AI e salute del cuore, tre novità dalla ricerca

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L’intelligenza artificiale (AI) sbarca con una serie di applicazioni diagnostiche al congresso dell’American Heart Association (Scientific Sessions 2023). E si rileva un prezioso ausilio per diagnosi precoce di un infarto, per rilevare un rapido peggioramento dell’insufficienza cardiaca al telefono e per individuare tempestivamente una cardiomiopatia nelle mamme, durante e dopo la gravidanza. 

L’AI accelera il trattamento dell’infarto

Uno studio condotto a Taiwan ha dimostrato che l’accoppiata Ai-ECG può ridurre il tempo di diagnosi e dunque di trasferimento immediato in ospedale di circa 10 minuti. E se è vero che durante un infarto ‘il tempo è cuore’, cioè prima si interviene per rivascolarizzare l’area infartuata con un’angioplastica, più muscolo cardiaco si salva dalla morte, ecco che anche 10 minuti possono fare la differenza.

“Le nuove applicazioni dell’intelligenza artificiale – commenta il professor Chin-Sheng Lin, direttore del Medical Technology Education Center e vice-preside della School of Medicine, presso il National Defense Medical Center di Taipei, Taiwan – magari non sono brave come un cardiologo esperto a fare diagnosi di infarto, ma di certo possono essere di grande aiuto per i medici urgentisti, soprattutto i più giovani con meno esperienza. E questo può velocizzare il trattamento e consentire di fare meno errori nei pazienti con un infarto”.

Lo studio ha coinvolto oltre 43.000 pazienti presso il pronto soccorso o ricoverati al più grande ospedale militare di Taiwan, il Tri-Service General Hospital, tra maggio 2022 e aprile 2023. Sono stati assegnati a due gruppi: quello di intervento che prevedeva un ECG interpretato dall’AI e quello di controllo nel quale l’ECG era interpretato solo dal medico. Tutti i pazienti con sopraslivellamento del tratto ST all’ECG (cosiddetto infarto STEMI) venivano avviati alla sala di emodinamica per effettuare angioplastica o stenting.

Lo studio ha dimostrato che l’AI applicata all’ECG consentiva di ridurre l’attesa del trattamento da 52 a 43 minuti e risultava molto precisa nell’escludere e nel confermare la presenza di un infarto soprattutto tra i pazienti ricoverati. “L’impiego di questi strumenti tecnologici low-cost – conclude Lin – può essere di grande valore nella pratica clinica quotidiana e in futuro potremmo vederli utilizzati nelle ambulanze, ma anche all’interno di dispositivi indossabili; e questo potrebbe rivoluzionare la cura dei pazienti infartuati”.

Fammi sentire come parli e ti dirò se hai uno scompenso cardiaco acuto

Una famosa pubblicità di una compagnia telefonica qualche anno fa aveva il claim ‘una telefonata allunga la vita’. E questo assume ancora più significato alla luce dei risultati di un altro studio presentato all’American Heart Association che ha utilizzato un’app basata sull’AI applicata al telefono per diagnosticare uno scompenso cardiaco in peggioramento, dall’analisi della voce del paziente.

L’analisi del cambiamento della voce dei pazienti (effettuata facendo registrare loro ogni giorno sullo smartphone cinque frasi, nella loro lingua madre), consente infatti all’AI di rilevare la presenza di liquidi in eccesso nei loro polmoni, segno caratteristico di un’insufficienza cardiaca che sta andando verso una fase di scompenso acuto. Lo studio, condotto in Israele su 400 pazienti, ha consentito, grazie alla tecnologia di analisi della voce Cordio HearO®, di prevedere la necessità di un ricovero in ospedale circa 3 settimane prima della comparsa di uno scompenso cardiaco acuto manifesto. Intercettare la traiettoria dello scompenso, può consentire di intervenire tempestivamente con una terapia ambulatoriale, che può risparmiare al paziente il ricovero.

“L’analisi della voce del paziente – spiega il primo autore dello studio William T. Abraham, professore di medicina, fisiologia e biologia cellulare presso l’Ohio State University Wexner Medical Center di Columbus (Usa) – è una nuova tecnologia che può rappresentare un valido strumento di monitoraggio a distanza, nei pazienti con insufficienza cardiaca, avvertendo precocemente del peggioramento dello scompenso, che in genere esita in un ricovero. Questa tecnologia ha il potenziale di migliorare la prognosi dei pazienti, mantenendoli in salute fuori dall’ospedale, grazie all’implementazione di un trattamento ambulatoriale proattivo, in risposta alle alterazioni rilevate sulla loro voce”.

L’AI che protegge il cuore delle future (e neo) mamme

Un altro studio presentato al congresso dell’AHA, effettuato con uno stetoscopio digitale associato ad un algoritmo di AI, ha dimostrato che questo strumento è molto efficace per diagnosticare una disfunzione cardiaca materna, durante e subito dopo la gravidanza.

Lo stetoscopio digitale registra sia l’ECG, che i suoni cardiaci e poi li fa analizzare ad un algoritmo per rilevare la presenza di un muscolo cardiaco indebolito. Lo screening effettuato con lo stetoscopico digitale associato all’AI ha consentito, in uno studio condotto su 1.200 donne nigeriane in gravidanza o che avevano appena dato alla luce un bambino, di individuare il doppio dei casi di cardiomiopatia associata alla gravidanza (cardiomiopatia peri-parto), rispetto alla pratica clinica convenzionale.

“Abbiamo dimostrato per la prima volta – sottolinea il primo autore dello studio, Demilade A. Adedinsewo, professore associato di medicina presso la Mayo Clinic di Jacksonville, Florida (USA) – che lo screening guidato dall’AI attraverso uno stetoscopio digitale, in una popolazione ostetrica, può migliorare la diagnosi di questa condizione potenzialmente fatale, ma trattabile. Questa ricerca potrebbe cambiare l’attuale pratica clinica, traghettandola da un atteggiamento ‘reattivo’ alla comparsa dei sintomi, ad uno ‘proattivo’ nell’individuare questa disfunzione cardiaca associata alla gravidanza, la cui diagnosi precoce può portare ad una sua appropriata e tempestiva gestione, riducendo così la gravità della malattia e il rischio di morte”.

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