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Servizi vaccinali, arriva la Carta della qualità

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Sono finiti sotto i riflettori in pandemia, ma in realtà i servizi vaccinali hanno mostrato anche tutte le loro debolezze. Criticità dovute, in particolare, allamancanza di una regia coordinata tra i vari livelli organizzativi. Ma migliorare si può e si deve: ne è convita Cittadinanzattiva, che ha presentato la Carta della qualità dei servizi vaccinali.

Sono sei i principi ‘chiave’ per garantire servizi vaccinali di qualità: accesso uniforme sul territorio, trasparenza e congruenza delle informazioni, formazione per gli operatori, semplificazione delle procedure, raggiungimento delle coperture per le vaccinazioni di routine, miglioramento continuo e valutazione della qualità dei servizi.

Il monitoraggio – realizzato proprio da Cittadinanzattiva nel periodo settembre/novembre 2021 – rivela, tra gli altri dati, che le Anagrafi vaccinali istituite in ogni Regione non raggiungono il livello di informatizzazione ottimale; che sono disponibili in consultazione e/o aggiornamento a tutti gli operatori coinvolti solo in alcune regioni (non in Abruzzo, Marche, Molise, Veneto, Umbria).

Non mancano difformità per quanto riguarda i soggetti deputati a effettuare le somministrazioni: in Toscana, ad esempio, i pediatri di libera scelta si occupano di tutte le vaccinazioni ai bambini, mentre in altre Regioni (Marche, Umbria, Veneto) effettuano solo l’antinfluenzale. Gli accordi regionali, volti al coinvolgimento di medici di medicina generale e pediatri di libera scelta nelle vaccinazioni, non sono presenti in tutte le regioni.

Insomma, come al solito emerge la ‘fotografia’ di un’Italia a velocità diverse. Partendo dai risultati del monitoraggio Cittadinanzattiva, assieme a un tavolo multistakeholder (con il supporto non condizionato di GSK, MSD e Sanofi), ha presentato la Carta della qualità dei servizi vaccinali, un documento che consta di sei principi fondamentali a garanzia di: accesso uniforme sul territorio; informazione, comunicazione e trasparenza; formazione e aggiornamento; digitalizzazione e semplificazione; raggiungimento degli obiettivi di prevenzione e copertura vaccinale; miglioramento continuo dei servizi e valutazione della qualità offerta. I principi indicati individuano gli aspetti del percorso vaccinale che necessitano prioritariamente di interventi organizzativi e tecnologici, per rispondere in modo ottimale alle esigenze di cittadini e operatori.

Tra le raccomandazioni della Carta figurano: campagne informative e di sensibilizzazione che motivino i cittadini ad effettuare scelte consapevoli basate su conoscenza scientifica validata, anche per contrastare il fenomeno delle fake news; accesso semplice e rapido a tutte le informazioni vaccinali anche grazie alle tecnologie digitali; promozione di una formazione omogenea e coerente sul territorio nazionale, per tutti i soggetti con cui sono presenti accordi.

E ancora, implementazione dell’Anagrafe vaccinale nazionale e di  quelle regionali, ma anche collaborazione di aziende sanitarie locali, centri vaccinali, medici di famiglia, pediatri e farmacisti per la chiamata attiva per i target individuati, invio al cittadino delle informazioni sul suo stato vaccinale, gestione dei recall, recupero dei non vaccinati e recupero di appuntamenti saltati (un problema enorme in pandemia).

“Auspichiamo che le raccomandazioni inserite nella Carta della qualità dei servizi vaccinali siano accolte ed implementate nei vari livelli del sistema, nonché nel prossimo Piano nazionale di prevenzione vaccinale – afferma Valeria Fava, responsabile del coordinamento politiche della salute di Cittadinanzattiva – per la cui stesura non siamo stati ad oggi coinvolti. La prevenzione vaccinale deve rappresentare una priorità per il nostro Paese, da realizzarsi attraverso strategie efficaci ed omogenee sul territorio nazionale, una maggiore digitalizzazione e semplificazione nell’accesso e un puntuale monitoraggio, a partire dall’estensione degli indicatori della griglia di monitoraggio Lea a tutte le vaccinazioni previste”.

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