Manovra, salta emendamento medici: “Era ad personam, sciopero a fine gennaio”

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Giusto il tempo di suscitare l’indignazione della categoria, e l’emendamento alla Manovra che avrebbe consentito a medici dirigenti e ai docenti universitari di andare in pensione a 72 anni anziché a 70 è stato ritirato. Ma non ‘archiviato’ definitivamente. “Un argomento così importante a quest’ora rischia di essere oggetto di un dibattito troppo frettoloso, quindi il governo considera di ripresentarlo in un’altra occasione”, ha puntualizzato il ministro per i Rapporti con il Parlamento Luca Ciriani.

Lo stop sarebbe arrivato – secondo quanto apprende l’Ansa – dopo un’intervento di Palazzo Chigi. Ma non si tratta certo del primo tentativo in questa direzione. E i sindacati – nel giorno dello sciopero nazionale di dirigenti medici, veterinari e sanitari del Ssn proclamato da Aaroi-Emac, Fassid, Fvm e  Cisl Medici – sono sul piede di guerra. “Altro che tamponare la carenza di medici: era un emendamento ad personam – dice a Fortune Italia Pierino Di Silverio, segretario Anaao-Assomed – Oggi confermiamo convintamente 48 ore di sciopero per gennaio”.

Pierino Di Silverio (Anaao Assomed)

L’emendamento ritirato e i precedenti

“Nelle ore di ieri – ricostruisce Di Silverio – si è rasentata la pura follia: mentre noi discutiamo su una norma relativa alle pensioni che, di fatto, costringerà le nuove generazioni dei medici a restare di più al lavoro, per la sesta voltadi cui ben cinque l’anno passato – è stato ripresentato un emendamento per allungare di due anni l’attività di alcuni operatori. Si continuano a perseguire modifiche legislative per fare cortesie a singoli ‘baroni’ e per favorire delle lobby, quando la Manovra era stata presentata come blindata”.

Di Silverio non fa nomi, ma si e ci chiede chi potrebbe beneficiare di questa soluzione: forse un rianimatore costretto per anni a turni massacranti in ospedale? “Sono emendamenti ad personam – insiste il segretario di Anaao Assomed – per baroni lobbisti, che continuano ad imperversare perchè non vogliono andare via, non comprendendo che il tempo passa per tutti e che occorre lasciare spazio alle giovani generazioni”.

Lo sciopero di oggi e quello di gennaio

Intanto i medici continuano a protestare sul tema pensioni e sul futuro del Ssn: oggi è la volta di Aaroi Emac Fassid, Fvm e  Cisl Medici. E la mobilitazione dei camici bianchi e degli infermieri proseguirà nel 2024.

“Siamo convinti che ogni azione di protesta serva a tenere accesi i riflettori sul problema. Oggi comunque abbiamo confermato le 48 ore di sciopero per gennaio. Quanto alla data, stiamo confrontandoci con le basi e i tempi tecnici, ma penso che lo stop ci sarà entro la fine del mese”, precisa di Silverio.

Pensioni di medici e infermieri: a gennaio 48 ore di sciopero

Siamo di fronte a giorni convulsi: la manovra è letta dai sindacati medici come “l’ennesimo schiaffo al Servizio sanitario pubblico e ai suoi professionisti perché mortifica i principi della salvaguardia della sanità pubblica e del diritto alla tutela della salute che continuano a non essere tra le priorità di questo Paese, a prescindere dal colore e dall’appartenenza politica di chi lo governa”, sottolineano Di Silverio, Guido Quici (presidente Cimo-Fesmed) e Antonio De Palma, (presidente Nursing Up), ancora una volta uniti nella protesta.

Questione di soldi (ma non solo)

Al centro della protesta non c’è solo il ‘caso pensioni’. Al netto dei rinnovi contrattuali in scadenza, “ben al di sotto del tasso inflattivo, il vero finanziamento del Ssn è di soli 800 milioni che saranno impegnati in interventi non strutturali, ma di “propaganda” per far credere ai cittadini l’impegno del Governo a risolvere l’annosa questione dei tempi di attesa. Noi professionisti siamo i primi a subire gli effetti distorsivi di un sistema non più in grado di garantire l’accesso alle cure” dicono i sindacati, pronti a proseguire la protesta nei prossimi mesi. Portandola “se necessario anche in sede di Parlamento europeo”.

Una fuga che non si ferma

“I numeri della fuga di medici, dirigenti sanitari, infermieri ed ostetriche dalle corsie italiane in favore degli ospedali di altri Paesi europei sono sempre più allarmanti e la mancanza di una seria politica di investimenti nel sistema sanitario e nel suo capitale umano non lascia alcuna speranza per il futuro”, chiosano i leader sindacali, convinti che il Ssn sia “a un punto di non ritorno”. I medici sono convinti “di avere al nostro fianco milioni di italiani che alla sanità pubblica si rivolgono ogni giorno e che alla sanità pubblica non possono rinunciare”. Sarà un 2024 sulle barricate. 

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