Ospedali e rischio incendi dopo Tivoli, i costi della messa in sicurezza

ospedale di Tivoli
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L’incendio a dicembre dell’Ospedale di Tivoli ha portato all’attenzione il tema della vetustà delle strutture sanitarie in Italia. Mentre il San Giovanni Evangelista è ancora chiuso, con comprensibili disagi per gli abitanti della zona e un appello dell’Intersindacale a trovare una soluzione, si inizia a stimare l’impegno economico della messa a norma di strutture con, a volte, più di un secolo sulle spalle.

A fare i conti è la Fiaso, Federazione italiana aziende sanitarie e ospedaliere, che ha realizzato un’interessante indagine tra le strutture associate per verificare lo stato di applicazione (e il fabbisogno finanziario) della normativa anti-incendio  del 2015. Ebbene, servirebbero  7 miliardi solo per la messa in sicurezza antincendio degli ospedali italiani. Che sono ancora ben lontani dal potersi dire ‘a posto’. Insomma, il rischio è che quello di Tivoli non resti un caso isolato.

Ne parliamo nel giorno in cui viene discussa in Commissione Sanità del Semato la risoluzione presentata a prima firma del presidente  Francesco Zaffini (FdI), per la messa in sicurezza del patrimonio sanitario pubblico. “Ribadiamo il nostro sostegno alla formulazione di un nuovo piano straordinario e urgente per la messa in sicurezza del patrimonio sanitario pubblico – ha sottolineato il presidente Fiaso, Giovanni Migliore – È indispensabile però semplificare le regole per l’accesso a questi fondi e formulare un nuovo calendario per l’adeguamento alla normativa antincendio con tempi e risorse certe”.

L’indagine

I dati sono stati raccolti su un campione del 19% dei presidi ospedalieri e del 12% delle strutture sanitarie che erogano prestazioni ambulatoriali, riabilitative e di diagnostica, aderenti alla Fiaso, nel corso del mese di dicembre.

Ricordiamo che la normativa del 2015 fissava (ottimisticamente?) a un anno la scadenza per la presentazione di piani di progetto che prevedessero la conformità di impianti elettrici e sistemi di gestione della sicurezza di tutti i plessi delle aziende sanitarie e ospedaliere. E qui arrivano le prime criticità: il 70% delle aziende sanitarie ha  formalizzato entro il 2016 il piano con il progetto di adeguamento. Evidentemente una larga fetta di Asl e ospedali è rimasta fuori. E il tempo è passato.

Tra proroghe e (mancate) risorse

Nel 2020 c’è stata la pandemia da Covid-19 che ha travolto il Paese e, soprattutto, la sanità. Così, comprensibilmente, una serie di proroghe ha dilatato le scadenze previste dalla normativa antincendio, spostando il termine finale per gli adeguamenti al 2028.

Il vero nodo però è l’accesso alle risorse. Come precisa il presidente Fiaso, Giovanni Migliore, “il 90% dei piani è tuttora privo della necessaria copertura finanziaria per il completamento della messa in sicurezza delle strutture sanitarie. E alcuni quadri economici richiederanno sicuramente un adeguamento dei prezzi, previsti ormai anni fa”.

Quanto costa la messa in sicurezza di un ospedale

La richiesta media per il completamento della messa in sicurezza di un ospedale è di circa 36 milioni di euro, mentre per una struttura territoriale sono necessari circa 6 milioni di euro. Numeri che, moltiplicati per le strutture del Ssn, portano la cifra complessiva a 7 miliardi di euro.

Fondi non utilizzati

In Italia c’è poi un tema trasversale: la difficoltà di spendere risorse già stanziate. Una questione  affrontata anche nella risoluzione a prima firma Zaffini. Secondo la ricognizione fatta in Commissione Sanità del Senato ammonterebbero a circa 10,5 miliardi le risorse già stanziate e non utilizzate per l’ammodernamento tecnologico del patrimonio sanitario pubblico.

Intanto a Tivoli…

Mentre altrove si programma, all’Ospedale di Tivoli dopo quasi un mese dall’evacuazione dei circa 200 pazienti, i reparti restano chiusi. “La cosa peggiore che salta agli occhi è la totale indifferenza sulla lentezza dei provvedimenti che potrebbero e dovrebbero consentire la ripresa delle attività”, scrive l’Intersindacale del Lazio (Anaao Assomed Lazio – Aaroi Emac Lazio – FP Cgil Medici e Dirigenti Ssn – Federazione Cimo Fesmed (Anpo-Ascoti, Cimo, Cimop, Fesmed) – Cisl FP Roma Capitale Rieti – Fassid – FVM Federazione Veterinari e Medici – Uil FPL Medici e Veterinari).

Per i sindacati medici “è evidente che i tempi della Magistratura, che deve dare risposte certe sulle cause e le responsabilità che hanno portato al rogo, non possono essere gli stessi della soluzione politica dell’emergenza sanitaria che si è determinata. In un momento così delicato per l’intera popolazione che non ha più un Dipartimento di Emergenza e Accettazione e vede il primo Pronto Soccorso degno di questo nome ubicato a Palestrina, le iniziative più appropriate spettano alle istituzioni che devono farsi carico del problema con risposte tempestive e all’altezza di una situazione così complessa e delicata”. Per restiruire ai cittadini di Tivoli e dintorni servizi fondamentali e assicurare il rispetto del diritto alla salute.

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