Farmaci: ecco quanto si spende in Italia per la logistica (al Sud di più)

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Sono stati spesi 9,5 miliardi nel 2022 per la logistica dei farmaci in Italia. Più al Sud che al Nord, e di parecchio. A dircelo è un nuovo report realizzato da Fondazione Gimbe per valutare il ruolo della filiera healthcare in Italia nel ridurre sprechi, inefficienze e diseguaglianze nell’accesso ai medicinali.

“Il Ssn è un sistema complesso e articolato in cui ogni attore – ha sottolineato il presidente di Gimbe Nino Cartabellotta –  gioca un ruolo determinante: il nostro report evidenzia il contributo della filiera healthcare, un aspetto per lo più sconosciuto ai cittadini, ma cruciale per la sostenibilità del Ssn”. E per la la riduzione delle diseguaglianze nell’accesso ai farmaci. Tra l’altro, segnala il report, il 5 novembre 2013 la Commissione Europea ha pubblicato le Linee guida sulle Buone Pratiche di Distribuzione dei medicinali per uso umano, che però in Italia non sono ancora state recepite.

Regione che vai

Le principali difformità nella distribuzione dei medicinali – dicono da Gimbe – si rilevano nell’ambito ospedale-territorio, con modalità di erogazione dei farmaci che variano a livello regionale (distribuzione diretta dalle strutture sanitarie o tramite le farmacie convenzionate), determinando disuguaglianze di accesso per i pazienti. “La collocazione di farmaci in un canale distributivo piuttosto che un altro – spiega il presidente Gimbe Nino Cartabellotta – oltre a incidere direttamente sull’accesso dei pazienti ai farmaci e quindi sull’assistenza di prossimità delineata anche dalla Missione 6 del Pnrr e dal DM 77, ha un impatto significativo sui tetti di spesa della farmaceutica convenzionata e degli acquisti diretti”.

Il Sud spende di più

Analizzando i dati Aifa sulla spesa pro-capite complessiva nei due canali di erogazione della distribuzione diretta e per conto (160,9 euro nel 2022, in aumento del 9,3% rispetto al 2021 e corrispondenti a circa 9,5 miliardi totali), questa registra un valore maggiore nelle Regioni del Sud (177,9 euro) rispetto a quelle del Centro (162,7) e del Nord (148,2), segnando tuttavia andamenti molto diversi per le due differenti modalità di dispensazione.

Per quanto riguarda la spesa relativa alla distribuzione diretta (valore pro capite di 121,1 per un totale a livello nazionale di circa 7,1 miliardi) la Sardegna evidenzia il maggior valorepro capite (160,7 euro) e la Provincia autonoma di Trento il più basso (appena 52,3).

Per la distribuzione per conto tramite le farmacie convenzionate (valore pro capite di 39,8 per un totale a livello nazionale di circa 2,4 miliardi), invece, è il Molise a registrare la maggiore spesa pro capite (63,9), mentre – non tenendo conto di Sardegna e Valle d’Aosta che riportano dei dati non coerenti con la serie storica regionale – l’Emilia-Romagna segna il valore la più basso (26,5). In 5 Regioni la distribuzione diretta registra percentuali superiori all’80%: Sardegna (98,9%), Valle d’Aosta (89,8%), Emilia-Romagna (84,7%), Abruzzo (83,8%) e Provincia autonoma di Bolzano (80,6%); i valori più bassi si rilevano nella Provincia autonoma di Trento (62,1%) e nel Lazio (62,8%). 

Quanto costa il servizio di distribuzione per conto

Il costo medio del servizio per i medicinali erogati in distribuzione per conto tramite le farmacie convenzionate nel 2022 è stato pari a 7,05 euro a confezione (tabella 2), pari al 17,1% del prezzo d’acquisto da parte del Ssn. Tuttavia, analizzando la variabilità regionale, il costo più elevato è stato registrato in Basilicata (€ 11,73), nel Lazio (€ 10,48) e in Lombardia (€ 9,35), mentre i valori più bassi si rilevano in Emilia-Romagna (€ 4,17), Liguria (€ 4,94) e Sicilia (€ 5,68).

Le carenze

Dall’analisi effettuata sull’elenco Aifa aggiornato al 20 ottobre si evidenzia inoltre per l’89% (3.137) dei medicinali carenti la disponibilità di alternative terapeutiche, mentre per il restante 11% (374) è consentita l’importazione del farmaco dall’estero.

La filiera

Produttori, depositari, fornitori di servizi logistici, distributori intermedi (grossisti) e clienti (domicili, farmacie e ospedali) sono collegati da trasportatori specializzati che distribuiscono i prodotti su tutto il territorio nazionale attraverso una rete capillare che garantisce la reperibilità dei farmaci in commercio, la tempestività della consegna, la corretta conservazione e la tracciabilità del farmaco lungo l’intera filiera. A livello della distribuzione intermedia “l’accorpamento delle consegne, con la conseguente riduzione del numero medio di visite giornaliere in farmacie e parafarmacie, senza impattare sulla continuità né sul livello di servizio al cittadino/paziente rappresenta un’importante svolta in termini di sostenibilità ambientale, economica, ma anche sociale”, sottolinea Marco Mosti, direttore operativo della Fondazione Gimbe.

Stando all’analisi i grossisti possono avere un ruolo cruciale, contribuendo ad una riduzione del numero di colli in entrata da parte dei produttori senza inficiare il livello di servizio al paziente: nel 2021, a fronte di circa 750 mila spedizioni in entrata, i distributori intermedi hanno gestito circa 21 milioni di spedizioni verso gli oltre 25 mila punti di vendita tra farmacie e parafarmacie.

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