Sanità privata, il fatturato torna a crescere nel 2021

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La sanità privata in Italia torna a crescere. Il fatturato 2021 segna quota 8,8 miliardi di euro, un aumento a doppia cifra (+15,2%) rispetto al 2020, e un +6,3% se confrontato con in dati ante-pandemia del 2019.

A mettere sotto la lente gli operatori che erogano servizi e prestazioni sanitarie private nel nostro Paese è il centro studi di Mediobanca, che ha pubblicato la nuova edizione del report ‘La sanità e i suoi maggiori operatori privati in Italia’, da cui emerge una sostanziale situazione di benessere goduta dalle società più o meno grandi e articolate che operano in Italia.

L’analisi di Mediobanca, che si concentrata sui player che hanno realizzato un fatturato superiore ai 100 milioni di euro nel 2021, ha potuto indagare 24 realtà che operano al Nord, al Centro e al Sud Italia. Complessivamente, 19 gruppi sono specializzati nell’assistenza ospedaliera, tre nella gestione di Residenze sanitarie assistite, altrettante nella diagnostica medica e nella riabilitazione funzionale.

Dopo il calo del 7,8% del 2020 dovuto alle note vicissitudini legate alla pandemia e al conseguente ampio congelamento delle prestazioni sanitarie e diagnostiche differibili, la sanità privata pare aver trovato un nuovo slancio. Una ripresa di oltre 15 punti, che porta il 2021 a livelli pre-crisi, soprattutto per i player con core business nella diagnostica, che segnano ricavi in crescita del 44%. Risultati dovuti alla necessità di recuperare, almeno in parte, i servizi diagnostici del settore pubblico che nel 2021 non erano ancora completamente tornati a pieno regime.

Restano però delle aree che risentono ancora dei postumi di Covid, come quella della riabilitazione e delle Rsa i cui ricavi sono in lieve flessione (-0,3 e -0,2%) rispetto al 2019.

La long-term care continua a risentire di fattori socio-economici quali la riduzione dei redditi delle famiglie, e l’aumentata capacità dei caregiver familiari di prendersi cura delle persone anziane e di quelle non autosufficienti in relazione alle nuove modalità lavorative, smart working in primis, che permettono di gravitare maggiormente in prossimità della propria residenza.

Altra lettura della rallentata ripresa delle attività di chi si occupa di assistenza è data poi anche dalla diminuzione della popolazione anziana, purtroppo pesantemente colpita dalla pandemia. Tanto che gli esperti di Mediobanca stimano che si tornerà a saturare i posti letto in lungodegenza non prima del 2025.

Naturalmente i bilanci vanno letti non solo guardando ai fatturati, ma anche alla reddittività. Che l’analisi di Mediobanca evidenzia essere in recupero per la sanità privata, anche se ancora al di sotto dei livelli ante-pandemia. Nel 2021 ha pesato molto il persistere delle misure di prevenzione alla diffusione dei contagi, che si sono tradotte nell’aumento dei costi di produzione. Cionondimeno l’Ebit margin aggregato, dopo la flessione dello 0,6% registrata nel 2020, è tornato in territorio positivo (3,7%) nel 2021, pur rimanendo al di sotto del 6% del 2019.

Interessante anche l’esame delle dinamiche che interessano le voci di spesa, in particolare quella per il personale, sostenute dalla sanità privata per la produzione dei servizi diagnostico-sanitari. I diversi bandi indetti dalla sanità pubblica per l’assunzione di personale necessario per fronteggiare la pandemia ha portato all’assottigliamento delle fila del personale medico e paramedico delle strutture private. Nel 2021 il valore delle risorse umane assunte è aumentato solo dell’1,4% rispetto al 2020, pari a circa 72 mila unità. A cui, precisa Mediobanca, si dovrebbero aggiungere i numeri del personale operante con forme di collaborazione diverse da quelle della dipendenza diretta, che risultano di difficile conteggio proprio per la variegata natura delle stesse.

Addentrandosi un po’ di più nei numeri estrapolati dai bilanci dei gruppi presi in esame, Mediobanca ha stilato anche una classifica. Guardando ai ricavi, sul gradino più alto del podio sale Papiniano – holding detenuta dalla famiglia Rotelli che controlla, tra l’altro, società ospedaliere quali il Gruppo Ospedaliero San Donato e l’Ospedale San Raffaele di Milano – con 1.633 milioni di euro di fatturato, 2.751 milioni di titale attivo e quasi 11mila dipendenti. Medaglia d’argento a Humanitas che fa capo alla famiglia Rocca (1.084 milioni di fatturato, attivo per 1.226 milioni e 5.275 dipendenti). Bronzo a Gvm-Gruppo Villa Maria della famiglia Sansavini, che realizza ricavi per 798 milioni di euro e un attivo di 1.368 milioni. Risultati ottenuti grazie all’impiego di 4.152 dipendenti.
Altra nota di interesse riguarda la distribuzione geografica di attività dei gruppi della sanità privata.

Kos, di cui il 59,77% delle quote è detenuto dal gruppo Cir di De Benedetti e che realizza 660 milioni di fatturato, S.O. Holding (ricavi a 154 milioni di euro) e Don Gnocchi (270 milioni) operano prevalentemente al Nord e complessivamente in nove regioni italiane. Numericamente diffuse un modo analogo anche Gvm e Garofalo, fondata in Lazio dall’omonima famiglia, che realizza ricavi per 370 milioni di euro. Prevalentemente lombarda è invece l’attività dei primi due gruppi per fatturato, Papiniano e Humanitas.

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