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Sono quasi 8.500 le imprese su tutto il territorio nazionale, con il Lazio e la Lombardia in testa, ad assicurare 61mila posti di lavoro diretti o assimilabili che arrivano a 112mila contando la filiera, per un totale di 173mila posti di lavoro distribuiti in cinema, audiovisivo e broadcasting. Sono solo alcuni dati resi noti questa mattina da Francesco Rutelli, presidente dell’Anica (Associazione nazionali industria cinematografiche e audiovisive) che ha mostrato, alla presenza del presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, il primo rapporto “Industria italiana del cinema e dell’audiovisivo – L’impatto per l’occupazione e la crescita del Paese”, curato dal centro studi di Confindustria. La relazione è stata presentata da Andrea Montanino, capo economista di Confindustria, alla presenza, tra gli altri, del presidente della Regione Lazio e segretario del Pd Nicola Zingaretti, dall’amministratore delegato RAI, Fabrizio Salini, dal presidente Mediaset S.p.A. Fedele Confalonieri, dall’executive vice president Programming Sky Italia, Nicola Maccanico e del vicesindaco di Roma, Luca Bergamo. Dal rapporto è emerso che l’Italia si conferma tra le nazioni top 10 per produzione di audiovisivo, piazzandosi al nono posto. Cala di qualche posizione rispetto al 2006 ma solo per il ‘boom’ delle industrie cinematografiche di Cina e India. Il valore aggiunto, calcolato negli anni della crisi proprio per dimostrare la vitalità del settore, è stato del 16%. Il settore occupa il 64% di maschi e il 36% di femmine. Il 59% del totale è rappresentato da persone tra i 30 e i 49 anni, il 26% da persone sopra i 50 anni e dal 15% tra i 15 e i 29. Importanti i numeri dell’export che registra una cifra di 890 milioni a fronte di 120 milioni per l’import. Per quanto riguarda il contributo al valore aggiunto del settore dei vari Comuni italiani per le attività di programmazione e trasmissione Roma è in testa alla classifica con il 37,8% sul totale del settore nazionale, seguita da Cologno Monzese con il 29, 3, e Milano con il 14%. “L’audiovisivo -ha spiegato Rutelli- è un’industria nazionale fondamentale per l’occupazione e la crescita del nostro Paese. Per crescere ancora di più bisogna investire e puntare, tra le altre cose, anche sulle coproduzioni. Dobbiamo avere capacità organizzative e aggregative più forti e integrare sempre di più i segmenti della filiera. Bisogna poi regolare diritti e doveri dei campioni dello streaming, stroncare la pirateria e quindi difendere e promuovere le capacità italiane. L’Anica è fortemente impegnata anche con il neonato consiglio del cinema e dell’audiovisivo”.      
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