Perdere giovani talenti costa caro al Paese. All’Istituto superiore di sanità nuove iniziative per attrarre ricercatori (e idee), e far mettere radici all’innovazione. La versione completa di questo articolo è disponibile sul numero di Fortune Italia di dicembre 2022 – gennaio 2023.
Si parla spesso di ‘fuga dei cervelli’, dimenticando che questo fenomeno ha un prezzo per il nostro Paese. Piuttosto salato, tutto sommato. Secondo le stime perdiamo qualcosa come 14 mld di euro l’anno, circa un punto percentuale di Pil. Il fatto è che ad andarsene sono persone che il Paese ha formato e su cui ha investito. Su un totale di circa 7,5 milioni di laureati italiani, nel 2020 secondo l’Istat in 31mila hanno scelto di andare all’estero, portando oltreconfine un bagaglio di competenze, talento e creatività. L’Italia da anni forma giovani cervelli che poi emigrano e difficilmente tornano a casa. Il numero dei rimpatri di giovani laureati si attesta infatti su livelli nettamente più bassi (6mila nel 2020, -3,5% sul 2019), generando un saldo migratorio negativo, nonostante le limitazioni agli spostamenti durante le varie fasi della pandemia. Ma invertire la rotta non è impossibile, e a crederci è una struttura di eccellenza. Parliamo dell’Istituto superiore di sanità (Iss), che ha attivato una serie di progetti per attirare e far crescere fra le sue mura giovani talenti della medicina e della ricerca.
“In pandemia l’innovazione ha avuto un’accelerazione. Soprattutto, oggi c’è la percezione diffusa nella cittadinanza dell’importanza di ricerca e innovazione”, ha spiegato il presidente dell’Iss Silvio Brusaferro, intervenendo a Roma al recente Forum Health di Fortune Italia. “L’innovazione è decisiva non solo per la salute, ma anche per aiutarci ad affrontare sfide come la crisi dell’energia e il cambiamento climatico”. Per innovare serve fare rete, occorre investire, ma soprattutto ci vuole uno sguardo nuovo, diverso, giovane. “È importante far sì che le idee dei nostri giovani possano trovare spazio ed essere realizzate in Italia. Una sfida, ma oggi ne siamo consapevoli. Questo non vuol dire mettere fine alle esperienze all’estero, ma piuttosto che occorre una continua permeabilità, dando spazio” e gambe “all’innovazione in Italia. Nel nostro Istituto – ha ricordato Brusaferro – abbiamo dato vita agli Starting grant, che consentono nell’arco di 2-3 anni a un giovane under 33 con un’idea brillante di poterla realizzare. Un segnale per premiare le idee e cercare di tradurle in innovazione”.
Un’iniziativa importante, che potrebbe fare da apripista. Ma non è tutto. L’Iss in anni recenti ha letteralmente aperto le porte dei suoi laboratori a giovani medici provenienti da tutta Italia impegnati nel percorso di formazione specialistica. Un progetto che si inserisce all’interno di una rete formativa che coinvolge numerose Scuole di Specializzazione di Area medica, come ci ha spiegato il professor Antonio Mistretta, responsabile dei rapporti dell’Iss con le Scuole di specializzazione.
Iniziamo col dire che tra le mura dell’Iss, attualmente, sono ospitati circa 20 specializzandi. “Il presidente Brusaferro ha attivato un progetto con le Scuole di specializzazione: sono stati coinvolti 27 atenei di tutta Italia sui 42 in cui è presente una Scuola di medicina. Ma il progetto punta a crescere ancora”, ha raccontato Mistretta.
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