Sanità, serve un Def ‘coraggioso’

sanità Ssn

Non c’è pace per il Servizio sanitario nazionale, alle prese con il problema delle liste d’attesa e una carenza di operatori che sta portando diverse Regioni del Sud a ‘importarli’ dall’estero. Così, dopo l’appello nei giorni scorsi dei 14 scienziati tra cui il Nobel Giorgio Parisi, arriva quello dei medici ospedalieri di Anaao Assomed, in previsione dell’arrivo del Def domani in Consiglio dei ministri.

Un Documento di economia e finanza definito ‘asciutto’ dal ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, che però per il segretario di Anaao-Assomed, Pierino Di Silverio, dovrà anche essere coraggioso, almeno in tema di sanità.

Un appello non a caso lanciato ieri, in occasione della Giornata mondiale della salute, in cui il ministro Orazio Schillaci ha ringraziato “tutti i medici, gli infermieri e gli operatori del Servizio sanitario nazionale che, ogni giorno, si prendono cura della salute delle persone. Dare piena attuazione al diritto fondamentale alla salute è una priorità assoluta, a cui stiamo rivolgendo il massimo impegno”.

L’appello dei medici ospedalieri

E allora? “Sul Def chiediamo un atto di coraggio al Governo, a prescindere dalle risorse a disposizione, che non sono tante”, precisa Di Silverio a Fortune Italia. “Ma in momenti critici come questi occorrono delle scelte politche molto coroggiose, anche a costo – aggiunge – di distrarre i fondi da altri temi meno utili e urgenti per destinarli a due pilastri del welfare che oggi sono messi in seria discurssione: sanità e istruzione. Aggiungerei che salvare le squadre di serie A, accelerare sulla costruzione del ponte sullo stretto e continuare col percorso di flat tax sono temi che possono aspettare, invece le cure non hanno più tempo”, chiosa il leader Anaao.

Non solo un problema di risorse

“Abbiamo più volte denunciato le riduzioni indiscriminate degli ultimi 10 anni sul personale sanitario, sui posti letto, sugli ambulatori e le risorse impegnate dall’attuale Governo sono certamente importanti, ma non saranno mai sufficienti se non si interviene in modo strutturale sul nostro SSN. Non è solo una questione di finanziamento o di rapporto spesa/Pil, ma di corretto utilizzo delle risorse”, sottolinea dal canto suo Guido Quici, presidente del sindacato dei medici Federazione Cimo-Fesmed e Vice Presidente Cida.

Prendiamo la questione dei gettonisti. Per Quici “ha avuto coraggio il ministro Schillaci a richiedere l’intervento dei Nas, ma prendiamo atto del mancato supporto del Mef che avrebbe potuto, in via temporanea, spostare risorse dalla voce beni e servizi alla voce costo del personale per incentivare le assunzioni invece di consentire spese milionarie a favore del lavoro interinale e di quelle cooperative che si erano ben organizzate da tempo. Naturalmente tutto è legato all’attuale blocco del tetto di spesa”. Insomma, per Quici “al ministro Schillaci non manca né il coraggio, né la volontà, ma ci sono troppi stakeholders che navigano contro la sanità pubblica e i suoi professionisti”.

Un ‘paziente’ su cui intervenire

Una preoccupazione, quella sulla tenuta del Servizio sanitario nazionale, condivisa dalla Fnomceo (Federazione nazionale degli Ordini dei Medici chirurghi e degli Odontoiatri).

“Per consolidare un servizio sanitario come quello di oggi”, ha detto di recente il presidente Filippo Anelli, “dopo vent’anni di tagli bisogna puntare sui professionisti. Ed è questo che è stato inizialmente fatto attraverso l’intervento sulla manovra economica dello scorso anno, allocando 2,3 miliardi proprio sui professionisti sanitari. Ed è questa la strada su cui il ministro” della Salute Schillaci “è impegnato, per dare una risposta ai tanti cittadini che la chiedono”.

E in effetti sono veramente tanti i cittadini che vogliono che il Governo metta tra le priorità dell’agenda politica la salute: ben il 90%, secondo l’indagine demoscopica condotta dall’Istituto Piepoli per Fnomceo e presentata lo scorso ottobre, per i 45 anni del Servizio sanitario nazionale. “Credo che individuare nuove risorse, puntare sui professionisti, sia la risposta più giusta da dare per risolvere il problema delle liste d’attesa, ma soprattutto per garantire in maniera uguale il diritto alla salute a tutte le persone che si trovano in Italia”, ha detto Anelli.

Insomma, se vogliamo vedere il Ssn come un paziente che – dopo decenni di disinvestimenti – è ormai in condizioni gravi, questo sarebbe proprio il momento per intervenire.

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