Logisana, l’incubatore di startup per la logistica del farmaco

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La prima start up, Lapsy, si insedierà già a novembre, la seconda, Lumistry, la seguirà due mesi dopo, a gennaio: sono i due ‘nuovi ingressi’ che l’Interporto di Bologna tiene a battesimo, anzi, di cui ha fatto ‘la levatrice’ in proprio, lanciando il progetto ‘Logisana’, acronimo di Logistica sanitaria biomedicale. Presentato nel maggio 2018 allo Smau, dove ha vinto il Premio per l’Innovazione, ‘Logisana’ è nato dalla volontà dell’interporto di creare un incubatore che fosse fucina di nuove idee e mettesse in contatto le start up con i grandi player della logistica del farmaco già presenti nel perimetro della sua piattaforma, una delle più importanti d’Europa, oltre 4 milioni di metri quadrati, 3 terminal intermodali, 600mila metri quadri di magazzini coperti e 665mila metri quadri di impianti ferroviari, ubicati nel Comune di Bentivoglio. Con le sue 120 aziende e 5mila lavoratori, una vera e propria città della logistica alle porte di Bologna.

“Negli ultimi tre anni ci siamo posti l’obiettivo di diventare un punto di riferimento di eccellenza per l’innovazione nella logistica – spiega il direttore generale Sergio Crespi – e di conseguenza di offrire servizi a valore aggiunto e innovativi alle persone che popolano la nostra ‘città’, alle merci che smistiamo e alle aziende logistiche che qui operano”.

‘Logisana’ si iscrive alla terza fattispecie: Interporto Bologna con Fast Freight Marconi e l’Istituto Ortopedico Rizzoli come partner scientifico, hanno costituito un’Associazione Temporanea di Scopo che ha visto il Comune di Bentivoglio come promotore dell’incubatore Logisana. Il progetto, del valore di 670mila euro, è stato finanziato al 50% (per un massimo di 335mila euro) dalla Regione Emilia Romagna sul Programma operativo 5 ‘Sviluppo territoriale e attrattività’, Attività 5.1 ‘Sostegno allo sviluppo delle infrastrutture per la competitività del territorio’.

L’interporto vede già la presenza di due importanti operatori logistici che operano sulla filiera del farmaco, ovvero Due Torri e Admenta, holding italiana con 1.200 dipendenti e un fatturato di oltre 550 milioni, che fa capo all’americana McKesson Corporation, leader globale nella catena di fornitura di servizi sanitari, gestione di farmacie e fornitura di soluzioni per la salute.

“Siamo partiti dall’idea di attrarre start up che potessero offrire servizi innovativi e avanzati a questi nostri ‘attori storici’ – continua Crespi – Ne abbiamo selezionate due, che sosterremo con la nostra consulenza legale, amministrativa, fiscale e finanziaria, pagheranno solo il canone di affitto e poco più. E abbiamo messo a disposizione un’area molto carina, proprio all’ingresso dell’interporto, dove aprirà un nuovo ristorante e sorgerà una palazzina a due piani che ospiterà uno studio dentistico, un laboratorio medico e di analisi a piano terra e una palestra al primo piano. Ecco, in questo caso, stiamo incrementando i servizi alla persona, a chi lavora qui”.

Lapsy, già contrattualizzata e dove lavorano 6 laureati, è pronta a entrare a novembre: ha messo a punto un nuovo sistema per la logistica dei farmaci che assembla hardware, firmware e software e garantisce il tracking e il controllo del trasportato a 360 gradi, dal monitoraggio costante dei prodotti attraverso il controllo in real time di persone e cose, alla rilevazione dei dati ambientali con sensori avanzati, a un sistema online per la raccolta e l’analisi dei dati di ritorno fino all’integrazione con sistemi e devices di terze parti.

Lumistry, fondata da due ingegneri e già pronta ad arruolarne altri quattro o cinque, svolgerà due attività: la produzione di reagenti chimici attraverso l’acquisto di materie prime, la purificazione delle stesse con solventi, la preparazione e la miscelazione delle materie per ottenere il prodotto finito con la gestione di un piccolo magazzino di prodotti e il ricevimento e la spedizione delle merci; la ricerca e sviluppo di reagenti chimici.

“Ci auguriamo che queste ‘imprese giovani’ – conclude Sergio Crespi – dialoghino con le realtà multinazionali presenti in interporto, creando un canale diretto per proporre le loro idee sulla logistica sanitaria e biomedicale. E che i grandi player abbiano accesso a soluzioni fresche e disruptive che difficilmente potrebbero essere sviluppate all’interno delle loro aziende”.

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