Una mummia di gatto e i suoi segreti svelati dalla Tac

mummia di gatto
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Lesioni alle vertebre cervicali e alle ossa delle zampe vecchie di migliaia di anni, celate dalle bende e rivelate oggi dalle moderne apparecchiature diagnostiche. I ricercatori di Cnr-Ifac, Università di Firenze e Ausl Toscana Centro-Fondazione Santa Maria Nuova di Firenze, hanno avviato un’indagine su un piccolo ma curioso reperto conservato nel Museo Etnologico Missionario Francescano di Fiesole: una mummia di gatto, appunto.

I culti animali

Nell’antico Egitto alcuni animali erano generosamente curati in vita e mummificati dopo la morte, rimanendo oggetto di venerazione. Altri venivano, invece, uccisi e imbalsamati: le loro mummie erano molto richieste come offerte alle divinità durante le festività religiose.

I custodi dei gatti nei vari templi dedicati alla dea Bastet (la divinità dalla testa felina custode della casa, dei gatti, delle donne, della fertilità e delle nascite) usavano rimuovere i piccoli prematuramente per avere più cucciolate in breve tempo e rendere questi animali disponibili per la mummificazione e rispondere alla richiesta dei fedeli.

Alcune fasi dello studio della mummia di gatto/Cnr

La Tac

I gatti, venerati dagli antichi Egizi, venivano mummificati con estrema cura. Per comprendere meglio il procedimento, i ricercatori sono ricorsi alla Tac, che ha messo in luce una serie di lesioni.

“Interessante sarà capire quali di queste lesioni sono dovute al sacrificio per la dea Bastet e quali al processo di imbalsamazione”, ha detto Donatella Lippi, dell’Università di Firenze e componente del team di ricerca. L’esame ha escluso la presenza di oggetti di pregio fra le bende.

“La ricerca vuole indagare nel dettaglio i processi di mummificazione grazie a tecnologie di imaging quali la tomografia computerizzata, affiancata dalle più moderne tecniche di elaborazione ed analisi delle immagini, ed è solo all’inizio”, aggiunge Andrea Barucci del Cnr-Ifac.

La tecnica di indagine utilizzata, a differenza di quanto si faceva in passato, non è distruttiva: non prevede la rimozione dei bendaggi e fornisce informazioni straordinarie. Mentre i raggi X rivelano solamente immagini bidimensionali, le scansioni TC generano immagini 3D, consentono di esaminare dettagli interessanti e creare modelli da studiare in realtà virtuale, che possono essere stampati in formato tridimensionale.

L’arrivo della mummia in Toscana

Nel 1923 da Luxor vennero inviati al Convento Missionario dei Frati Francescani una serie di oggetti risalenti alla XVIII Dinastia (sec. XVI-XIII a.C.), molti dei quali provenienti dalla necropoli di Tebe, in particolare dal sito di Deir el Bahri; alcuni sono un dono del famoso egittologo torinese Ernesto Schiaparelli (1856-1928), frutto dei suoi scavi a Gebelein e Assuan, nell’Alto Egitto, e testimoniano il suo legame coi frati Francescani, che proprio in Egitto avevano le loro missioni.

Ora l’indagine sulla piccola mummia di gatto andà avanti. I ricercatori puntano a individuare la razza, l’età, il sesso dell’animale, la presenza di materiali di riempimento.

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