Pelè, il tumore del colon e l’importanza della prevenzione

Pelè
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La morte di Pelé ha commosso il mondo, che seguiva da giorni l’evolversi delle sue condizioni. Il campione brasiliano, venuto a mancare a 82 anni nell’ospedale Albert Einstein di San Paolo, era affetto da tumore al colon. Una malattia “caratterizzata da una sintomatologia tardiva e spesso aspecifica, che però si può prevenire”. Parola di Fabio Monica, past president di Aigo (Associazione Italiana Gastroenterologi ed Endoscopisti Digestivi Ospedalieri).

Quello che ha colpito Pelè è uno dei tumori tra i più aggressivi e di rapida progressione. Si tratta della terza neoplasia negli uomini (12%) e la seconda nelle donne (11,2%). “Si calcola – spiega Fabio Monica – che in Italia almeno 500 mila persone abbiano avuto questo tumore. Ogni anno si ammalano in 51.000″, con circa 19.000 decessi. La probabilità di ammalarsi aumenta progressivamente dopo i 50 anni ed è più elevata nei maschi, dice il medico.

All’origine vi è la proliferazione incontrollata delle cellule della mucosa della parete intestinale. Nella maggior parte dei casi il tumore del colon si sviluppa a partire da polipi adenomatosi (proliferazioni cellulari benigne visibili mediante la colonscopia), che possono evolvere in senso maligno in circa 10-15 anni. Si tratta, insomma, di una patologia che resta silenziosa a lungo.

Questo anche perché i sintomi si manifestano solo nel 40% dei casi, possono essere piuttosto generici e quindi molto facili da trascurare. I principali “campanelli d’allarme”, sottolinea l’esperto, sono sangue nelle feci, sensazione di evacuazione incompleta e anemia.

Ma come prevenire il tumore del colon?

Nel caso della neoplasia che ha colpito Pelè, i principali fattori di rischio sono: obesità e sedentarietà, consumo regolare di carne rossa lavorata ed eccesso di alcol. Al contrario una dieta ricca in frutta e verdura fresca, alimenti integrali, olio di oliva hanno un effetto protettivo. Ecco che ancora una volta emerge l’importanza della dieta mediterranea.

Dai 50 anni in poi, se non si hanno fattori di rischio particolari, è necessario effettuare un test per la ricerca di sangue occulto nelle feci, esame che mira a segnalare piccole tracce di sangue nascoste che devono indirizzare a con esami più approfonditi, come la colonscopia.

La ricerca del sangue occulto nelle feci è in grado di identificare circa il 25% dei tumori del colon-retto, mentre la colonscopia è in grado di individuarne il 75%.

“Grazie alle campagne di screening e a una maggiore sensibilità alla prevenzione, in Italia negli ultimi 6 anni si è registrato un calo del 13% delle morti causate da cancro al colon”, conclude Fabio Monica.

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