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Covid cresce in Italia, rischi congestione silente ospedali

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Non accenna a rallentare la crescita di Covid-19 in Italia. E se i numeri dell’ultimo report Gimbe preoccupano, gli ospedali sono ‘osservati speciali’. Con l’attuale sistema a colori e il diffondersi della variante Omicron, infatti, secondo gli esperti guidati da Nino Cartabellotta “si va verso una silenziosa e pericolosa congestione degli ospedali“.

E questo per via della chiusura dei reparti non Covid e dello spostamento dei letti destinati ai pazienti infettati dal virus per restare in zona bianca o gialla. Sembra un po’ il gioco delle tre carte, ma le regole ‘a colori’ lo consentono. E i posti letto Covid-19 non si creano dal nulla.

Il monitoraggio della Fondazione Gimbe rileva, nella settimana 8-14 dicembre, un aumento dei nuovi casi Covid in tutte le regioni tranne Friuli-Venezia Giulia, Molise e provincia di Bolzano. Aumentano i ricoveri in area medica (+1.085), in terapia intensiva (+87) e i decessi (663 contro 558). In sintesi, per gli esperti la pandemia è in fase critica per la convergenza di vari fattori: stagione invernale, il ritardo iniziale nella somministrazione delle terze dosi, lo zoccolo duro di non vaccinati, le festività natalizie e soprattutto la variante Omicron, destinata secondo l’Ecdc a diventare prevalente in Europa nei primi mesi del 2022.

Ma vediamo i dati in dettaglio: Gimbe rileva nella settimana 8-14 dicembre 2021, rispetto alla precedente, un aumento di nuovi casi (124.568 vs 105.771) (figura 1) e decessi (663 vs 558). In aumento anche i casi attualmente positivi (297.394 vs 240.894), le persone in isolamento domiciliare (289.368 vs 234.040), i ricoverati con sintomi (7.163 vs 6.078) e le terapie intensive (863 vs 776).


In dettaglio, rispetto alla settimana precedente, si registrano le seguenti variazioni:
Decessi: 663 (+18,8%), di cui 21 riferiti a periodi precedenti
Terapia intensiva: +87 (+11,2%)
Ricoverati con sintomi: +1.085 (+17,9%)
Isolamento domiciliare: +55.328 (+23,6%)
Nuovi casi: 124.568 (+17,8%)
Casi attualmente positivi: +56.500 (+23,5%)

“Da due mesi – dichiara Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe – continuano ad aumentare i nuovi casi con una media mobile a 7 giorni che passa da 2.456 il 15 ottobre a 17.795 il 14 dicembre”. Incrementano nettamente i rapporti positivi/persone testate (da 3,6% a 23,9%) positivi/tamponi molecolari (da 2,4% a 9,5%) e positivi/tamponi antigenici rapidi (da 0,07% a 0,81%).


In tutte le Regioni a eccezione di Friuli-Venezia Giulia, Molise e Provincia autonoma di Bolzano si rileva un incremento percentuale dei nuovi casi: dal 4,4% dell’Abruzzo al 94,8% della Basilicata. In 26 Province l’incidenza supera i 250 casi per 100.000 abitanti: Trieste (601), Treviso (573), Bolzano (568), Padova (552), Vicenza (541), Imperia (450), Venezia (434), Rimini 411), Verbano-Cusio-Ossola (361), Pordenone (346), Gorizia (332), Forlì-Cesena (330), Ravenna (321), Verona (320), Rovigo (298), Aosta (290), Savona (288), Ferrara (287), Belluno (286), Reggio nell’Emilia (285), Bologna (268), Varese (267), Trento (265), Monza e della Brianza (260), Mantova (253) e Biella (252).

In aumento anche i decessi: 663 negli ultimi 7 giorni (di cui 21 riferiti a periodi precedenti), con una media di 95 al giorno rispetto agli 80 della settimana precedente.

E gli ospedali? Secondo Renata Gili, responsabile Ricerca sui Servizi sanitari della Fondazione Gimbe “aumentano ancora i posti letto occupati da pazienti Covid: +17,9% in area medica e +11,2% in terapia intensiva rispetto alla settimana precedente”. A livello nazionale, al 14 dicembre, il tasso di occupazione da parte di pazienti Covid è dell’11,9% in area medica e del 9,5% in area critica, con notevoli differenze regionali: la Provincia Autonoma di Bolzano supera la soglia del 15% in area medica (17,2%) e del 20% in area critica (22%); le soglie del 15% per l’area medica e del 10% per l’area critica risultano entrambe superate in Calabria (19,4% area medica e 11,0% area critica), Friuli-Venezia Giulia (24,5% area medica e 16,0% area critica), Liguria (17,0% area medica e 12,2% area critica) e Provincia autonoma di Trento (19,7% area medica e 20,0% area critica). Inoltre, per l’area medica si colloca sopra la soglia del 15% la Valle D’Aosta (21,2%), mentre per l’area critica superano la soglia del 10% Emilia-Romagna (10,3%), Lazio (12,0%), Marche (14,4%), Molise (10,3%) e Veneto (13,3%).


Ma attenzione, si iniziano a vedere gli effetti dell’accelerazione nella campagna di vaccinazione. Nonostante l’aumentata pressione sugli ospedali, infatti, nelle ultime settimane si è progressivamente ridotta la percentuale dei pazienti ricoverati in area medica e in terapia intensiva sul totale degli attualmente positivi. In particolare, per l’area medica la media mobile a 7 giorni è scesa dal 3,47% del 7 novembre al 2,41% del 14 dicembre e per le terapie intensive dallo 0,47% del 21 ottobre allo 0,30% del 14 dicembre.

“A fronte di un numero di tamponi sostanzialmente stabile – spiega Cartabellotta – questo dato è verosimilmente da imputare all’incremento delle terze dosi, che riportano l’efficacia a valori più elevati”. Sul fronte delle terapie intensive,  puntualizza Marco Mosti, direttore operativo della Fondazione Gimbe, “preoccupa tuttavia l’aumento degli ingressi giornalieri: la media mobile a 7 giorni sale a 70 ingressi/die rispetto ai 59 della settimana precedente”.

C’è poi la questione legata alla variante Omicron. I dati epidemiologici provenienti dal Sudafrica e da alcuni Paesi europei (in particolare Danimarca e Inghilterra) mostrano che la variante Omicron è più contagiosa della Delta, con un tempo di raddoppio dei casi attualmente stimato intorno a 2-3 giorni. Non è ancora chiaro se la rapida crescita nei Paesi con elevati tassi di copertura vaccinale dipenda dalla capacità del virus di sfuggire alla risposta immunitaria, dall’aumento di trasmissibilità o dalla combinazione di entrambi i fattori.

Ma al contempo sembra emergere una maggiore incidenza di reinfezioni in persone guarite e una ridotta efficacia dei vaccini. A tal proposito, i dati del Public Health England mostrano che l’efficacia di due dosi di vaccino sulla malattia sintomatica si riduce nettamente, ma risale dopo la somministrazione della terza dose (circa 70-75%).

“Il nostro Paese – sintetizza Cartabellotta – è entrato in una fase critica della pandemia per la convergenza di vari fattori: la stagione invernale, gli oltre 6 milioni di non vaccinati, il netto ritardo iniziale nella somministrazione delle terze dosi, le imminenti festività natalizie che aumenteranno contatti sociali e contagi e, soprattutto, la progressiva diffusione della variante Omicron”.

“Le ultime misure del Governo, che mirano ad innalzare la protezione nei confronti del virus, non hanno modificato i criteri per assegnare i colori alle Regioni, definiti quando non erano noti il declino dell’efficacia vaccinale e la necessità delle terze dosi e non incombeva la minaccia di una variante così preoccupante. Criteri – conclude Cartabellotta – che lasciano alle Regioni la massima autonomia nell’aumentare la disponibilità di posti letto per ridurre i tassi di occupazione, con il rischio di congestionare silenziosamente gli ospedali e limitare l’accesso alle cure ai pazienti non Covid”.

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