Molinette
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Non solo esami, terapie e screening. Sono diverse le notizie a tema cardiologico arrivate alla vigilia della Giornata mondiale per il cuore, promossa dalla World Heart Federation con l’obiettivo di sensibilizzare e informare sulla prevenzione delle malattie cardio-cerebro vascolari e promuovere le sane abitudini e uno stile di vita corretto e attivo.

Un nuovo approccio per salvare il cuore (e la vita) dei pazienti arriva da Torino. Qui è stato attivato un nuovo modello organizzativo per la cura di una delle malattie cardiovascolari più temibili, la stenosi aortica, grazie alla collaborazione tra 5 realtà ospedaliere di Torino e provincia. Una Rete ospedaliera, grazie alla quale il paziente ha a disposizione un percorso dedicato, dall’ospedale Molinette della Città della Salute di Torino (centro “hub”) agli ospedali di Ciriè, Moncalieri, Ivrea e Chivasso (centri “spoke”). Con i migliori specialisti.

Lo scambio è infatti non solo di pazienti, ma anche di medici tra le diverse realtà ospedaliere. E tutto fa riferimento all’ospedale Molinette. Un modello che ha salvato oltre 110 pazienti, operati, tutti con successo, a Torino, permettendo un incremento degli interventi e quindi della sopravvivenza di circa il 30%, fanno sapere dalle Molinette.

Ma come funziona il modello? Il medico dell’ospedale inviante segue il paziente presso l’ospedale di corso Bramante ed esegue l’intervento salva-cuore insieme all’équipe del Centro ricevente (il centro “hub”).

“La stenosi aortica è una patologia valvolare molto comune nei Paesi occidentali, con un’incidenza che cresce proporzionalmente con l’età – spiega Gaetano Maria De Ferrari, direttore Cardiologia universitaria della Città della Salute di Torino – Una stenosi aortica moderata o severa colpisce il 4.6% della popolazione con età superiore ai 75 anni, ed oltre l’8% di chi ha più di 85 anni. La diagnosi tempestiva è fondamentale, perché oltre la metà dei pazienti con stenosi aortica severa non trattata adeguatamente muore entro i due anni dalla diagnosi”.

Nell’ultimo decennio vi sono state significative evoluzioni terapeutiche soprattutto, grazie alla Tavi (trattamento percutaneo della valvulopatia aortica). In Italia l’approccio trans-catetere è aumentato, ma ancora sottoutilizzato: i pazienti trattati sono solo il 37% di quanti, secondo le evidenze cliniche, dovrebbero ricevere la Tavi, e con significative disparità territoriali legate alla frammentazione a livello regionale del Ssn, come hanno denunciato più volte gli specialisti.

“Le mutate condizioni demografiche ed epidemiologiche – afferma Mauro Rinaldi, direttore della Cardiochirurgia della Città della Salute di Torino – richiedono modelli di offerta delle prestazioni sanitarie idonei alla presa in carico di pazienti affetti da stenosi aortica, attraverso la riorganizzazione della rete ospedaliera in centri Hub e centri Spoke, ovvero centri altamente qualificati e realtà territoriali che si configurano quali spazi per la presa in carico globale del paziente, in grado di dare risposte a bisogni che richiedono continuità dell’assistenza per periodi di lunga durata ed una forte integrazione dei servizi sanitari e sociali”.

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