Covid e vaccini, rischi per il cuore e quarta dose

vaccinazione Covid
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Con la fine (per molti) delle ferie, si torna a parlare di vaccini anti-Covid: l’autunno si avvicina e si rinnova l’invito ad anziani e fragili a sottoporsi alla quarta dose, anche in vista di ulteriori ondate nei mesi più freddi.

Se finora a frenare molti over 60 era stata l’attesa di nuovi vaccini aggiornati alla variante Omicron, dalla ricerca arrivano notizie positive. In Europa fervono i lavori per avere i nuovi vaccini bivalenti – contro le ultime varianti di Covid-19 e l’influenza – in autunno, tra settembre e ottobre. Gli annunci di Pfizer fanno ben sperare, mentre nel Regno Unito le autorità hanno approvato una versione aggiornata del vaccino di Moderna studiato per contrastare la variante Omicron, oltre che la forma originale del virus.

Questa estate, però, non sono mancate le notizie su presunti effetti collaterali negativi di questi vaccini. Notizie che rischiano di frenare il ricorso alla quarta dose, raccomandata per fragili e over 60.

Ebbene, anche nel caso della variante Omicron, il cuore dei soggetti anziani o malati rischia di più per il virus che per il secondo booster di vaccino. Parola dei cardiologi italiani, che invitano i connazionali a immunizzarsi in vista dell’autunno. E lo fanno forti dei dati emersi da recentissime ricerche internazionali.

Si tratta nel primo caso di uno studio danese, secondo il quale il vaccino riduce il rischio di morte dei pazienti con insufficienza cardiaca. Mentre il secondo studio, appena pubblicato sulla rivista Circulation, mostra come il rischio di miocardite (un’infiammazione della parete del muscolo cardiaco, il miocardio) sia 11 volte più alto tra le persone positive non vaccinate rispetto ai vaccinati.

“Non c’è alcun motivo di temere un nuovo richiamo di vaccino anti-Covid. Ora abbiamo ulteriori conferme che i vaccini anti-Covid sono sicuri anche per le persone con insufficienza cardiaca e che l’infezione da Covid-19 è più pericolosa per il cuore rispetto alla vaccinazione”, assicura Ciro Indolfi, presidente della Società Italiana di Cardiologia (Sic) a pochi giorni dal meeting annuale dell’European Society of Cardiology (Esc), che si svolgerà a Barcellona dal 26 al 29 agosto.

Proprio a Barcellona verrà presentato lo studio dell’ospedale Herlev e Gentofe a Hellerup, Danimarca sui vaccini a mRna, legati a un ridotto rischio di morte nei pazienti con insufficienza cardiaca. Lo studio ha anche rilevato che i vaccini non peggiorano l’insufficienza cardiaca né aumentano il rischio di tromboembolismo venoso o di miocardite nei pazienti con questa patologia del cuore.

Il lavoro ha analizzato grandi numeri: un gruppo di 50.893 pazienti con insufficienza cardiaca non vaccinati nel 2019 e uno di 50.893 pazienti con insufficienza cardiaca che sono stati vaccinati con uno dei due vaccini mRna nel 2021. Tutti sono stati seguiti per 90 giorni.

I ricercatori hanno scoperto che la somministrazione di un vaccino a mRna non causa alcun peggioramento dello scompenso cardiaco né aumenta il rischio di miocardite o di tromboembolismo venoso. Al contrario la vaccinazione anti-Covid è associata a un ridotto rischio di mortalità per tutte le cause. “I risultati di questo studio indicano che i pazienti con insufficienza cardiaca dovrebbero avere la priorità per le vaccinazioni e per i richiami”, commenta Indolfi.

Nell’altra ricerca è stato dimostrato che il rischio di miocardite è più alto tra le persone non vaccinate affette da Covid-19 rispetto ai vaccinati. “La miocardite è solitamente innescata da un’infezione virale – spiega Indolfi – Questa condizione è rara e può compromettere il muscolo cardiaco e il sistema elettrico del cuore, che è essenziale affinché il cuore continui a pompare normalmente. Un episodio di miocardite può risolversi spontaneamente, richiedere un trattamento o può causare danni permanenti al cuore”.

Nello studio, condotto dall’Università di Oxford, i ricercatori hanno incrociato i dati di quasi 43 milioni di persone che hanno ricevuto almeno una dose di un vaccino Covid in Inghilterra con i dati nazionali sulle infezioni da Covid-19, sui certificati di ricovero ospedaliero e di morte per un periodo che va dal 1 dicembre 2020 al 15 dicembre 2021.

Le analisi hanno rilevato il rischio aumentato di miocardite per i positivi no-vax. Non solo: questo pericolo è risultato dimezzato tra le persone infettate dopo la vaccinazione.

“Basta quindi con i timori che stanno frenando la somministrazione della quarta dose nelle persone per cui è raccomandata. Il vaccino anti-Covid – conclude il presidente dei cardiologi Sic – è ancora la nostra arma migliore contro il virus pandemico“.

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