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Influenza, il virus non lascia l’Italia. Quanto durerà

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È una coda lunghissima quella dell‘influenza quest’anno. Stando all’ultimo report del medici sentinella dell’Istituto superiore di sanità, nella settimana dal 4 al 10 marzo sono stati circa 372.000 gli italiani messi a letto dalle sindromi simil-influenzali, per un totale di oltre 12.644.000 casi dall’inizio della sorveglianza.

Febbre, tosse, naso che cola, ma anche vomito e disturbi intestinali: i tanti virus in circolazione non mollano la presa. E il bollettino dell’Iss segnala come il numero di contagiati sia “stabile” rispetto alla settimana precedente. Ma quando archivieremo l’influenza? “Penso occorreranno ancora alcune settimane”, dice a Fortune Italia Massimo Ciccozzi, responsabile dell’unità di Statistica medica ed Epidemiologia del Campus Bio-Medico di Roma, che insieme a Fabio Scarpa dell’Università di Sassari e ad altri colleghi ha dedicato uno studio all’evoluzione del virus dell’influenza. Ma vediamo intanto i dati in Italia.

I numeri dell’influenza

L’incidenza è pari a 6,3 casi per mille assistiti (erano 6,4 nella settimana precedente). Scende la proporzione dei campioni positivi all’influenza sul totale dei campioni analizzati (4,4% contro 4,8%). Ma restano più colpiti i bambini sotto i cinque anni: qui siamo ancora a 18,1 casi per mille assistiti (erano 19,4 nella settimana precedente).

Tutte le Regioni registrano un livello di incidenza delle sindromi simil-influenzali sopra la soglia basale tranne il Molise e la Basilicata che tornano al livello di base. Tra i campioni risultati positivi il 19% lo è a Sars-CoV-2, il 18% a RSV, il 36% a influenza A, il 10% a Rhinovirus mentre i rimanenti sono risultati positivi per altri virus respiratori.

Altro che banale influenza…

Come sanno bene gli italiani che l’hanno sperimentata, l’influenza può essere debilitante, dar luogo a complicanze, ricoveri (e persino decessi). “La rappresentazione dei media delle epidemie influenzali, in particolare durante le pandemie, può influenzare gli atteggiamenti e le risposte del pubblico. Ma il sensazionalismo, unito all’imprevedibilità dell’influenza, può contribuire ad aumentare la preoccupazione dela popolazione in determinate stagioni o quando emergono nuovi ceppi”, sottolineano i ricercatori coordinati da Massimo Ciccozzi. Che sottolineano come per l’informazione la sfida sia proprio quella di “bilanciare la necessità di informazioni accurate con il rischio di ingenerare panico”. Un equilibrio sottile come una lastra di cristallo, che spesso rischia di rompersi.

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