Covid in Italia, risale la curva dei contagi

Covid mascherine
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Le avvisaglie c’erano state: dopo 5 settimane con il segno meno i Italia si  inverte la curva dei contagi Covid: +1,5% in 7 giorni. Bisogna però anche dire che calano ancora – e non di poco – i ricoveri in area medica (-16,1%) 
e terapia intensiva (-16,4%), come anche i decessi (-19,3%).
 E’ quanto segnala l’ultimo monitoraggio della Fondazione Gimbe, che getta anche pesanti ombre sul successo del vaccino Novavax: sono stati solo 11.595 i vaccinati in 10 giorni
.

Ma cosa ci dicono i dati? Nonostante la pandemia sia stata ‘spazzata via’ dalla crisi ucraina, il virus circola ancora intensamente nel nostro Paese. Ma trovando una larga parte di popolazione immunizzata perché guarita o vaccinata, anche grazie alla variante Omicron evidentemente fra meno danni. In ogni caso per gli esperti Gimbe è troppo presto per il ‘liberi tutti’. Serviranno 7-10 giorni per capire se la risalita della curva dei nuovi casi “è un semplice rimbalzo o l’inizio di una nuova ondata”, dicono gli esperti. E “sarebbe 
una follia abbandonare le mascherine al chiuso”, ammonisce il presidente Nino Cartabellotta. 

Vediamo i dettagli del monitoraggio: nella settimana 2-8 marzo c’è stato un aumento dei nuovi casi Covid (+4.179) nonostante un calo dei tamponi (-8,8%). E salgono a 48 le province con incidenza superiore a 500 casi per 100.000 abitanti. Resiste lo zoccolo duro dei ‘senza vaccini’: 4,7 milioni di persone senza nemmeno una dose vaccinabili subito e 2,34 milioni di guariti protetti solo temporaneamente,

In dettaglio, rispetto alla settimana precedente, si registrano le seguenti variazioni:
Decessi: 1.201 (-19,3%), di cui 95 riferiti a periodi precedenti
Terapia intensiva: -116 (-16,4%)
Ricoverati con sintomi: -1.680 (-16,1%)
Isolamento domiciliare: -59.913 (-5,6%)
Nuovi casi: 279.555 (+1,5%)
Casi attualmente positivi: -61.709 (-5,7%)


“Dopo cinque settimane – dichiara Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe – si arresta la discesa dei nuovi casi settimanali di Covid-19, nonostante un calo del numero dei tamponi dell’8,8% rispetto alla settimana precedente. I nuovi casi si attestano intorno a 279 mila, con un incremento dell’1,5% e una media mobile a 7 giorni che sale da 39.339 casi del 1° marzo a 39.936 l’8 marzo (+5,8%)”.

Un fenomeno che si registra in 12 Regioni, mentre i positivi si riducono in 9: si passa dal +37,4% dell’Umbria al -12,7% del Lazio. In quasi metà delle Province (49) si registra un incremento percentuale dei nuovi casi rispetto alla settimana precedente. Salgono da 42 a 48 le Province con incidenza superiore a 500 casi per 100.000 abitanti: Lecce (1.035), Agrigento (924), Reggio di Calabria (920), Messina (906), Ragusa (859), Vibo Valentia (849), Trapani (842), Perugia (815), Ascoli Piceno (795), Fermo (763), Grosseto (737), Oristano (735), Matera (735), Siena (717), Terni (716), Siracusa (704), Bolzano (675), Crotone (669), Sassari (668), Lucca (668), Campobasso (645), Arezzo (636), Macerata (634), Ancona (633), Enna (633), Palermo (633), Venezia (632), Cosenza (631), Benevento (630), Caltanissetta (629), Livorno (582), Foggia (579), Padova (568), Chieti (564), Caserta (563), Rieti (560), Bari (559), Isernia (559), Frosinone (559), L’Aquila (556), Latina (555), Massa Carrara (553), Teramo (550), Potenza (548), Avellino (546), Cagliari (518), Taranto (518) e Pescara (516).

“Sul fronte degli ospedali – precisa però Renata Gili, responsabile Ricerca sui Servizi sanitari della Fondazione Gimbe – i posti letto occupati da pazienti Covid diminuiscono ulteriormente sia in area medica (-16,1%) che in terapia intensiva (-16,4%)”. In particolare, in area critica dal picco di 1.717 del 17 gennaio i ricoveri scendono a 592 l’8 marzo; in area medica da 19.913 del 31 gennaio a 8.776 l’8 marzo. All’8 marzo il tasso nazionale di occupazione da parte di pazienti Covid è del 13,5% in area medica e del 6,2% in area critica. Numeri da sospiro di sollievo, anche se non mancano peculiarità sul territorio. Abruzzo, Basilicata, Calabria, Lazio, Marche, Molise, Puglia, Sardegna, Sicilia e Umbria superano la soglia del 15% in area medica; nessuna Regione però va oltre la soglia del 10% in area critica.

“Si conferma un’ulteriore riduzione degli ingressi giornalieri per Covid in terapia intensiva – puntualizza Marco Mosti, direttore operativo della Fondazione Gimbe – la cui media mobile a 7 giorni scende a 43 ingressi/die rispetto ai 54 della settimana precedente”.

Un’altra buona notizia arriva sul fronte dei decessi, che restano in calo: 1.201 negli ultimi 7 giorni (di cui 95 riferiti a periodi precedenti), con una media di 172 al giorno contro i 213 della settimana precedente.

Sul fronte vaccini Gimbe segnala come le coperture con almeno una dose sono molto variabili nelle diverse fasce d’età (dal 99,3% degli over 80 al 37,1% della fascia 5-11), così come sul fronte dei richiami, che negli over 80 hanno raggiunto l’88,5%, nella fascia 70-79 l’87,2% e in quella 60-69 anni l’83,7%

Vaccini: persone non vaccinate. Al 9 marzo sono 7,01 milioni le persone che non hanno ricevuto nemmeno una dose di vaccino, di cui 2,34 milioni guarite da COVID-19 da meno di 180 giorni e pertanto temporaneamente protette (figura 15): le persone attualmente vaccinabili sono dunque circa 4,67 milioni, un dato che non tiene conto delle esenzioni di cui non si conosce il numero esatto.

Ma allora cosa sta succedendo in Italia sul fronte Covid? Il recente incremento dei nuovi casi,  spiega Cartabellotta, è verosimilmente legato all’interazione di “vari fattori: rilassamento della popolazione, diffusione della più contagiosa variante Omicron BA.2, persistenza di basse temperature che costringono ad attività al chiuso, verosimile calo della protezione vaccinale nei confronti dell’infezione dopo qualche mese dalla dose booster. In ogni caso, al di là delle motivazioni, i dati dimostrano che la circolazione del virus è ancora molto elevata: quasi 40 mila nuovi casi al giorno, oltre 1 milione di positivi e un tasso di positività dei tamponi all’11,4%”.

Serviranno però “7-10 giorni per capire se la risalita della curva coincide con l’inizio di una nuova ondata, con successivo impatto sugli ospedali, o si tratta semplicemente un semplice rimbalzo. Nel frattempo, indipendentemente dalla scadenza dello stato di emergenza, è pura follia pensare di abbandonare l’utilizzo delle mascherine al chiuso – insiste Cartabellotta – fondamentali per contenere il più possibile la trasmissione del contagio, vista anche la limitata efficacia del vaccino nel ridurre il rischio di infezione. Sul fronte delle vaccinazioni, considerato che un’ampia fetta della popolazione è suscettibile al contagio, rimane prioritaria la somministrazione del ciclo primario a 4,67 milioni di persone e del booster a 2,8 milioni, in particolare agli over 50 a rischio elevato di malattia”. Ma, certo, questa comincia ad apparire sempre più una missione impossibile.

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