Vaiolo delle scimmie, Oms e la lezione di Covid

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Quanto deve allarmarci, dopo due anni di pandemia Covid, la diffusione del vaiolo delle scimmie al di fuori dalle aree che fino ad ora non avevano mai dovuto fare i conti con questa infezione? Se l’ultimo bollettino parla di meno di cento casi di una malattia rara che non si trasmette così facilmente, la lezione di Sars-Cov-2 non va presa sottogamba.

Non dimentichiamo che l’Organizzazione mondiale della sanità attese (forse troppo) a lungo prima di alzare l’asticella e dichiarare Covid-19 emergenza di sanità pubblica internazionale e l’inizio della pandemia. Una cautela motivata, si scrisse, dal timore di compromettere i rapporti con la Cina. Oggi l’Organizzazione delle Nazioni Unite non perde tempo, chiedendo ai Paesi di adottare una serie di misure per evitare un’ulteriore diffusione del vaiolo delle scimmie.

“L’identificazione di casi confermati e sospetti di vaiolo delle scimmie senza alcuna storia di viaggio nelle aree di endemia in più Paesi è atipica, quindi c’è urgente necessità di aumentare la consapevolezza relativa a questa malattia e di praticare una ricerca dei casi, provvedendo ad isolarli e curarli, tracciare i contatti e fornire cure per prevenire ulteriori contagi”, ha comunicato l’Oms. I casi riportati finora in Europa (Italia inclusa), Nordamerica e Australia, ha ribadito l’agenzia ginevrina, hanno riguardato principalmente uomini che hanno avuto relazioni sessuali con altri uomini. Ma è molto probabile, secondo l’Oms, che casi emergano in altri settori della popolazione e in altri Paesi.

Il vaiolo delle scimmie causa sintomi lievi come eruzioni cutanee, febbre e pustole, ma può anche provocare effetti gravi. Per l’Oms, almeno per ora, non sono necessarie restrizioni o divieti di viaggio. Sebbene l’Organizzazione sottolinei che i contagi possono verificarsi negli eventi di massa, enfatizza anche che le misure preventive adottate per la Covid-19 sono efficaci anche contro il vaiolo delle scimmie.

Ma di che numeri parliamo? In base agli ultimi dati disponibili, sono 92 i casi di vaiolo delle scimmie in Paesi in cui questa malattia non è endemica, con altri 28 casi sospetti, distribuiti in 12 Stati. Finora tutti i contagi sono dovuti al ceppo dell’Africa Occidentale del virus. E se l’analisi genetica è partita subito, il sequenziamento di un caso in Portogallo indica una stretta somiglianza con casi esportati dalla Nigeria nel Regno Unito, Israele e Singapore nel 2018 e 2019.

Dove è endemico questo virus? L’elenco include Benin, Camerun, Repubblica Centrafricana, Repubblica Democratica del Congo, Gabon, Ghana (solo negli animali), Costa d’Avorio, Liberia, Nigeria, Repubblica del Congo, Sierra Leone e Sud Sudan. Ebbene, l’Oms al momento non raccomanda misure particolari per i viaggi da o verso queste aree. Allora come regolarsi? Sebbene l’Oms sottolinei che i contagi possono verificarsi negli eventi di massa, enfatizza anche che le misure preventive adottate per la Covid-19 sono efficaci anche contro il vaiolo delle scimmie.

Ma cosa preoccupa gli esperti? I casi recenti di vaiolo delle scimmie in Europa “sono atipici per diversi motivi. Tutti tranne uno non hanno una storia di viaggi rilevante verso aree in cui il vaiolo delle scimmie è endemico, nell’Africa occidentale o centrale. La maggior parte dei casi all’inizio è stata rilevata attraverso i servizi di salute sessuale, in uomini che hanno rapporti sessuali con uomini.

Infine, il fatto che siano diffusi in Europa e oltre suggerisce che la trasmissione potrebbe essere in corso da tempo”, ha detto Hans Kluge, direttore dell’Oms Europa, invitando a “non discriminare e non stigmatizzare in alcun modo le persone che hanno contratto il vaiolo delle scimmie”.

Sarebbe opportuno, a questo punto, elevare a emergenza internazionale il vaiolo delle scimmie? “L’ipotesi dell’Organizzazione mondiale della Sanità credo sia un atto dovuto, fino a un ulteriore chiarimento della situazione. Non si può certo lasciar passare un fenomeno con queste caratteristiche senza lavorarci sopra, seppure non ci sono gli elementi di un allarme”, dice  all’Adnkronos Salute Massimo Galli, già direttore del reparto di malattie infettive dell’ospedale Sacco di Milano in merito all possibile decisione dell’Oms di classificare come emergenza sanitaria internazionale il vaiolo delle scimmie.

“Per poter rapidamente risolvere questo fenomeno, come tutti speriamo – ha aggiunto – bisogna gestire le cose al meglio. E lo strumento dell’emergenza sanitaria serve anche per allertare i sistemi sanitari di tutti i Paesi”. Insomma, è vero che non si tratta di Covid-19, ma gli ultimi due anni e mezzo ci hanno insegnato a non sottovalutare insidie come i virus e il loro impatto su salute ed economia. 

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