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Sangue: dal prelievo alla donazione, il viaggio del campione

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Che fine fa la provetta che contiene il nostro sangue, subito dopo la donazione? Quali controlli subisce, prima della trasfusione in un paziente? A spiegarlo, tappa dopo tappa, è il nuovo episodio della docuserie ‘Il Viaggio del Campione – Il valore della diagnostica‘, promossa da Roche Diagnostics e patrocinata da Confindustria Dispositivi Medici (disponibile sulla pagina dedicata all’iniziativa e sul canale Youtube di Roche Italia).

Il viaggio del sangue

La risposta è complessa: dopo il prelievo, il sangue donato viene sottoposto ad una serie di test di screening siero-virologici e molecolari in vitro per rilevare l’eventuale presenza di virus come Hiv, epatiti e sifilide.

Solo dopo questo passaggio ‘chiave’ la sacca che contiene il sangue donato può passare alla fase successiva di lavorazione. Quella in cui vengono separati i singoli emocomponenti – globuli rossi, plasma e piastrine – per la messa a disposizione delle varie strutture ospedaliere per interventi di primo soccorso, interventi di chirurgia maggiore elettiva o di urgenza, di cardiochirurgia, chirurgia vascolare e trapianti di organi e tessuti, per tutte le patologie acute e croniche che necessitano del supporto trasfusionale quali le patologie oncologiche, ematologiche. Non ultimo, per produrre farmaci plasmaderivati salvavita.

I precedenti

Dopo le tre puntate lanciate a luglio, che hanno raccontato il viaggio all’interno di un laboratorio di tre diverse tipologie di campione biologico (provetta di sangue, campione di tessuto e tampone nasofaringeo), questo episodio entra in un centro trasfusionale, mostrandone le principali fasi tra cui la validazione, processo indispensabile per garantirne la sicurezza e fondamentale affinché la donazione possa essere utilizzata. Un processo in cui la diagnostica in vitro gioca un ruolo chiave.

La parola all’esperta

Questa volta a mostrare il ‘dietro le quinte’ della procedura è il Centro Trasfusionale dell’Azienda Ospedaliero Universitaria delle Marche. “Durante il prelievo – puntualizza Giovanna Salvoni, responsabile del Centro Regionale Sangue della Regione Marche – la donazione viene raccolta in un’apposita sacca sterile e, contemporaneamente, in alcune provette che servono per la “qualificazione biologica” del sangue, un importante processo che prevede l’effettuazione di test sierologici e di biologia molecolare volti ad attestare la sicurezza della donazione”.

“Ogni giorno, nel nostro laboratorio unico regionale per la qualificazione biologica delle unità donate nella Regione Marche (CQB) – aggiunge Salvoni – afferiscono circa 750-800 provette per l’esecuzione dei test. Qui, supportati da strumenti altamente automatizzati e basati su tecnologie innovative che assicurano un‘elevata qualità analitica, nell’arco di poche ore siamo in grado di accertare l’idoneità della donazione di sangue ed emocomponenti, e quindi dichiararla pronta per essere “lavorata” e resa disponibile alle varie strutture del territorio entro la giornata”.

Il valore della diagnostica in vitro

La diagnostica in vitro ha “un ruolo chiave nella costruzione di una sanità più sostenibile – commenta Guido Bartalena, Diagnostics Solutions Director di Roche Italia – che superi il modello puramente incentrato sulla “cura” in favore di un’innovazione che privilegi la possibilità di predire, intervenire precocemente e personalizzare gli interventi terapeutici”. Ecco perchè, sottolinea Bartalena, è fondamentale rafforzare la comprensione del valore delle informazioni fornite dalla diagnostica in vitro lungo l’intero percorso assistenziale: dall’individuazione della predisposizione genetica ad una patologia alla sua identificazione precoce; dalla prevenzione della malattia alla diagnosi in urgenza e alla scelta terapeutica; fino al monitoraggio della risposta ai trattamenti farmacologici.

“Un valore, quello della diagnostica, che risiede nella capacità di dare risposte chiare e tempestive a importanti domande di salute. Un valore che, nel caso della donazione di sangue, svolge il fondamentale ruolo di trasformare un gesto di grande solidarietà, la donazione, in un dono prezioso e indispensabile per salvare e migliorare la vita di tante persone – aggiunge Bartalena – È difficile dare valore a qualcosa che non si conosce e proprio per colmare questa lacuna abbiamo voluto accompagnare le persone alla scoperta di ciò che accade in un laboratorio, mostrando la complessità scientifica e tecnologica che sta dietro alla produzione di un risultato che può fare la differenza per la vita di una persona, permettendo così di comprendere un viaggio di cui i pazienti vivono solo l’inizio e la fine”. Ma, come spesso accade, anche in questo caso a fare la differenza è il viaggio.

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