Cancro, 1300 progetti in sviluppo e investimenti record

cellule T e cellule tumorali
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La ricerca contro il cancro si è affinata in questi anni, diventando sempre più di precisione, sia sul fronte della diagnostica che della terapia. Ma, soprattutto, non si è fermata in pandemia. “Sono oltre 1.300 i progetti in sviluppo nel mondo nel settore oncologico”, ha sottolineato Massimo Scaccabarozzi, presidente di Farmindustria, in occasione del World Cancer Day.

“L’oncologia è la prima area di ricerca a livello globale, con una pipeline indirizzata a più di 40 tipologie” di cancro e “con terapie sempre più mirate e personalizzate. E anche in Italia è al primo posto per numero di sperimentazioni cliniche autorizzate. Infatti, secondo gli ultimi dati Aifa, i trial nell’area ‘neoplasie’ nel 2019 sono stati 268 (il 40% del totale). Risultati importanti che testimoniano da una parte il grande sforzo delle imprese del farmaco, dall’altra la presenza di un ecosistema di ricerca – dai centri clinici alle Università – di assoluto valore”, rivendica il presidente di Farmindustria.

“Puntare sulle Life Sciences e su un rodato e collaborativo network pubblico-privato può rappresentare una carta vincente per dare il giusto peso a un settore strategico come quello della salute. E servirà anche ad attrarre sempre nuovi investimenti, considerando che tra il 2020 e il 2026 saranno spesi in R&S nel mondo 1.600 miliardi di dollari”, ha aggiunto Scaccabarozzi.

Immunoterapia, terapie a bersaglio molecolare e biopsia liquida sono fra le ultime novità frutto della ricerca nel settore. Nell’ultimo caso si tratta di un approccio che consente il monitoraggio della terapia oncologica e che va implementato non solo per il tumore del polmone ma anche per altre neoplasie, compresi i tumori rari, quello della mammella, del colon retto, della tiroide, della vescica, dei tumori cerebrali e testa-collo, dei sarcomi del melanoma, di alcuni linfomi.

Sul fronte delle terapie, nei numerosi centri clinici di eccellenza presenti nel nostro Paese è presente anche il Molecular Tumor Board, un team di specialisti (oncologi, anatomo-patologi, patologi clinici, biologi molecolari, genetisti, bioinformatici) che valuta in maniera globale il genoma tumorale e prescrive la giusta terapia al paziente giusto, nel momento giusto, anche al di fuori degli schemi terapeutici tradizionali.

Attraverso lo screening di nuovi target terapeutici e l’individuazione di biomarcatori predittivi della progressione neoplastica, i ricercatori tentano, inoltre, di ottenere una risposta clinica più duratura nei pazienti. Da alcuni anni si ricorre alla tecnologia ‘organoid’, una sorta di miniatura di un tumore in vitro, per sviluppare trattamenti personalizzati utilizzando una co-coltura di organoidi tumorali e di cellule T, ottenute dal sangue periferico dei singoli pazienti.

Come anticipato da Scaccabarozzi, tra il 2020 e il 2026, in accordo con i dati forniti dagli analisti di Evaluate Pharma, si prevede che il pharma a livello globale investirà in ricerca e sviluppo 1.600 miliardi di dollari. Di questi, l’80% sarà destinato a un network tra soggetti diverse (imprese, enti pubblici, start up, parchi scientifici, centri clinici). Una grande opportunità per l’Italia, sottolineano da Farmindustria, che potrà tradursi in un ulteriore aumento di occupazione e investimenti.

Visti i trend in corso ormai da diversi anni, segnala Farmindustria, è probabile che una buona parte di questi investimenti sarà fatta per sviluppare progetti innovativi anti-cancro orientati a:
potenzialità del sequenziamento genico per le terapie personalizzate;
editing genomico (Crispr);terapie avanzate (terapie geniche, cellulari e di ingegneria tissutale) che permettono di modificare le proprie cellule per contrastare alcune forme di tumore o all’utilizzo delle cellule staminali (non embrionali) per la medicina rigenerativa;
sistemi di diagnosi predittiva in grado di identificare possibili biomarcatori in una fase molto preliminare rispetto alle manifestazioni della patologia;
digitalizzazione dei genomi della popolazione per comprendere meglio i determinanti delle malattie e poter così intervenire più efficacemente su di esse;
utilizzo dei big data e dell’intelligenza artificiale per migliorare le capacità di individuazione di target molecolari specifici in breve tempo e a costi inferiori.
digital therapeutics, software che ‘collaborano’ con il farmaco tradizionale per migliorare le terapie.

In base ai dati forniti dalla PhRMA nel 2020, l’oncologia è la prima area di ricerca del settore biofarmaceutico, come dimostra il fatto che i prodotti anti-cancro in sviluppo clinico oggi sono più di 1.300. La maggior parte di questi farmaci riguarda immunoterapie e next-generation biotherapeutics (terapie geniche, cellulari e nucleotidiche), le cosiddette targeted therapies (terapie mirate/targettizzate) che rappresentano una ricca pipeline focalizzata su più di 40 tipologie di tumori.

Anche in Italia, l’oncologia rimane costantemente salda al primo posto per numero di sperimentazioni cliniche autorizzate. E questo anche perché può contare su una massa critica di conoscenza costituita da professionisti, strutture del Ssn, centri clinici e di ricerca, imprese, Università.

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