Covid, la grande frenata negli ospedali

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Mentre i numeri del bollettino quotidiano Covid preoccupano – il 23 agosto sono stati ben 35.360 i nuovi casi e 134 i decessi – dagli ospedali italiani arrivano importanti segnali di frenata del virus.

In effetti il numero dei pazienti ricoverati, sia nei reparti ordinari che nelle rianimazioni, in una settimana è diminuito del 19,6%, secondo l’ultima rilevazione effettuata negli ospedali sentinella della Fiaso (Federazione italiana aziende sanitarie e ospedaliere).

In particolare, gli specialisti segnalano la brusca discesa dei ricoveri nelle terapie intensive che, dopo settimane di sostanziale stabilità, si sono ridotti di ben il 33%. A finire in rianimazione nel  33% dei casi sono persone non vaccinate, o immunizzate da tempo e senza la quarta dose.

Nei reparti Covid ordinari il dato settimanale è in flessione del 18,9%. Si conferma un calo maggiore di quelli che Fiaso chiama ‘ricoverati con Covid’ (in ospedale per altre patologie sono stati trovati positivi al tampone). Cosa che, secondo gli esperti, indirettamente testimonia una diminuzione della circolazione del virus.

Deciso anche il calo settimanale dei ricoveri Covid fra gli under 18 anni. Nella rilevazione del 23 agosto effettuata negli ospedali pediatrici e nei reparti di pediatria degli ospedali aderenti al network sentinella di Fiaso si registra un -34%. Il gruppo di bimbi più piccoli, quelli 0-4 anni, resta il più colpito e i neonati sotto i sei mesi sono il 36% del totale. In terapia intensiva gli esperti segnalano un solo ricoverato per Covid, un neonato come meno di 6 mesi e sindromi respiratorie e polmonari tipiche della malattia da Sars-Cov-2.

In questo quadro, però, continuano a preoccupare i decessi. L’Italia ha infatti superato quota 174.722 decessi Covid. Un numero che colloca il nostro Paese tra i peggiori in Europa. Anche il tasso di letalità, ovvero il rapporto percentuale tra decessi e contagi Covid certificati (0,81%) è piuttosto elevato. Ma oggi abbiamo farmaci, anticorpi monoclonali (e vaccini), allora come mai l’Italia registra ancora tanti morti?

Per Graziano Onder, geriatra dell’Istituto superiore di sanità che ne ha parlato in un’intervista al Corriere della Sera, il confronto tra i vari Paesi “non va fatto solo in base al numero assoluto dei morti o al tasso di letalità”, perché “ogni Paese conta i decessi in modo leggermente diverso”. Un parametro standardizzato e comparabile per fare i confronti internazionali sarebbe “quello dell’eccesso di mortalità” rispetto alla media degli anni prima del Covid-19. “Attualmente il monitoraggio arriva fino a giugno quando, ad esempio, l’Italia era posizionata molto meglio rispetto ad altri Paesi”, ha spiegato il medico dell’Iss.

C’è poi chi evidenzia come a perdere la vita, ancora oggi, siano persone molto anziane e con diverse patologie, particolarmente fragili, dunque. Ma il dato dei morti non può non suscitare  allarme, anche perché la risalita dei numeri nel bollettino quotidiano non permette di stare tranquilli in vista dell’autunno.

Quanto agli ospedali, “possiamo tirare un sospiro di sollievo ma senza mai abbassare la guardia – commenta il presidente di Fiaso, Giovanni Migliore –  considerato che siamo alla vigilia dell’autunno quando di solito cominciano a circolare virus influenzali. La campagna vaccinale autunnale sarà fondamentale per mantenere gli ospedali in sicurezza e consentire alle strutture sanitarie di recuperare una nuova normalità dopo due anni: che rappresenti un impegno condiviso da parte di tutti e rimanga fuori dalla polemica politica”.

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