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Il Nobel Semenza e l’approccio One Health contro i tumori

Semenza Nobel
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Anche la ricerca contro i tumori deve avere un approccio One Health. A parlarne a Roma, presso l’Irccs San Raffaele, è stato il genetista americano Gregg L. Semenza, Premio Nobel per la Medicina 2019 insieme allo statunitense William Kaelin Jr. e al britannico Peter J. Ratcliffe per le scoperte su come le cellule percepiscono e si adattano alla disponibilità di ossigeno. 

“Sappiamo che le cellule tumorali sono diverse e per questo – ha detto Semenza – è importante trattarle simultaneamente mediante un approccio trasversale. Ogni tumore è differente dagli altri: è quindi fondamentale capire bene cosa genera la diversità e qual è il sistema di cambiamenti che si verifica. La cellula applica meccanismi di adattamento e resistenza, quindi se applichiamo più trattamenti insieme possiamo individuare una terapia mirata e combinata. Si tratta della medicina di domani, una pluralità di competenze al servizio della scienza e della clinica”.

Un momento dell’incontro sul progetto One Health contro i tumori con il Nobel Semenza

Ancora una volta la chiave è nel Dna. “La risposta di migliaia di geni consente alle cellule tumorali di adattarsi a livelli di ossigeno diversi. Ogni tumore è diverso, e noi dobbiamo capire come agire per trattare al meglio i pazienti”, ha sottolineato Semenza. Per farlo, occorre cambiare approccio.

L’Università San Raffaele Roma e la Fondazione San Raffaele hanno dato vita a un progetto basato sulla visione olistica One Health della medicina, ossia sull’integrazione di discipline diverse e di pluralità di competenze per un ‘attacco’ globale alla complessità oncologica.

“Sono convinto dell’esigenza di dedicare maggiori risorse in generale alla ricerca – ha detto il ministro della Salute Orazio Schillaci, aprendo l’incontro sul progetto, presentato a Roma – ma voglio rilevare anche che complessivamente sono stati fatti in Italia parecchi investimenti nell’area della lotta ai tumori che hanno dato un contributo determinante a creare una comunità scientifica assolutamente competitiva a livello internazionale”.

Insomma, a fare la differenza nella lotta ai tumori è anche la ‘potenza di fuoco’ delle discipline coinvolte. Del ruolo strategico della fisica ha parlato Luciano Pietronero, professore di Fisica alla Sapienza di Roma, presidente e direttore dell’Istituto Cnr dei Sistemi complessi. Per Pietronero quella di domani sarà “una fisica in grado di dialogare e interagire con tutte quelle discipline che si possono intersecare nello studio e nella valutazione clinica e scientifica delle malattie oncologiche, al fine di poter dare risposte sempre più esaustive e sempre meno settoriali”.

Il ministro della Salute ha poi ricordato come, grazie agli interventi attuati nel tempo e voluti dai suoi predecessori Umberto Veronesi e Girolamo Sirchia “la sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi per tutti i tumori maligni in Italia è attualmente del 57,5% (contro il 52,4 della media europea), in aumento rispetto al 51% registrato nel 2005-2009. La diminuzione della mortalità per malattie oncologiche in Italia è stata progressiva. Se consideriamo i dati pre Covid, che quindi non sono stati influenzati dalla pandemia, siamo passati da 287 decessi su 100.000 abitanti nel 2006, a 262 nel 2013 e a 243 nel 2019”.

In confronto alla media europea, la sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi in Italia è attualmente superiore per tutti i tumori maligni. “In particolare, se analizziamo i tumori più comuni, l’Italia registra una sopravvivenza superiore alla media europea – ha elencato Schillaci – per il cancro della mammella (86% contro 83%), per il cancro del colon-retto (64% contro 60%) e per il cancro alla prostata (90% contro 87%)”.

Contro i tumori “ciò che serve ora – ha detto Schillaci –  è proprio un progetto come questo”, con un approccio One Health, che “affronti la progressione maligna del tumore attraverso l’identificaziohe di un sistema complesso relativo proprio alla metastasi tumorale. Coerente con la visione One health, ossia un modello sanitario basato sull’integrazione di diverse discipline e sull’integrazione tra salute umana, salute veterinaria ed eco-sistema ambientale”. Una sfida che coinvolge tutti.

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