Ormai quasi tutte le forme di Covid-19 che circolano in Italia sono da variante Omicron (99,95%), con Omicron 5 al 91% e ben 151 sottolignaggi. Il più frequente è BQ.1.1, ormai meglio noto come ‘Cerberus’ (30,84%), seguito da BF.7 (10,31%)e BQ.1 (5,24%). Pochissime le sequenze depositate di BA.2.75, il cosiddetto ‘Centaurus’, corrispondenti allo 0,2% del totale.
Quanto a Gryphon, il ricombinante XBB (dei sotto-lignaggi BA.2.10.1 e BA.2.75), le sequenze depositate nelle ultime sei settimane sono pari al 2% del totale, un valore sostanzialmente stabile rispetto al bollettino di novembre.
La fotografia che emerge dal bollettino mensile sulle varianti diffuso dall’Istituto superiore di sanità, che riporta le sequenze genomiche depositate settimanalmente dai laboratori regionali sulla piattaforma I-Co-Gen (Italian Covid-19 Genomic), evidenzia come ormai solo lo 0,05% delle sequenze sia da attribuire a ricombinanti Delta/Omicron.
Il monitoraggio è importante per capire che tipo di virus stia circolando nel nostro Paese, anche alla luce di quello che sta accadendo in Cina. Ebbene, al momento dall’analisi non emergono particolari novità.
Ma il virus pandemico circola ancora, dunque non è stata una sorpresa la proroga decisa dal ministro della Salute dell’utilizzo delle mascherine negli ospedali, negli studi dei medici di famiglia e nelle Rsa fino al 30 aprile.
Un provvedimento, quello emanato da Schillaci, “che non lascia spazio ad interpretazioni e che dimostra lungimiranza e attenzione per i soggetti più fragili che nei nostri studi potrebbero essere esposti a rischi maggiori”, ha commentato Silvestro Scotti, segretario nazionale generale Fimmg. “Un modo concreto per proteggere i pazienti fragili e affetti da cronicità che sono i maggiori frequentatori dei nostri studi e che potrebbero subire conseguenze gravi da un contagio da Covid o da influenza o da patologie respiratorie contagiose di stagione”, ha chiosato Scotti.
