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Dengue e Zika, cresce l’allarme in Brasile. L’analisi di Massimo Ciccozzi

zanzara dengue
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Malattie un tempo esotiche preoccupano anche alle nostre latitudini. È il caso di Dengue, Zika e Chikungunya, con l’allarme che dal Brasile e dai Paesi sudamericani rimbalza in Italia. Ma cosa sta accadendo, e di che pericolo parliamo? Intanto preoccupano i numeri: stando agli ultimi dati del ministero della Sanità locale, nei primi mesi del 2024 in Brasile sono stati più di 1,5 milioni i casi sospetti di Dengue, per un totale di 450 decessi confermati (e 800 sotto esame).

Così in Italia si attende una seconda circolare sulla Dengue, dopo che la direzione della Prevenzione del ministero della Salute aveva già allertato i nostri porti e aeroporti. A quanto apprende Fortune Italia, la nuova circolare dovrebbe arrivare in un paio di giorni e – come si legge sul ‘Sole 24 Ore’ – dovrebbe prevedere il ricorso a test rapidi a campione sui passeggeri in arrivo dalle zone a rischio.

Intanto in Brasile anche i casi di Zika e Chikungunya sono in aumento. E il mix di virus preoccupa alle nostre latitudini. Ma quanto dobbiamo allarmarci? Lo abbiamo chiesto a Massimo Ciccozzi, responsabile dell’unità di Statistica medica ed Epidemiologia del Campus Bio-Medico di Roma. Che già nelle scorse settimane aveva invitato a prestare particolare cura, quest’anno, nella disinfestazione.

Zanzare nel mirino

“Si tratta di virus – precisa l’epidemiologo – con un vettore comune, che è la Aedes aegypti, anche se si sono registrati casi trasmessi da Aedes albopictus, che abbiamo in grandi quantità in Italia. Nel caso della Dengue il problema è brasiliano e sudamericano. In Brasile abbiamo oltre 1,5 mln di casi sospetti, 12.600 casi gravi e un’incidenza altissima. Dunque in quel Paese è allerta, mentre il Perù ha dichiarato lo stato di emergenza”.

In Italia “dal primo gennaio abbiamo avuto 48 casi di Dengue, tutti da viaggi. Il nostro problema è che è, appunto, una malattia dei viaggi, ma possiamo ancora controllarla. È corretta la disinfestazione degli aerei, delle merci, delle navi e delle navi da crociera per quanto riguarda il vettore, perhè dobbiamo togliere di mezzo le larve di zanzara. Inoltre la Aedes aegypti ha fatto capolino a Cipro, come nel 1928: è tornata nell’area temperata del Mediterraneo. Dunque ora dobbiamo puntare sulla sorveglianza. Quanto alla disinfestazione sugli aerei, dovrebbero farla anche in Brasile, alla partenza. Inoltre esiste un test rapido e in effetti potrebbe essere utile farlo a campione, su base volontaria – dice Ciccozzi – nei passeggeri in arrivo, per vedere se si è portatori del virus”, che ha un’incubazione di qualche giorno.

I sintomi

Normalmente la malattia dà luogo a febbre nell’arco di 5-7 giorni dalla puntura di zanzara, con temperature anche molto elevate. La febbre è accompagnata da mal di testa, dolori attorno e dietro agli occhi, forti dolori muscolari e alle articolazioni, nausea e vomito, irritazioni della pelle che possono apparire sulla maggior parte del corpo dopo 3-4 giorni dall’insorgenza della febbre. Nella forma emorragica la malattia provoca emorragie soprattutto negli occhi, nelle gengive, nelle orecchie e nel naso.

In casi in Italia nel 2023

Al 4 dicembre 2023 al sistema di sorveglianza nazionale dell’Istituto superiore di sanità segnalava 347 casi confermati di Dengue in Italia.

La circolare

Proprio a causa dell’aumento globale dei casi di Dengue e su disposizione del direttore generale della Prevenzione, Francesco Vaia, il ministero di Lungotevere Ripa ha invitato gli Uffici di sanità marittima aerea e di frontiera (Usmaf-Sasn) a innalzare il livello di allerta nei confronti “dei vettori provenienti e delle merci importate dai Paesi in cui è frequente e continuo il rischio di contrarre la malattia o dove è presente Aedes aegypti”.

I consigli per i viaggiatori

“Certo, in questo momento chi va in Brasile rischia – continua Ciccozzi, ricordando che contro questa malattia esiste un vaccino – Inoltre dobbiamo sapere che non è tanto la prima Dengue a far male, quanto la seconda infezione. Dunque il consiglio è quello di fare attenzione se ci si reca nei Paesi a rischio. Chicungunya in Italia ha dato due epidemie in Italia, una in Emilia Romagna e una nel litorale laziale. Infine per Zika il problema è brasiliano”. Ma allora dobbiamo preoccuparci? “Il mio parere? Prudenza sì, ma allerta per ora no. Certo, il clima potrebbe cambiare le carte in tavola e i vettori potrebbero variare, ma – conclude l’epidemiologo – non siamo ancora un Paese subtropicale”.

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