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Gestione bilanci comunali: virtuosismo al nord, ritardi al Sud

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Quest’anno ha segnato un punto di svolta per la gestione dei bilanci comunali in Italia, con una netta maggioranza dei comuni che hanno dimostrato una notevole puntualità nella presentazione dei bilanci di previsione. Secondo un’elaborazione del Centro Studi Enti Locali basata sui dati del Ministero dell’Economia e delle Finanze (Mef), già a metà febbraio, sette comuni su dieci avevano approvato e trasmesso il loro bilancio, e alla data del 15 marzo, la percentuale era salita all’84%.

Questo rappresenta una marcata rottura con il passato, riflettendo l’efficacia delle misure introdotte lo scorso anno dal Ministero dell’Economia per rompere il ciclo dei continui ritardi che hanno caratterizzato le ultime decadi. Tuttavia, l’analisi rivela anche persistenti disparità regionali: mentre la Valle d’Aosta e l’Emilia-Romagna mostrano un’efficienza quasi totale con il 96% dei bilanci approvati e trasmessi, la Sicilia si trova all’altro estremo, con solo il 30% dei comuni che hanno rispettato i termini.

Un decreto ministeriale ha riscritto il calendario delle scadenze contabili per il 2023, e benché sia stata concessa una proroga fino al 15 marzo, ben 4.695 comuni, pari al 59% del totale, non hanno avuto bisogno di questo tempo aggiuntivo, iniziando l’anno con un bilancio già approvato. Questo dato evidenzia un miglioramento significativo nel rispetto delle scadenze.

Nonostante ciò, ci sono ancora 1.268 comuni in ritardo, la maggior parte dei quali sono di piccole dimensioni e situati prevalentemente al sud e nelle isole. Al nord, il 92% dei bilanci è stato già trasmesso al Mef, con l’Emilia Romagna, la Valle d’Aosta, il Trentino Alto Adige e il Veneto che spiccano per efficienza.

Il contrasto è netto con il sud Italia, dove, nonostante una generale buona performance al centro con una media dell’89%, al sud i comuni più tempestivi si fermano a sei su dieci. La situazione è meno rosea, ma comunque migliorata rispetto al passato, con la Basilicata in testa per il Meridione (92%), seguita dalla Sardegna (88%) e dalla Puglia (86%).

Questi dati, seppur positivi, evidenziano una profonda disparità che persiste tra differenti aree del paese. Il processo di riforma della contabilità e dell’ordinamento degli enti locali, ancora in corso, dovrà affrontare queste criticità finanziarie e organizzative, endemiche in alcune regioni, e trovare soluzioni efficaci per colmare queste distanze.

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