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Numeri e risorse, dal camcording all’Iptv, di un mercato, quello della pirateria, che costa 1,05 mld di euro di fatturato in meno all’anno.

Il mercato dell’audiovisivo è in costante evoluzione. Cambiano i suoi numeri e i mezzi con cui vi si accede, cambiano le abitudini degli italiani, aumenta sempre di più la quota di mercato del digitale. Il mercato ‘illegale’ lo segue a ruota, subisce trasformazioni simili, copia la sua filiera.

Prima qualche numero, per definire il contesto: nel 2017, la pirateria ha rubato al mercato legale 1,05 mld di euro. Una cifra che comprende tutti i settori economici, colpiti anche indirettamente. Quello in prima linea, l’industria audiovisiva, ha perso 617 mln di euro.

Se parlare di soldi non è abbastanza per capire la portata del fenomeno, si possono usare altri dati: il 37% di italiani sopra i 15 anni di età è stato coinvolto in atti di pirateria, che, sempre nel 2017, sono stati 631 milioni. Per la precisione 631.071.000, il 54% dei quali riguardanti film, mentre serie tv e programmi si sono guadagnati il 22 e il 24% della statistica. Per quanto riguarda lo sport, sono 4,6 milioni gli italiani, oltre i 15 anni, che fruiscono illegalmente di questi contenuti, con una stima di circa 21 milioni di atti di pirateria compiuti ogni anno.

Di lotta alla pirateria si occupa la Fapav, federazione per la tutela dei contenuti audiovisivi e multimediali. Abbiamo parlato con Federico Bagnoli Rossi, segretario generale della federazione: “negli ultimi anni abbiamo riorganizzato la nostra attività in due filoni principali: il ‘core’ delle nostre iniziative è naturalmente l’attività stragiudiziale, che prevede, ad esempio, la rimozione selettiva dei contenuti dei nostri associati illecitamente caricati sul web. Poi c’è il lavoro con le forze dell’ordine, e le cause civili che portiamo avanti con i nostri legali. Molto importante anche l’utilizzo del regolamento Agcom, recentemente aggiornato, che dà la possibilità di bloccare in tempi celeri, anche tre giorni, i siti che segnaliamo”. La federazione ha infatti intensificato l’utilizzo di questo strumento ottenendo nel 2018 il blocco di 117 siti Internet.

“Altra branca fondamentale della nostra attività è quella che chiamiamo ‘Factory’: siamo l’unica organizzazione in Europa che affronta il problema della pirateria anche dal punto di vista della comunicazione: ci occupiamo quindi di tutela a 360 gradi, dall’attività educational alla promozione dell’offerta legale”. La Fapav, ad esempio, è presente nelle scuole con il progetto ‘Rispettiamo la creatività’, che nella sua ultima edizione ha interessato oltre 20000 allievi delle scuole secondarie di primo grado di tutta Italia. Nella sua strategia comunicativa Fapav punta a raccontare il mondo del lavoro che si nasconde dietro la macchina da presa, per far capire anche ai più giovani, secondo Bagnoli Rossi, “che oltre il 90% di chi realizza quello che vedono al cinema è composto da maestranze”, persone il cui impiego è minacciato dalla pirateria: sono 5700 i posti di lavoro messi a rischio dalle attività illegali, e si parla “di mestieri che magari potrebbero interessare proprio ai ragazzi, in un futuro”. La promozione dell’offerta legale è pertanto fondamentale. “Nei nostri progetti, cerchiamo sempre di illustrare al pubblico quali sono le numerose proposte messe a disposizione dall’industria audiovisiva nel nostro Paese per vedere film e serie televisive. Ad esempio tramite il sito mappadeicontenuti.it, realizzato da Confindustria Cultura Italia, è possibile avere una panoramica completa di quanto disponibile sul nostro mercato”, ha detto il Segretario generale.

Tra i settori danneggiati dalle attività illegali c’è naturalmente il cinema, secondo Bagnoli Rossi, con il ‘camcording’, ovvero le registrazioni in sala. Sui 617 mln di euro di mancate entrate della filiera dell’audiovisivo, 93 rappresentano il solo danno alla filiera dell’esercizio. Un numero che cresce vertiginosamente se si considera il mercato dell’home entertainment (dvd, blu-ray, offerte di contenuti digitali). Proprio questo passaggio testimonia come la filiera illegale segua di pari passo quella legale. Dopo la prima diffusione di contenuti di qualità relativamente bassa attraverso le registrazioni illegali, corrispondente alle proiezioni in sala, vengono diffusi i contenuti piratati di qualità più alta, per un danno al settore home entertainment da 503 mln di euro. Tra le priorità del 2019 della Fapav c’è l’inasprimento della normativa sul ‘camcording’ per trasformarlo da mero illecito amministrativo a reato sanzionato penalmente, come le altre condotte illecite di pirateria. “Manca una normativa più moderna. Quasi non l’abbiamo in effetti, perché il fenomeno rientra nelle azioni legate al testo di pubblica sicurezza”, ha detto Bagnoli Rossi.

Considerando l’evoluzione nel tempo, la pirateria cinematografica è rimasta comunque piuttosto stabile nei numeri, secondo il Segretario generale. “Il vero incremento rispetto al passato c’è stato nella pirateria di carattere televisivo, spinta dal fenomeno Iptv, che ultimamente è esploso”.

Questo ultimo punto merita un capitolo a parte: l’Iptv, Internet protocol television, coinvolge complessivamente quasi 5 milioni di persone in Italia. È un sistema che permette ad un utente di fruire di contenuti televisivi in digitale (live e on demand) grazie al web. A fronte dell’acquisto di un unico abbonamento da 10 o 15 euro al mese, si accede a tutti i canali e i contenuti on demand delle televisioni pubbliche e private: film, serie tv, documentari, eventi sportivi nazionali ed internazionali. Lo sport è l’offerta commerciale di punta della nuova frontiera della pirateria. Il calcio fa la parte del leone: attira l’attenzione di 3 pirati ‘sportivi’ su 4.

“Il business illecito delle Iptv illegali è in crescita nel nostro Paese grazie anche alla facilità d’uso di quanto proposto per la fruizione illegale dei contenuti, che avviene tramite il cosiddetto ‘pezzotto’ o la ricezione di codici per accedere all’offerta illegale. Dietro questo business ci sono vere e proprie organizzazioni di criminali, e i proventi sono ingenti vista anche la facilità di poter reperire questi abbonamenti tramite reseller che spesso non operano solo sul web ma tramite passaparola”, ha detto Bagnoli Rossi. “Il flusso di contenuti viene rubato e decriptato in apposite centrali che sono spesso situate nei Paesi dell’est Europa. Da qui il segnale viene poi reindirizzato agli utenti finali che hanno acquistato l’abbonamento. Questo fenomeno è presente già da alcuni anni a livello europeo mentre in Italia è esploso nell’ultimo anno”.

Qualcosa, per contrastare l’Iptv, si è già fatto: “in Italia si è cercato di colpire sia gli utilizzatori finali, con le sanzioni, che i reseller, dove subentra il penale, essendoci lucro. Sono state fatte molte operazioni, alcune anche sulle centrali italiane”. A livello europeo, secondo il Segretario generale della Fapav, “stiamo facendo molto per contrastare il fenomeno, anche se per il momento non è ancora abbastanza. All’estero si è cercato di intervenire anche sugli sviluppatori del software alla base dell’Iptv, grazie ad un’azione congiunta a livello europeo, alla quale abbiamo partecipato collaborando con Ace (Alliance for creativity and entertainment), l’alleanza globale di titolari dei diritti coordinata dalla Motion Picture Association of America, l’associazione di categoria degli studios di Hollywood, con cui siamo in stretto contatto, essendo uno dei nostri soci fondatori”.

 

 

631 MLN

Stima complessiva degli atti di pirateria nel 2017. Il 54% sono film, il 22% serie e il 24% programmi.

617 MLN

La stima del fatturato perso direttamente dall’industria audiovisiva italiana a causa della pirateria.

5 MLN

Le persone coinvolte in Italia dal fenomeno delle Iptv illegali

 

 

La lotta alla pirateria, considerando i vari tipi di attività illegali ad essa associata, deve essere diversificata e in continuo aggiornamento, secondo la Fapav. Un tema “fondamentale”, in questo senso, “è la responsabilità degli intermediari: coloro che operano sul web attualmente non sono del tutto responsabilizzati su ciò che accade sulle loro ‘autostrade’ digitali”, ha detto Bagnoli Rossi. “Per fare un esempio, se si cerca su un motore di ricerca il titolo di un film, tra i primi risultati compare il sito dove poter vedere illegalmente il contenuto. Questo è inaccettabile. Oggi noi non riusciamo, a livello europeo, ad avere una crescita importante del mercato dei contenuti digitali perché ci troviamo in un ecosistema malato”.

Per il segretario generale “finché non ci saranno delle regole precise per tutti i soggetti coinvolti, sarà difficile fare un salto di qualità, che sarebbe una situazione vincente sia per i produttori che per coloro che veicolano contenuti. È necessario ad esempio passare dal ‘notice and take down’ al ‘notice and stay down’: se ti segnalo un contenuto illegale e lo faccio rimuovere non è possibile che il medesimo contenuto sia poi nuovamente caricato sulla stessa piattaforma. Fondamentale anche la collaborazione con le imprese dell’advertising di internet, perché ad oggi i principali introiti per i pirati del web derivano appunto dalla pubblicità”.

Articolo di Alessandro Pulcini apparso sul numero di Fortune Italia di febbraio 2019.

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