Ambiente, termometri subacquei misurano la febbre del mare/VIDEO

Medfever
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La passione per il mare unisce un gruppo di subacquei e ricercatori impegnati in un’impresa che sfrutta tecnologie innovative per studiare l’impatto del surriscaldamento globale sugli ecosistemi sommersi del mar Tirreno. In pratica, per monitorare la ‘febbre’ di questo nostro mare.

La notizia arriva, non a caso, in occasione della Giornata nazionale del mare: 67 sensori-termometro sono stati posizionati dai 5 a 60 metri di profondità per controllare la temperatura del mar Tirreno e monitorare l’impatto del cambiamento climatico sull’ecosistema marino e sui processi di dinamica costiera.

Il progetto MedFever unisce Enea come partner scientifico, l’associazione MedSharks in veste di coordinatore, l’azienda Lush e un gruppo di subacquei volontari. A nemmeno un anno di distanza dalla posa dei primi termometri, i profili delle temperature sono già stati pubblicati sulla piattaforma open source SeaNoe e sono a disposizione della comunità scientifica per studi di biologia, oceanografia, chimica, climatologia.

Ma in che modo il riscaldamento globale influisce sugli abissi? E’ noto l’impatto sulle barriere coralline delle isole tropicali, con i coralli che hanno perso colore (e vita). E molte specie marine si sono spostate proprio sulla base delle temperature delle acque.

I dati e le osservazioni raccolte dai subacquei di MedFever consentiranno ai ricercatori di comprendere meglio i meccanismi alla base della sofferenza degli ecosistemi sommersi – in particolare gorgonie, alghe coralline e madrepore arancioni – legata al surriscaldamento delle acque e alle onde di calore in mare, un fenomeno che gli scenari climatici indicano come sempre più frequente in futuro e che può influenzare in modo determinante gli ecosistemi costieri.

I sensori, delle dimensioni di una scatola di fiammiferi, sono stati calibrati dai tecnici dell’Enea per raggiungere la precisione di 0,1°C e misurano la temperatura del mare ogni 15 minuti. A posizionarli in 18 punti strategici – presso l’Isola del Giglio (Toscana), il Golfo di Napoli, Capri e Palinuro (Campania), lo Stretto di Messina, Palermo e San Vito lo Capo (Calabria e Sicilia), il Golfo di Cagliari, Capo Figari, Santa Teresa di Gallura e Isola Mortoriotto (Sardegna), Nettuno e Ponza (Lazio) – sono stati subacquei volontari di diversi centri immersione.

“Dai risultati delle elaborazioni emergono indicazioni cruciali riguardo alcuni processi che regolano la variabilità ad alta frequenza delle correnti e della temperatura del mare”, sottolinea Ernesto Napolitano, oceanografo del Laboratorio modellistica climatica e impatti dell’Enea. “Inoltre, l’integrazione delle misure con i nostri modelli operativi, tra cui Mito sulla circolazione del Mediterraneo, ha permesso di individuare fenomeni come la presenza di onde interne indotte dall’azione combinata del vento e della marea nel sito di misura “Banco di Santa Croce”, presso il Golfo di Napoli e le cui evidenze sono in corso di pubblicazione sulla prestigiosa rivista internazionale “Estuarine, Coastal and Shelf Science”.

“MedFever è un’iniziativa partita dalla società civile che non ha precedenti nel nostro Paese: con capillarità, i ricercatori volontari hanno installato una ventina di stazioni in tutto il Tirreno dove, prima di MedFever, esistevano solo due stazioni di monitoraggio delle temperature”, evidenzia Eleonora de Sabata, presidente di MedSharks e coordinatrice del progetto. “Non avendo termini di riferimento, è troppo presto dire se quella passata sia stata un’estate “calda”, ma i sub hanno segnalato in diversi luoghi lo stato di sofferenza di gorgonie, madrepore, spugne e alghe calcaree”.

Il progetto non si ferma. Grazie al contributo di Lush, che ha rinnovato il sostegno anche per il 2022, la rete MedFever continuerà a crescere anche grazie ai gruppi subacquei della Guardia Costiera che nelle prossime settimane installeranno altre cinque stazioni.

“Queste misure rappresentano una base di partenza fondamentale per seguire, nel lungo termine, il riscaldamento del Mediterraneo e per monitorare lo stato di salute del nostro mare, una risorsa fondamentale per il nostro pianeta per il suo valore scientifico, culturale, ricreativo ed economico”, conclude de Sabata.

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