vaccinazione anti-Covid dei bambini tra 5 e 11 anni – ma stare a disquisire sulle profezie ci pare fuori luogo. Riprendendo l’auspicio del preside Giannelli: “Dobbiamo tutti collaborare” a contrastare la pandemia. Anche mettendo al bando le polemiche, dai palazzi della politica agli edifici scolastici.

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