Vaiolo delle scimmie, a Cuba la prima vittima italiana

vaiolo delle scimmie
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Mentre i contagi aumentano in tutto il mondo, sta destando allarme la notizia della morte del turista italiano in vacanza a Cuba a cui era stato diagnosticato il vaiolo delle scimmie. Come aveva spiegato nei giorni scorsi il ministero della Salute dell’Avana, il suo era il primo caso ufficiale di contagio nell’isola.

La vittima, un carabiniere 50enne originario di Pescara, risiedeva a Noale, nell’entroterra veneziano, e si trovava a Cuba con alcuni amici per le ferie estive. “La notizia del primo decesso tra i casi italiani di vaiolo delle scimmie non deve allarmare la popolazione – sottolinea però il direttore generale dello Spallanzani, Francesco VaiaSalvo casi eccezionali, la malattia decorre in modo benigno, senza complicanze gravi, con la guarigione che sopraggiunge dopo 2-3 settimane”.

Un’affermazione confortata dai numeri. A fronte di oltre 42.000 casi notificati in Paesi non-endemici, quindi al di fuori dell’Africa centrale e occidentale, i decessi sono stati solo 5, pari a una letalità di 1,2 casi su 10.000, precisano dallo Spallanzani.

“La malattia – ricordano ancora dalla struttura – interessa oggi solo dei gruppi di popolazione, e abbiamo un vaccino,  il vaccino antivaioloso di terza generazione (MVA-BN), che ha una elevata capacità di protezione (almeno 85%) dalla malattia”.

Allo Spallanzani, Centro di vaccinazione della Regione Lazio, sono state vaccinate più di 500 persone a rischio di contagio di vaiolo delle scimmie e molti altri verranno vaccinati nelle prossime settimane. Nell’istituto di via Portuense si stanno conducendo studi sulla memoria immunologica delle persone a suo tempo vaccinate contro il vaiolo. “I dati preliminari indicano che oltre il 90% delle persone che erano state vaccinate oltre 40 anni fa per il vaiolo, hanno anticorpi che reagiscono con il virus del vaiolo delle scimmie, talora anche in quantità elevata”, spiegano dall’Inmi Lazzaro Spallanzani.

Questi dati dimostrano che il vaccino antivaioloso è in grado di stimolare una risposta immunitaria forte e duratura, anche a distanza di molti anni. Questa risposta nelle persone a rischio per il vaiolo delle scimmie, può essere richiamata facilmente anche con una singola dose di vaccino. Chi non ha ricevuto la vaccinazione in passato e ha comportamenti che lo espongono a rischio di contagio, deve invece effettuare due dosi di vaccino, a distanza di 28 giorni.

“Si conferma che la vaccinazione, in questo caso solo su popolazione a rischio e non sul totale, rappresenta ancora una volta uno strumento altamente efficace e di protezione duratura per contrastare questa nuova malattia”, assicura Vaia.

“E’ molto importante lo studio preliminare dell’Istituto Spallanzani dove emerge una risposta forte e duratura anche nelle persone vaccinate molti anni fa. Non servono allarmismi – sottolinea l’assessore alla Sanità della Regione Lazio, Alessio D’Amato – ma vaccinare la popolazione a rischio e soprattutto garantire il sufficiente numero di dosi”.

Proprio nei giorni scorsi l’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) ha autorizzato la divisione di ogni fiala di vaccino contro il vaiolo delle scimmie in cinque dosi. Una decisione arrivata dopo il via libera in tal senso dell’Ema, l’agenzia del farmaco europea.

Il problema infatti è che le dosi di vaccino disponibili sono ancora ridotte: all’Italia ne sono state destinate circa 16 mila. Ecco perché lo studio sulla durata della memoria immunitaria dello Spallanzani è così interessante.

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