Il paradosso della vitamina B3, i rischi dell’eccesso

vitamina B3
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Sono in molti a credere ai benefici degli integratori e a iniziare la giornata deglutendo manciate di capsule colorate, imbottite di vitamine. Ma sono davvero utili? E soprattutto, è un’abitudine sana? Più volte gli esperti hanno messo in guardia sulla sostanziale inutilità dell’assumere supplementi vitaminici, in assenza di un documentato stato carenziale. Ma adesso, uno studio pubblicato su ‘Nature Medicine’ introduce un ulteriore elemento di riflessione. E di preoccupazione.

La ricerca, passata abbastanza in silenzio al momento della sua pubblicazione, ma messa sotto i riflettori dal recente rilancio sul sito dei National Institutes of Health statunitensi (l’equivalente del nostro ministero della Salute), suggerisce che i cataboliti (cioè i prodotti di degradazione) della vitamina B3 risultano associati a un aumentato rischio di malattie cardiovascolari, cioè di ictus ed infarto, forse perché in grado di determinare un’infiammazione delle arterie.

Un riscontro che, in attesa di conferme, dovrebbe portare ad un atteggiamento di prudenza nei confronti dei supplementi vitaminici contenenti vitamina B3 (detta anche niacina o acido nicotinico), in considerazione dei possibili effetti negativi per la salute legati ad un’assunzione in eccesso.

Le malattie cardiovascolari rappresentano ancora la principale causa di mortalità nel mondo occidentale, in entrambi i sessi, nonostante gli enormi progressi fatti nei campi della prevenzione e del trattamento. Ciò suggerisce la presenza di ulteriori fattori di rischio, non ancora messi a fuoco. Uno di questi, potrebbe essere proprio quello suggerito dallo studio condotto da Stanley Hazen e colleghi della Cleveland Clinic e pubblicata su Nature Medicine.

La ricerca, finanziata dai NIH, era focalizzata proprio all’individuazione di metaboliti in grado di contribuire al rischio cardiovascolare. A tal proposito, i ricercatori americani sono andati ad esaminare il plasma di oltre 1.100 soggetti, alla ricerca di molecole potenzialmente associate ad un aumentato rischio di ictus e infarti. A

lla fine di questa ricognizione, sono riusciti a individuare due sostanze, designate con le sigle 2PY e 4PY, entrambi prodotte dal catabolismo di un eccesso di vitamina B3. Questa vitamina è parte fondamentale della dieta al punto che molte nazioni la inseriscono all’interno dei cereali e delle farine ‘fortificate’ per evitare uno stato carenziale. L’assunzione giornaliera di niacina per un individuo adulto dovrebbe essere di 14-18 mg.

In passato la niacina ad altissimo dosaggio (dell’ordine di 1.500-2.000 mg al giorno) è stata utilizzata anche come farmaco anti-colesterolo, che però aveva fallito nel vero obiettivo di questa terapia, cioè la riduzione del rischio di infarti e ictus. E all’epoca la scienza non era riuscita a spiegarsi perché.

Tornando alla ricerca su Nature Medicine, i ricercatori americani sono andati a studiare le concentrazioni plasmatiche di 2PY e 4PY in altri due gruppi di soggetti (uno americano e uno europeo), per un totale di 3 mila persone esaminate. Anche questa tranche dello studio ha confermato l’osservazione precedente: un eccesso di questi due cataboliti della niacina nel sangue si associava ad un aumento di rischio cardiovascolare.

In particolare, i soggetti con le concentrazioni più elevate presentavano un rischio maggiorato di 1,6-2 volte di incappare nell’arco dei tre anni successivi in un evento cardiovascolare maggiore, rispetto alle persone con le concentrazioni più basse.

Elevati livelli di 2PY e 4PY sono risultati associati a varianti del gene ACMSD, alle quali è associata anche la produzione di proteina VCAM-1, in grado di facilitare l’adesione dei globuli bianchi alla parete delle arterie nel corso di una reazione infiammatoria; si tratta di un’azione che contribuisce alla formazione delle placche aterosclerotiche. La riprova di questo è che iniettando nei topi la 4PY (ma questo non accade con la 2PY), si assiste ad un aumento della VCAM-1 sulle pareti delle arterie, con conseguenze aumento di adesione dei globuli bianchi alle stesse.

Tutti questi esperimenti portano insomma a concludere che un eccesso di niacina può diventare un fattore di rischio per eventi cardiovascolari perché il catabolismo di questa vitamina, porta alla produzione di 4PY che attiva alcune vie infiammatore implicate nella comparsa di placche aterosclerotiche, che a loro volta possono portare ad un eccesso di ictus e infarti.

Si tratta insomma di un vero e proprio paradosso della niacina, una vitamina che pur essendo in grado di ridurre i valori di colesterolo Ldl circolante, non produce i benefici clinici attesi sulla riduzione del rischio cardiovascolare. E i risultati di questo studio aiutano a chiarire il perché di questo paradosso.

Ma tutto questo riguarda scienziati e cardiologi. Il take home message per il pubblico è di non esagerare con i supplementi multivitaminici contenenti vitamina B3 (o niacina o acido nicotinico) e di leggerne sempre il dosaggio sulla confezione. Perché il ‘troppo’ di una cosa buona, soprattutto in presenza della variante genica ‘sbagliata’, può rivelarsi un’arma a doppio taglio. Un vero e proprio boomerang insomma.

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