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Errori medici, il grande business delle cause (finite in un flop)

colpa medica
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Era un tema caldo della sanità in pre-pandemia. C’era stata la tanto attesa Legge Gelli-Bianco, poi con Covid-19 la questione delle cause ai medici per (presunti) errori in ospedale o in sala operatoria era finita lontano dai riflettori. Adesso, però, ci risiamo.

Digitando ‘colpa medica’ su Google, le prime 10 voci che compaiono sono sponsorizzate e invitano i cittadini a fare denuncia e chiedere il risarcimento. Un grande business. Ogni anno in Italia vengono intentate circa 35.600 nuove azioni legali contro medici e strutture sanitarie (dati Anaao Assomed), mentre 300 mila ‘intasano’ i tribunali. Oltre la metà tra Lombardia e Lazio. Ma nel 97% dei casi (nell’ambito penale) si traducono in un nulla di fatto e con il proscioglimento, però con costi giganteschi per le casse dello Stato, ricorda l’Ordine dei medici di Milano.

I veri errori

Gli errori ci sono, naturalmente. Ma c’è anche il business, e oltretutto i costi legati alla ‘medicina difensiva’ – ovvero la pletora di esami richiesti dal ‘camice bianco’ per ridurre il pericolo di eventuali cause – sono ingenti: oltre 10 miliardi l’anno.

La Commissione

Il ministro della Salute, Orazio Schillaci si è già espresso a favore della depenalizzazione e il collega della Giustizia, Carlo Nordio ha istituto il 28 marzo scorso una Commissione Nazionale sulla colpa medica, guidata e coordinata da Adelchi d’Ippolito, procuratore della Repubblica di Venezia. D’Ippolito ha proposto alla Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e Odontoiatri (Fnomceo) e al suo presidente, Filippo Anelli, di dialogare con i professionisti dei diversi Ordini provinciali. E il primo di questi appuntamenti, quello con l’Ordine dei medici di Milano, si è svolto oggi all’Università Statale.

“La Commissione – ha ricordato Adelchi d’Ippolito – è stata istituita il 28 marzo scorso e si è insediata formalmente lo scorso 13 aprile. L’obiettivo non è certo l’impunità, ma quello di individuare un perfetto punto di equilibrio tra la piena tutela del paziente e la serenità del medico, perché un professionista sereno è di interesse della collettività. Il dato dal quale partiamo è che su 100 denunce che si fanno contro i medici solo 3 si concludono con la condanna. Quindi significa che le altre 97 si dimostrano infondate, appesantendo la Giustizia e rendendo i medici più preoccupati, costretti al ricorso alla medicina difensiva”.

Perchè i medici chiedono la depenalizzazione

Il tema è delicato. “La depenalizzazione della colpa medica significa la non imputabilità del medico per omicidio colposo/lesioni colpose – ha spiegato il presidente dell’Omceomi, Roberto Carlo Rossi – Noi siamo favorevoli, ma vi sono pareri contrastanti tra i giuristi. Alcuni ritengono la richiesta anticostituzionale. In merito alla questione qualche passo è stato già compiuto attraverso una ‘blanda’ revisione del Codice penale prevista dalla Legge Gelli, risultata tuttavia poco efficace. Va detto – continua Rossi – che la stessa Legge Gelli non viene equamente e adeguatamente applicata su tutto il territorio nazionale; pertanto, ha un ampio margine di miglioramento. Inoltre, anche da un punto di vista civilistico, i medici sono ancora troppo esposti. Infatti, se da un lato la Legge Gelli favorisce che venga chiamata in causa la struttura sanitaria piuttosto che il medico, dall’altro il medico è a sua volta spesso tratto in causa dalla struttura”.

Primum non nocere

La medicina non è una scienza esatta. “Sin dagli albori del diritto – ha ricordato Giuseppe Deleo, medico legale e Consigliere dell’Omceomi – si è di fatto applicata alla colpa medica la medesima criteriologia delle altre ‘colpe’, senza però tenere conto dell’unicità e peculiarità del ruolo del medico stesso, la cui opera insiste  sull’incolumità del corpo e della persona, attraverso la somministrazione di terapie mediche o attraverso i trattamenti chirurgici, per tutelare il benessere della persona stessa. In funzione di tutto ciò e senza certamente volere sfuggire al riscontro giudiziario il medico meriterebbe un inquadramento legislativo e giuridico dedicato ed a sé stante a motivo della profonda differenza sostanziale di ruolo rispetto a qualunque altra figura di potenziale responsabile civile”.

Ma allora cosa chiedono i medici? Il nodo è l’ambito penale. “Quello che noi proponiamo è di agire sulla colpa medica, che nel 95% dei casi, dal punto di vista penale, finisce in un niente di fatto, ma resta una spada di Damocle sulla testa del medico”, conclude Rossi. In che modo? “Non si chiede l’impunità assoluta, poiché, in caso di evidente errore sanitario, in sede civile, è sempre possibile per il danneggiato fare causa. Ma in quel caso, di solito, subentrano le assicurazioni per l’aspetto pecuniario”.

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