Raffreddore infinito e long cold, cose c’è di vero

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Mentre Covid-19 e influenza stanno allentando decisamente la morsa sull’Italia, come rivelano gli ultimi dati, sempre più spesso sui media si sente parlare di Long cold e Long flu, un raffreddore infinito che si trascina a lungo, magari dopo una pesante influenza. Qualcosa che, nell’esperienza delle persone o nei racconti sui giornali, ricorderebbe l’ormai acclarato Long Covid. 

Ma questo raffreddore super o Long che dir si voglia esiste davvero? A rispondere sono i medici anti-bufale di Dottoremaeveroche.it, il portale contro le fake news della Fnomceo (Federazione nazionale degli ordini dei medici).

Ebbene, in barba ai racconti, ai post sui social e ai tanti articoli che probabilmente avrete letto in questo periodo, “al momento non abbiamo nessuna prova che esistano malattie croniche paragonabili a long Covid che possono seguire a un raffreddore o a una leggera influenza, recentemente ribattezzate dalla stampa long cold o long flu”, affermano gli esperti.

Perchè i sintomi si prolungano

Ma attenzione: “Senza dubbio può capitare che i sintomi delle infezioni respiratorie si trascinino più a lungo dei sette giorni canonici entro cui in genere si risolvono: se c’è stata febbre alta o difficoltà a nutrirsi per diversi giorni, ci si può sentire deboli per un periodo più lungo; una tosse irritativa – anche dopo la risoluzione della fase acuta – talvolta può persistere per settimane.
L’influenza, poi, diversamente dai comuni raffreddori o dalle altre infezioni respiratorie acute con cui spesso si confonde, non è affatto un banale malanno”, avvertono gli esperti.

Altro che banale influenza

Sebbene più raramente del virus di Covid, l’influenza “può estendersi oltre le vie respiratorie provocando miocarditi, encefaliti e altre complicazioni a livello di altri organi. Non di rado l’infezione scende dalle alte alle basse vie aeree, con bronchiti o polmoniti sostenute dal virus stesso o da una sovrapposizione batterica che il medico può ritenere di dover curare con antibiotici. Questi, soprattutto se presi in maniera inappropriata, possono alterare il microbiota intestinale, provocando disturbi gastroenterici”.

Una porta aperta per altri virus

Spesso inoltre un’influenza lascia prostrate a lungo anche persone giovani e precedentemente sane ed è stato segnalato che può avere un impatto negativo sulle difese dell’organismo, facilitando così successive infezioni, virali o batteriche.

C’è poi un altro tema: la convalescenza (che oggi si tende troppo spesso a dimenticare). Una patologia respiratoria importante, soprattutto se ha provocato un ricovero in ospedale o – ancor più – in terapia intensiva, può richiedere per la convalescenza anche tempi lunghi, di settimane o mesi. “Ma si tratta di situazioni comuni, che si sono sempre verificate, il cui meccanismo è chiaro e che non rispecchiano l’emergere di nessuna nuova malattia”, insistono i dottori anti-bufale.

Ma allora perchè si parla tanto di “long cold” e “long flu”?

“L’enorme numero di persone che hanno preso Covid-19 nei primi anni della pandemia ha permesso alla minoranza che soffre di sindromi persistenti di fare massa critica e ottenere che la malattia venisse riconosciuta come tale, con il nome di “long Covid” suggerito dai pazienti stessi. Come sapere che situazioni analoghe non si verifichino anche dopo altre infezioni respiratorie lievi, dove passano inosservate per incapacità di medici e pazienti di individuare un rapporto di causa ed effetto tra il raffreddore di un mese prima e i disturbi di oggi? Se lo è chiesto un gruppo di epidemiologi della Queen Mary University di Londra, mettendo a confronto le informazioni raccolte su circa 1.300 persone guarite da Covid-19 nel Regno Unito con meno di 500 che nelle quattro settimane precedenti avevano avuto un’altra infezione di tipo respiratorio e oltre 8.000 persone che di recente non si erano mai ammalate”.

Lo studio

“Nessuno, a quel tempo, cioè tra la fine gennaio e la prima metà di febbraio del 2021, si era ancora vaccinato contro Covid-19. Come previsto, chi era reduce da un’infezione da coronavirus nei mesi precedenti aveva una maggiore probabilità di avere i sedici sintomi di long Covid considerati, in particolare capogiri, vertigini e perdita di capelli, ma soprattutto disturbi dell’olfatto e del gusto rispetto a chi non si era mai contagiato o si era preso altri malanni. Anche questi ultimi pazienti, tuttavia, dopo un mese dall’insorgenza dell’infezione, non stavano ancora bene come chi non si era mai infettato, lamentando, pur con frequenza minore, molti sintomi: soprattutto disturbi gastroenterici, tosse e alterazioni della voce. Per i problemi di gusto e olfatto e i dolori ossei o muscolari non si sono invece registrate differenze significative rispetto al gruppo di controllo”.

Super raffreddore o no?

Lo studio conclude che dopo un mese da altre infezioni respiratorie è possibile ancora avere disturbi di vario tipo, che però potrebbero essere spiegati, come abbiamo detto, per esempio con le sequele di una terapia antibiotica, che non sappiamo se è stata prescritta. Inoltre, ben un quarto delle persone di questo gruppo soffriva di asma, una comorbidità che potrebbe giustificare la persistenza della tosse dopo un’infezione respiratoria.

Non solo: si trattava di infezioni molto diverse, per gravità e conseguenze. Un paziente su tre aveva avuto una polmonite. Non stupisce che dopo un mese non fosse ancora in piena forma. Pochissimi invece, in questo stesso gruppo, i casi di influenza, a causa delle misure anti Covid. Insomma, alla fin fine i dati emersi erano troppo deboli per parlare di “long flu”.

“Dato il momento in cui si è svolta la ricerca, non si può nemmeno escludere che parte di questi casi fossero in realtà infezioni da coronavirus con un test falso negativo. I dati, infatti, non sono stati raccolti direttamente dai ricercatori, ma sono stati comunicati online dai cittadini nel corso di un’iniziativa basata su questionari mensili, compilati su base volontaria.

Cosa sappiamo a questo punto

Per il momento, insomma, non pare che ci siano gli elementi per parlare di “long cold” o “long flu”. Né è necessario evocare nuovi nomi per ricordare che questo può accadere o per evitare che questi malesseri siano sottovalutati.

Ma tutta questa analisi può essere utile a ribadire l’importanza di dare al nostro organismo tempo e modo per riprendersi dopo un brutto malanno respiratorio: la convalescenza non è andata di moda per troppo tempo: riscopriamola, anche dopo un raffreddore, che non sarà stato Long ma può averci debilitato comunque. E fare finta di niente (anche mentre i sintomi sono più fastidiosi), magari per non perderci riunioni o appuntamenti, non sembra la soluzione più corretta.

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