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Demenze: la mappa dei centri, i costi e le troppe disuguaglianze

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Non è certo un caso isolato, ma il fatto che anche sul fronte delle demenze in Italia si registrino forti differenze regionali nell’assistenza è abbastanza preoccupante, e forse aiuta anche a spiegare l’enorme flusso di denaro che si sposta da Sud a Nord insieme agli italiani in cerca di cure. Ma tant’è: al Nord è più facile accedere ai test diagnostici e i centri sono aperti più a lungo.

A dirlo sono i risultati delle attività dell’Osservatorio Demenze dell’Iss, presentati durante un convegno all’Istituto Superiore di Sanità. Se guardiamo al numero delle strutture per le demenze rispetto ai residenti, ma anche agli orari di apertura e alle figure professionali impegnate, si rileva un maggiore sviluppo ed efficienza delle realtà del Settentrione rispetto a quelle del Centro e di Sud e isole.

Un problema che pesa su tante famiglie: secondo un recente studio dell’Università di Tor vergata, in Italia i costi complessivi sostenuti per le demenze si stimano intorno ai 23 mld di euro, di cui il 63% a carico dei familiari.

Giudizi pesanti

Così non arriva proprio come una doccia fredda la notizia che, a livello nazionale, la valutazione dei servizi si attesti su giudizi negativi e molto negativi per il 45% dei familiari.

Solo per citare alcuni dati, la quota di Centri con applicazione di un Pdta raggiunge quote molto basse nei territori del Sud e isole (con il 27,1%), sale al centro (48,8%) e ancor di più al Nord (68,8%). Gli orari di apertura delle strutture passanp, in media, da 18 ore a settimana al Nord, a 13 al centro e 11 al Sud e nelle isole). Quanto agli esami diagnostici offerti, la Pet amiloidea è disponibile maggiormente al Nord (70,3%), con valori più bassi al centro (64,6%) e al Sud e isole (63,3).

L’impatto delle demenze “è destinato a crescere nel futuro, e coinvolge attualmente anche circa 4 milioni di familiari oltre ai pazienti – ha detto il presidente dell’Iss Rocco Bellantone – Questo lavoro ha cercato di entrare nel dettaglio dei contesti locali restituendo report specifici a ogni singola regione. Questa è la direzione, camminare insieme cercando di armonizzare le realtà regionali per uniformare e garantire i servizi a livello nazionale”.

Il Fondo

Secondo le stime dell’Osservatorio Demenze dell’Iss, circa 1.100.000 persone soffrono di demenza (di cui il 50-60% sono malati di Alzheimer). Il Fondo per l’Alzheimer e le demenze (anni 2021-2023) è stato il primo finanziamento pubblicoad hoc: ha messo a disposizione alle Regioni e Provincie autonome (Pa) un finanziamento pari a 14,1 milioni di euro, e un finanziamento di 900.000 euro all’Iss.

Le linee guida

Il Convegno è stato anche l’occasione per presentare le prime linee guida su “Diagnosi e trattamento di demenza e Mild Cognitive Impairment” pubblicate dal nostro Paese. Su questo fronte, si sottolinea l’impatto positivo dell’adozione di trattamenti non farmacologici (trattamenti psico-educazionali, cognitivi e psicosociali) per la cura delle demenze e del Mild Cognitive Impairment (termine che indica uno stato di deficit cognitivo lieve che può preludere alla demenza) e l’efficacia di alcuni farmaci inibitori e antipsicotici.

Queste evidenze scientifiche saranno fondamentali per indirizzare il legislatore nell’aggiornamento dei livelli essenziali di assistenza (Lea), per orientare la creazione di nuovi Pdta, e adeguare quelli già esistenti, oltre che a fornire elementi utili all’aggiornamento delle decisioni regolatorie da parte dell’Agenzia italiana del farmaco.

Le Strutture

Per quanto riguarda le Rsa, la maggioranza (71,6%) delle strutture è una residenza sanitaria assistenziale e il 28,4% è una residenza socio-sanitaria. Queste ultime sono localizzate maggiormente al Nord (30,1%) rispetto al centro (24,2%) e al Sud (26%).

Anche per le Rsa sono state riscontrate differenze fra Nord, centro e Sud sia sulla natura della struttura (pubblica o privata/convenzionata) che sui livelli delle prestazioni erogate. Il motivo principale per l’inserimento in queste strutture è la perdita di autonomia del paziente, seguito dalla difficoltà di gestione dei disturbi comportamentali e l’insufficienza del supporto sociale.

I fattori di rischio

Infine si stima che il 39,5% dei casi di demenza sia attribuibile a 11 fattori di rischio modificabili: basso livello di istruzione, deficit uditivi, ipertensione, consumo di alcol, obesità, fumo, depressione, isolamento sociale, inattività fisica, diabete mellito, inquinamento atmosferico.

La quota di casi di demenza è calcolata dall’Iss sia complessivamente, che in relazione a ciascuno degli 11 fattori di rischio, ed è stata stimata sia a livello nazionale che per singola Regione e Provincia autonoma. Anche in questo caso i dati hanno mostrato una rilevante disomogeneità fra le Regioni. 

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