Covid e ‘variante’ Xj in Italia, perché servono ancora le mascherine

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Il ‘valzer delle varianti’ Covid ha visto nei giorni scorsi un nuovo ingresso: si tratta della cosiddetta variante Xj, isolata per la prima volta in Italia a Reggio Calabria. Una scoperta messa a segno dal laboratorio dell’Asp del capoluogo calabrese diretto da Maria Teresa Fiorillo. Il virus è stato individuato in due persone, ed è una ricombinazione dei ceppi di Omicron 1 e Omicron 2.

Ma di che cosa si tratta, e che differenze ci sono con la quasi omonima variante Xe? Fortune Italia lo ha chiesto a Massimo Ciccozzi, studioso di varianti e responsabile dell’Unità di Statistica medica ed Epidemiologia della Facoltà di Medicina e Chirurgia del Campus Bio-Medico di Roma

“Ancora una volta si tratta una ‘ricombinazione’ e non di una vera e propria variante del virus Sars-Cov-2”. La forma ricombinante è un mix delle due sottovarianti Omicron 1 e 2 nella stessa persona. Proprio come Xe. Ma allora perché ha un nome diverso? “Il problema è il punto in cui ricombina: immaginiamo due bastoncini, uno rosso e uno blu, che si incrociano a X. Il punto in cui si incrociano però può essere diverso, e per questo l’ibrido viene chiamato in un altro modo”.

Quanto alla contagiosità “non credo cambi molto”, dice l’esperto, “ma questo non si può sapere prima di aver studiato Xj”. Intanto però la notizia ha suscitato in certo allarme, spia della vivacità di questo coronavirus. Ma allora che senso ha intercettare (e studiare) questi ibridi? “E’ fondamentale avere il quadro di quello che sta succedendo attraverso la sorveglianza genomica, come fanno gli inglesi. Noi – sottolinea l’esperto – siamo ancora troppo indietro su questo aspetto, utilissimo perché se la ricombinazione avviene in una proteina non strutturale la contagiosità non cambia, ma se questo accade ad esempio su una parte della proteina Spike, può anche aumentare. Ecco perché occorre intercettare e studiare queste forme, per capire cosa sta accadendo al virus di Covid-19″.

Ma anche (nel caso) come difenderci. “Se ci trovassimo di fronte a una forma più contagiosa, la buona notizia è che con la mascherina possiamo evitarla. Ecco perché io sono convinto che non sia ancora il momento di rinunciare a questa protezione meccanica negli ambienti chiusi, valida – ribadisce Ciccozzi – anche nel caso di eventuali ibridi più contagiosi”.

I numeri di Covid-19 fanno ben sperare, ma indicano anche come il virus corra ancora: in Italia sono stati 53.253 i nuovi contagi da Covid segnalati ieri, secondo i dati del ministero della Salute, con 90 morti. “I dati che ci arrivano dagli ospedali sono buoni e anche i decessi sembrano finalmente in calo. Ma se è vero che dobbiamo finire di fare terrorismo inutile,  bisogna anche dire che è importante in questa fase tener presente che la pandemia non è finita”.

Per Ciccozzi il messaggio è semplice: “La Xj va studiata per capire se può rappresentare un problema. Intanto però dobbiamo pensare che oltre ai vaccini abbiamo le mascherine, in grado di bloccare almeno il 98% delle infezioni. I numeri non sono ancora tali, secondo me, per rinunciarvi al chiuso”. Una posizione netta, proprio mentre il Governo è alle prese con la decisione sul confermare o meno le mascherine al chiuso dal 1 maggio. 

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