Covid in Italia, la grande frenata di JN.1

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Sono davvero contenuti i numeri di Covid-19 in Italia. L’ultimo monitoraggio diffuso dal ministero della Salute e dall’Istituto superiore di sanità riporta – tra il 18 e il 24 gennaio – appena 5.810 nuovi casi positivi, -39,9% rispetto alla settimana precedente (9.675). Nell’arco di 7 giorni i contagi sono quasi dimezzati, e se questo dato risente anche del crollo dei tamponi, a parlare sono i numeri che arrivano dagli ospedali e quelli sui morti (finalmente in netto calo).

L’analisi dei dati sulla piattaforma nazionale I-Co-Gen (al 22 gennaio), indica come JN.1 (discendente di BA.2.86) sia ormai la variante largamente predominante in Italia, con una proporzione pari al 70,5% (campionamento relativo al periodo 1-7 gennaio).

“I dati di questa settimana – commenta il direttore generale della Prevenzione, Francesco Vaia – rafforzano l’assoluta modestia dell’impatto del contagio sugli ospedali. Continuiamo a lavorare attraverso il monitoraggio e la sorveglianza per tenere sotto controllo la situazione epidemiologica”. Perchè il virus, in effetti, non è scomparso. E non lo farà, come spiega a Fortune Italia Massimo Ciccozzi, responsabile dell’unità di Statistica medica ed Epidemiologia del Campus Bio-Medico di Roma.

I numeri italiani

Ma vediamo cosa emerge dal monitoraggio: sono 203 le vittime di Covid-19 nel nostro Paese, -21,3% rispetto alla settimana precedente (258). In calo anche il tasso di positività: questa settimana siamo al 3,6% con una variazione di -1,7% rispetto alla settimana precedente (5,3%).

Quanto agli ospedali, il tasso di ricoveri nei reparti ordinari al 24 gennaio è pari al 4,3% (2.691 ricoverati), rispetto al 6% (3.723 ricoverati) di sette giorni prima. Nelle terapie intensive siamo invece scesi all‘1,4% (121 ricoverati in tutta Italia), rispetto all’1,9% (167 ricoverati): numeri davvero molto limitati.

Cosa sta succedendo

Possiamo sintetizzare la situazione con “un’ampia discesa: questa settimana – riflette Ciccozzi – tutte le percentuali hanno il segno meno. Il rapporto della Fiaso è molto interessante – aggiunge l’epidemiologo -perchè permette di distinguere le persone con Covid da quelle ricoverate per Covid. Un po’ quello che abbiamo sempre detto per spiegare il dato della mortalità”.

E allora? “Covid-19 – risponde l’esperto a Fortune Italia – fa il virus e si adatta sempre di più all’uomo: con un tasso di Rt a 0,60 (0,56–0,64) è completamente endemico. Insomma, è ritornato ad essere un rumore di fondo. Ma attenzione: non è scomparso e non andrà via. Mentre l’influenza è stagionale, Covid c’è tutto l’anno. Potremo dunque in futuro aspettarci un’altra ‘ondina’, un altro picco, anche se non sarà mai più come quello che abbiamo visto negli anni passati. Complici le varianti, ormai la malattia è diventata abbastanza gestibile. Ma ancora destinata, forse, a creare qualche problema in inverno per la concomitanza di influenza, virus respiratorio sinciziale e altri patogeni respiratori“. Un cocktail di virus che arrivano tutti insieme, minacciando la salute degli italiani e la tenuta degli ospedali.

Questo però, aggiunge Ciccozzi, “non vuol dire che Covid-19 non va prevenuto: anzi, la vaccinazione nelle persone anziane e fragili è sempre consigliata. Così come è consigliata quella per l’influenza”. Insomma, nei prossimi mesi potrebbe esserci “una piccola ripresa di Covid-19, in primavera o in estate. Da affrontare però con la massima tranquillità – conclude – perchè sappiamo gestirla”.

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