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Sanità chiusa per ferie? I medici e il report Fadoi

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Era già tutto previsto, come ben sanno i lettori di Fortune Italia. L’estate è una stagione difficile per la sanità: con un terzo degli organici (già sofferenti) in ferie, cala del 52,7% l’attività degli ambulatori, chiusi nel 15% dei casi. Secondo l’ultimo report ‘targato’ Fadoi, la qualità dell’assistenza è compromessa nel 56% dei reparti.

Chi si è trovato in questi giorni di canicola in pronto soccorso ha scoperto cosa vuol dire armarsi di pazienza. Ma che cosa sta succedendo al Ssn? La carenza dei medici e le ferie si trasformano in un cocktail esplosivo. Non per caso abbiamo parlato della lunga estate calda della sanità. Un problema prevedibile, diremmo un classico in pre-pandemia, che però dopo l’emergenza Sars-Cov-2 rischia di toccare picchi inesplorati. Siamo alla fine del Ssn?

A fornire il quadro degli ospedali italiani in estate, ovvero in tempo di ferie, è la survey condotta dalla Federazione dei medici internisti ospedalieri (Fadoi) in ben 206 Unità operative ospedaliere di medicina interna in tutte le regioni italiane.

La lunga estate calda della sanità

Ferie difficili per gli operatori sanitari

È tempo di vacanze anche per i medici, che negli ospedali d’Italia d’estate si ritorvano con il rebus del piano ferie, per non lasciare senza assistenza i pazienti. Non c’è più Covid-19, ma il volume di lavoro aumenta in quasi la metà dei casi per sopperire a carenze di organico che tra giugno e settembre diventano insostenibili, visto che circa un terzo di questi operatori va in ferie. 

Così chi resta si ritrova a fare turno extra per coprire le notti e il 56,8% salta i riposi settimanali. Nonostante l’impegno, le attività ambulatoriali della sanità diminuiscono nel 52,7% dei casi e chiudono del tutto nel 15,1% degli ospedali, mentre complessivamente la qualità dell’assistenza sanitaria, richiesta anche d’estate, è compromessa nel 56% dei casi in modo sensibile.

Dove si soffre di più

“Nelle medicine interne le carenze di organico che vanno ad accentuarsi nel periodo di riposo estivo – spiega il presidente Fadoi, Francesco Dentali – vanno a rendere più critico il quadro per via del fatto che i nostri reparti sono ancora erroneamente classificati come a ‘bassa intensità di cura’, il che non riflette in alcun modo la complessità dei pazienti anziani e con pluri-morbilità che abitualmente trattiamo nelle nostre Unità operative, che da sole assorbono un quinto di tutti i ricoveri ospedalieri. E questa anacronistica classificazione delle medicine interne implica già di per se una minor dotazione di tecnologie, medici e infermieri per posto letto, che diventa esplosiva nel periodo estivo, quando anche il nostro personale usufruisce del meritato riposo”.

Tra giugno e settembre, secondo l’indagine Fadoi,  oltre il 91% dei medici fruisce dei 15 giorni di vacanze nel periodo estivo, come garantito dal contratto nazionale di lavoro. Questo comporta una riduzione degli organici in reparto che varia tra il 21 e il 30% nel 48% dei casi, tra il 30 e il 50% nel 19,4% dei reparti, mentre la carenza è tra l’11 e il 20% in un altro 21,8% dei casi.

Superlavoro

Per chi resta il volume di lavoro aumenta nel 42,7% dei casi e ciò incide “abbastanza” sull’assistenza offerta ai cittadini nel 51% dei nosocomi, “molto” in un altro 15,5%, “poco” nel 21,2% dei reparti, “per nulla” soltanto nel 6,3%.

A risentirne nello specifico sono le attività ambulatoriali, che diminuiscono nel 52,7% dei casi e chiudono del tutto in un altro 15,1% degli ospedali. Il 14,1% garantisce invece l’invarianza nel numero e nei tempi delle attività negli ambulatori, che sono rimodulate nei tempi ma invariate nel numero di prestazioni in un altro 18% di casi.

Chiusi? No grazie

Ma come mai gli ospedali italiano non chiudono per ferie? Il merito è dei medici, che nel 56,8% dei casi tra giugno e settembre saltano i riposi settimanali che pure dovrebbero essere sempre garantiti. Il 44,7% dei medici è obbligato a coprire i turni notturni con attività aggiuntive, mentre il 28% è chiamato a garantire anche i turni in pronto soccorso (il 4,4% solo nel periodo estivo), con un numero di ore che oscilla tra le 12 e le 60 a settimana nel 56,1% degli ospedali, mentre nel 10,5% dei casi le ore trascorse nei pronto soccorso è addirittura superiore a 90.

“E questo – conclude il presidente della Fondazione Fadoi, Dario Manfellotto – va a tutto discapito dell’attività delle medicine interne che, dotate di un minor numero di professionisti sanitari in rapporto alla complessità dei pazienti trattati, finiscono per perdere ulteriori quote di personale, che anziché essere presente in reparto è dato ‘in prestito’ ai pronto soccorso”. Insomma, tutto sommato in estate prevenire è meglio. Ma certo non può non preoccupare il grido di dolore della sanità italiana.

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