Covid in Cina, liberi tutti. Gli scenari e i controlli sui viaggiatori

Malpensa
Aboca banner articolo

Sembra di guardare un film già visto. Con l’addio alla politica Zero Covid, in Cina c’è stato un boom di contagi. I numeri, naturalmente, non sono ufficiali. Ma – secondo la società di ricerca britannica Airfinity – Covid sta correndo a un ritmo di oltre un milione di nuovi casi al giorno (e almeno 5 mila morti) nel Paese asiatico. A preoccupare il resto del mondo è anche la fine delle restrizioni ai viaggi dall’8 gennaio, dopo tre anni di chiusure.

La libertà e la voglia di spostarsi vedranno milioni di persone muoversi anche oltre confine per festeggiare il Capodanno del 22 gennaio, come lascia prevedere l’assalto ai siti di viaggi. Così, se la stessa Organizzazione mondiale della sanità si è detta “molto preoccupata”, il timore è quello che dalla Cina si inneschi una nuova maxi-ondata a livello globale, con lo sviluppo di varianti insidiose. 

I tamponi negli aeroporti

Risultato? Proprio come tre anni fa si tenta di intercettare il virus ai confini: la regione Lombardia è stata la prima, in Italia, a richiedere il tampone molecolare per i passeggeri in arrivo dalla Cina a Malpensa. Un banner sul sito dell’aeroporto informa i passeggeri della nuova disposizione, valida fino al 30 gennaio. L’indicazione – al momento non obbligatoria – è quella di sottoporre a tampone molecolare di screening per Covid-19 tutti i passeggeri/operatori provenienti dalla Cina, anche per accertare il tipo di variante in arrivo dal Paese asiatico.

Misure analoghe sono state decise da Giappone e India, dove i tamponi sono obbligatori, mentre gli Stati Uniti le stanno valutando e l’Ue al momento non le ha messe in campo. L‘Oms non si è (ancora) pronunciata su eventuali restrizioni ai viaggi da e per la Cina. Ma questo è un tema delicato per l’Organizzazione, finita in passato al centro di polemiche proprio per il suo atteggiamento di sudditanza nei confronti del colosso asiatico.

Dunque quali sono i rischi che corriamo, e ha senso cercare di bloccare il virus negli aeroporti? Fortune Italia lo ha chiesto a Fabrizio Pregliasco, direttore sanitario dell’Irccs Istituto Ortopedico Galeazzi e direttore scientifico di Osservatorio Influenza.

Le restrizioni ai viaggi

“In Cina non potevano più andare avanti con Zero Covid, anche alla luce delle nuove varianti. Ma forse sarebbe stato opportuno un periodo di aperture progressive, piuttosto che un liberi tutti”, dice Pregliasco. “Sulla questione dei viaggi dalla Cina sarebbe necessaria una misura uniforme a livello internazionale in termini preventivi da parte dell’Oms, che però fu molto difficile da prendere all’inizio della pandemia. Certo il fatto che l’Italia, o la Lombardia, opti per i controlli agli arrivi non sarà sufficiente a bloccare il virus”, dice Pregliasco.

Piuttosto, i controlli potranno dirci che varianti stanno circolando in Cina. Informazioni preziose, visto che le notizie dal Paese arrivano col contagocce.

Gli scenari

Il migliore, “pur tristissimo”, è quello indiano. “Abbiamo visto che in India, dove il virus è stato lasciato circolare, c’è stata una fiammata pesante in termini di infezioni e sono sorte nuove varianti. Poi la curva è scesa, anche in tempi piuttosto rapidi. Dunque è possibile che questa ondata in Cina, con un’impennata di contagi e decessi, finisca in una situazione a ondate progressive come quella che noi stiamo subendo da mesi, mentre Pechino l’ha solo ritardata”, dice Pregliasco.

Un aiuto, in questo caso, arriva dalle attuali varianti Covid in circolazione, “un po’ meno aggressive che in passato. Anche se a remare contro c’è il fatto che la popolazione in Cina non è così giovane come quella indiana”, nota il virologo.

“Il rischio a livello internazionale è legato proprio agli spostamenti per il Capodanno cinese, che potrebbero innescare una bomba biologica“, ammette.

Lo scenario peggiore “è quello legato alla tendenza di Omicron a determinare sub-varianti capaci di schivare le difese dovute al vaccino o alla precedente infezione. Ecco allora che occorre un’attenta sorveglianza virologica, come quella attuata in Sudafrica, per avere un quadro aggiornato della situazione”.

Dunque anche in Italia dovremmo rafforzare la sorveglianza virologica e il sequenziamento, sostiene Pregliasco, per “essere in grado di intercettare per tempo eventuali nuove varianti”.

Le difficoltà geopolitiche

Resta il nodo delle restrizioni ai viaggi. “Sarebbe utile una misura uniforme. Servirebbe, insomma, una parola chiara dell’Oms, anche se ci troviamo in un contesto geopolitico difficile. Quello che è intollerabile – conclude il virologo – è la mancanza di informazioni chiare e trasparenti da Pechino. Tre anni dopo l’inizio della pandemia, questo non aiuta nè noi, nè la Cina”. 

ABBIAMO UN'OFFERTA PER TE

€2 per 1 mese di Fortune

Oltre 100 articoli in anteprima di business ed economia ogni mese

Approfittane ora per ottenere in esclusiva:

Fortune è un marchio Fortune Media IP Limited usato sotto licenza.