Depressione e cardiopatia, novità sul fronte dei farmaci e dei rischi

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Buone notizie per chi soffre di depressione: oltre 3 milioni di persone in Italia, in aumento dopo la pandemia. Numeri importanti, che a volte nascondono ulteriori fragilità. La depressione, infatti, colpisce anche là dove c’è un’altra patologia, magari grave come una cardiopatia.

E allora arrivano tanti dubbi: le terapie anti-depressive saranno sicure anche se ho un problema al cuore? A rispondere è uno studio su ‘JAMA Psychiatry’: i farmaci antidepressivi non rappresentano un pericolo per le persone con malattia cardiaca, né per chi ha avuto un infarto, oppure è affetto da una malattia coronarica.

La terapia contro la depressione, insomma, è efficace e sicura. E lo è lo stesso, anche se un po’ meno efficace, nel caso di pazienti con lombalgia o lesioni cerebrali traumatiche. I risultati della ricerca, condotta dall’Università Charité di Berlino e dall’Università di Aarhus in Danimarca, sono stati discussi al XXV Congresso Nazionale della Società di NeuroPsicoFarmacologia (Sinpf).

Non solo depressione

Come sottolinea Claudio Mencacci, co-presidente Sinpf e direttore emerito di Neuroscienze all’Ospedale Fatebenefratelli-Sacco di Milano, “numerosi studi internazionali hanno mostrato che tra i malati di patologie croniche diffuse, come il diabete o l’insufficienza cardiaca, in Italia l’incidenza della depressione è del 30%. Una percentuale altissima se paragonata a quella riscontrata tra la popolazione in generale, che oscilla tra il 5 e il 7%”.

Salute cardiovascolare e mentale sembrano legate a doppio filo. “Non solo un malato cronico ha un rischio maggiore di cadere in depressione, rispetto al resto della popolazione: anche chi è depresso – continua Mencacci – ha una possibilità maggiore di ammalarsi di patologie croniche. Per questo è fondamentale avere ben chiaro quali siano le opzioni di trattamento per i pazienti con depressione e altre comorbidità”.

Il problema dei farmaci

Il fatto è che la maggior parte degli studi mirati a valutare la sicurezza e l’efficacia degli antidepressivi esclude i pazienti con altre comorbidità. Ecco allora perchè si è creata una sorta di zona d’ombra. Ora lo studio, basato su 176 revisioni sistematiche che hanno preso in considerazione ben 43 malattie e 52 meta-analisi riguardanti 27 diverse condizioni mediche, fa chiarezza sul tema. Come sottolinea Matteo Balestrieri, co-presidente Sinpf e direttore della Clinica Psichiatrica dell’Azienda Sanitaria Universitaria di Udine, “gli antidepressivi sono sicuri ed efficaci anche per i pazienti che soffrono di depressione con patologie pregresse, come il cancro, le malattie cardiache e metaboliche, nonché i disturbi reumatologici e neurologici”.

“Sappiamo che il decorso della malattia fisica è peggiore nei pazienti che soffrono anche di depressione. Quindi – sottolinea Mencacci – trattare questi pazienti con antidepressivi in aggiunta ad altre misure terapeutiche può essere davvero di grandissimo aiuto”. Stiamo comunque parlando di farmaci, dunque occorre fare attenzione alle eventuali controindicazioni e interazioni con altri medicinali assunti dai pazienti.

I nemici del cuore

Se i pazienti con cardiopatie e problemi alle coronarie talvolta si trovano a fare i conti con la depressione, i ‘nemici’ del cuore sono tanti e vanno ben al di là di colesterolo, diabete, ipertensione, fumo. Se infatti almeno il 15% degli infartuati non presenta alcun fattore di rischio noto, è il caso di allargare la prospettiva.

Lo hanno fatto gli autori di una review pubblicata su European Heart Journal, che ‘fotografa’ i principali nuovi rischi per il cuore. Si tratta di elementi come l’inquinamento (dell’aria, del suolo, dell’acqua, esposizione a sostanze chimiche), i fattori socio-economici e psicologici come stress, depressione (di nuovo), isolamento sociale. Ma anche malattie infettive come influenza e Covid-19.

“La cardiopatia ischemica – ha detto Rocco Montone, cardiologo di Fondazione Policlinico Gemelli e Università Cattolica e fra i coordinatori della review – resta la principale causa di morte nel mondo. Per questo l’attenzione si sta allargando dai fattori di rischio tradizionale, a tutto ciò che ci circonda. Un mondo fatto di inquinamento, virus, problemi economici e psicologici che, a loro volta, possono contribuire in maniera sostanziale a determinare e perpetuare il problema ‘cardiopatia ischemica’. Questi fattori di rischio interagiscono in modo imprevedibile, spesso potenziandosi tra loro”. E dunque è bene tenerne conto.

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