Medici di famiglia tra continuità e futuro

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Always there to care. Uno slogan, quello scelto dal Wonca per la Giornata mondiale dei medici di famiglia che si celebra oggi. Ma anche la sintesi di una professione, chiamata a curare e a prendersi cura di persone e famiglie. Instaurando una relazione che va al di là della compilazione di una ricetta o di una richiesta di visita specialistica, e che ha mostrato tutta la sua importanza in pandemia. In prima linea fin da subito e pagando un prezzo importante: dei 374 medici morti per Covid, quasi due terzi erano medici di medicina generale. 

“La continuità delle cure offerte dai medici di famiglia è essenziale per l’efficacia della cura stessa – sottolinea il presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei Medici (Fnomceo), Filippo Anelli – ed è un valore aggiunto che regala al paziente anni di vita in buona salute. La vicinanza, la prossimità, l’essere là dove ce ne è bisogno è un altro pilastro dell’assistenza fornita dai medici di medicina generale. Sempre in prima linea, nelle guerre, nelle emergenze sanitarie, in tempo di pace. Pronti a portare a termine la loro missione anche a rischio della propria vita: dei 374 medici morti per il Covid, quasi i due terzi erano medici di medicina generale. La cura, intesa come terapia ma soprattutto come presa in carico a tutto tondo del paziente, è la ragion d’essere dei medici di famiglia, che, ricorda il Wonca, erogano cure di alta qualità e in maniera eguale. In Italia, il medico di famiglia è la figura attraverso la quale il Servizio Sanitario Nazionale realizza i valori di prossimità e di uguaglianza nell’accesso alle cure per tutti i cittadini”.

Oggi la professione, dopo la pandemia, è alle prese con una serie di criticità, a partire dai carichi di lavoro, passando per formazione e programmazione. “In questi due anni di pandemia – aggiunge – ai 20 milioni di italiani affetti da malattie croniche già curati dai medici di famiglia si sono aggiunti i 17 milioni di cittadini positivi a Covid, raddoppiando i carichi di lavoro. I medici di medicina generale italiani vanno ringraziati per il lavoro svolto e sostenuti per aver assicurato l’assistenza nel periodo più difficile della storia del nostro Ssn”, dice Anelli.

“Oggi è il tempo che il diploma specifico in Medicina generale sia considerato a tutti gli effetti una specializzazione, così come previsto dalle norme comunitarie – conclude Anelli – È anche il tempo di valorizzare il ruolo di questa colonna del Servizio sanitario nazionale: un professionista al servizio dei cittadini. Un professionista che è legato ai suoi pazienti da un rapporto che non si esaurisce con la visita in studio, ma che continua con una telefonata, un messaggio anche la domenica o a tarda sera, per avere un consiglio, fugare un dubbio, ricevere una rassicurazione. Un rapporto che genera fiducia, la moneta più preziosa: l’81% degli italiani ha fiducia nel suo medico di famiglia. E la fiducia è alla base della relazione di cura e presupposto della riuscita di ogni strategia terapeutica o di prevenzione”.

“Oggi forse più di ieri, a causa del Covid, possiamo capire quanto sia importante proteggere e anzi valorizzare questa istituzione del nostro sistema sanitario”, sottolinea Silvestro Scotti (segretario nazionale Fimmg). “Difendere la medicina di famiglia – ricorda – significa proteggere il diritto di ciascuno di scegliere da chi essere seguito nei suoi bisogni di salute nell’arco di una vita e di un rapporto che, diversamente da qualunque altro ambito, si basa sulla conoscenza diretta e su di un solidissimo rapporto di fiducia tra medico e paziente”.

“La continuità è una caratteristica fondamentale del nostro lavoro – ricorda Scotti-, così come la prossimità. Il medico di famiglia è quello che trovi a studio, ma che non esiti a chiamare anche il sabato, la domenica o a tarda sera. Non un dipendente, ma un professionista al servizio della salute dei cittadini”. Parole, quelle del segretario nazionale Fimmg, che da un lato sono di ringraziamento ai tanti colleghi presenti sul territorio, e dall’altro vogliono essere di stimolo per chi nelle istituzioni è chiamato a programmare e decidere. “Troppo spesso negli ultimi anni – conclude Scotti – la medicina generale ha dovuto fare da cuscinetto a carenze strutturali ed errori di programmazione che si protraggono da decenni. La nostra soddisfazione è però nella consapevolezza di essere apprezzati dai nostri pazienti, ogni anno di più”.

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