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Come si lavora a un vaccino per il coronavirus

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Viaggio nei laboratori protetti di Takis, società specializzata nella produzione di vaccini genetici. Una delle aziende (italiane) protagoniste di una sperimentazione sul vaccino per il coronavirus che verrà testata sull’uomo, in autunno, e su base volontaria. La versione completa di questo articolo, a firma di Salvo Ingargiola, è disponibile sul numero di Fortune Italia di maggio.

 

“Per lavorare ci siamo divisi in due squadre che non si sovrappongono mai. E questo avviene per far sì che se, caso mai, un ricercatore dovesse infettarsi, il team ‘A’ va in quarantena, mentre il team ‘B’ può continuare a lavorare”. Luigi Aurisicchio, 49 anni, da 10 anni è amministratore delegato di Takis, società specializzata in vaccini di tipo genetico. Si lavora, a pieno ritmo e senza sosta, nei laboratori dell’azienda di Castelromano che ha annunciato la sperimentazione di cinque vaccini sui topi. Secondo l’Oms, in tutto il mondo, le ricerche più avanzate per l’arma contro il Covid 19 sono di CanSino Biologics, del Beijing Institute of Biotechnology e di Moderna. “Quest’ultima – spiega Aurisicchio – è assimilabile alla nostra. Il ‘nostro vaccino’ si base sul Dna, mentre quello di Moderna, a Boston, si basa sull’Rna”. Al di là del linguaggio tecnico, come ci spiega il numero uno di Takis, “un vaccino genetico, a differenza di quelli classici come il morbillo o la rosolia in cui il virus viene inattivato chimicamente o tramite agenti fisici, procede in maniera diversa: noi prendiamo un frammento di gene della proteina Spike, ovvero la proteina che permette al Covid 19 di riconoscere le cellule di rivestimento di bronchi e polmoni che il virus attacca”. Sarà l’organismo stesso a produrre tale proteina e “facciamo sì, in questo modo, che il soggetto sia in grado di produrre gli anticorpi e predisporre così le difese immunitarie”.

In casa Takis è stata avviata, da poche settimane, la sperimentazione del vaccino per il coronavirus sugli animali. “Abbiamo già ottenuto i primi risultati, molto positivi: già dopo 2 settimane dalla somministrazione del vaccino, gli animali hanno sviluppato gli anticorpi contro la cosiddetta proteina Spike”, afferma soddisfatto Aurisicchio, napoletano, laureato in Biologia, con alle spalle un’esperienza di lavoro negli Stati Uniti nell’azienda farmaceutica Merck.

 

La versione completa di questo articolo è disponibile sul numero di Fortune Italia di maggio. Si può comprare in edicola e in versione digitale, oppure ci si può abbonare:

 

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