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La gratitudine di Alexandria Ocasio-Cortez

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“Il deputato Ted Yoho mi ha puntato il dito in faccia. Mi ha chiamata ‘disgustosa, pazza, fuori di testa’. C’erano giornalisti davanti al Campidoglio, e davanti a loro mi ha chiamata ‘una fottuta puttana’”. Queste parole, rilanciate nell’ultima settimana dai media di tutto il mondo fino a diventare virali come un mantra, sono solo l’esordio di un illuminante discorso tenuto alla House of Representatives degli Usa. A pronunciarle Alexandria Ocasio-Cortez, enfant prodige della politica americana, progressista di area liberal e vittima di un violento attacco sessista da parte di un deputato repubblicano.

 

 

Il suo intervento ha puntato i riflettori su tematiche sempre attuali come il ruolo della donna nella società e il maschilismo, diffuso anche a livello istituzionale, che negli anni sono divenuti alcuni dei suoi cavalli di battaglia. Gli stessi raccontati da Netflix nel documentario Knock Down The House, che ha seguito la sua corsa alle elezioni per le primarie Democratiche e ne ha racconto l’incredibile storia personale. Essere riconoscibili con un acronimo, nel suo caso il maiuscolo AOC, d’altronde è prerogativa di pochi, anzi pochissimi. Soprattutto se fino a una manciata di anni fa la trentenne nativa di New York si è vista costretta a lavorare come cameriera per scongiurare il pignoramento della propria casa di Parkchester, nel cuore del Bronx, dove abita tuttora.

 

 

Nata da una tipica famiglia della working class di origini portoricane, e quindi di casa in un quartiere composto in prevalenza da minoranze etniche, Alexandria ha subito dimostrato una spiccata propensione per gli studi e le grandi questioni sociali dei quartieri meno agiati (“un distretto working class deve avere un rappresentante working class”).

 

 

Nel 2011 si è laureata con lode in Economia e relazioni internazionali alla prestigiosa Boston University, pochi mesi prima che una tragedia – la morte del padre architetto per cancro ai polmoni – sconvolgesse la sua giovanissima vita. Il rientro nel Bronx è immediato, soprattutto perché al lutto e alle difficoltà economiche si aggiunge un caso giudiziario molto complesso: il decesso del padre, avvenuto in assenza di un testamento scritto, innesca una procedura burocratica che mette in dubbio la legittima proprietà dell’abitazione da parte della famiglia Ocasio-Cortez, costretta quindi a intraprende una battaglia legale lunga ma priva di risultati concreti.

 

L’unica soluzione per Alexandria è l’impiego come barista e cameriera, una scelta poi rivelatasi vincente al fine di evitare il pignoramento dell’abitazione condivisa con la madre e il fratello. Dopo una breve parentesi di volontariato come centralinista per Obama nel 2008, il suo attivismo la porta al primo vero impegno politico nel 2016. Sempre attenta alle problematiche sociali decide di collaborare alla campagna elettorale di Bernie Sanders, anch’egli progressista e poi battuto alle primarie democratiche da Hillary Clinton.

 

 

L’anno seguente, il 2017, è quello della definitiva consacrazione: con un’impresa che tutti si affrettano a definire disperata, AOC lancia la sua sfida per le primarie democratiche del 14esimo distretto di New York (tra Queens e Bronx) a Joseph Crowley, presenza fissa alla Camera dal 1999 e figura estremamente potente. Senza nascondere il suo ingresso da outsider nel panorama politico, ma anzi facendone il suo punto di forza, realizza un video promozionale costato poche migliaia di dollari ma che rivela tutte quelle abilità comunicative che la rendono, ad oggi, un vero e proprio caso di studio.

 

 

L’incipit del filmato è così semplice e incisivo da garantire ad Alexandria una vittoria schiacciante contro un avversario diretto, proprio Crowley, che poteva contare su un budget di oltre un milione e mezzo di dollari: “Non ci si aspetta che a candidarsi siano donne come me”. Con l’arrivo delle elezioni di midterm, valide per rinnovare i 435 membri della House of Representatives e i 35 membri del Senato, il suo trionfo si appresta ad essere totale. Il contendente per il seggio è Anthony Pappas, professore universitario 72enne senza profili social e che nulla può contro la viralità di Ocasio-Cortez, che diventa così la più giovane parlamentare della storia americana.

 

Il suo volto, un’incarnazione perfetta del sogno americano, partita dal nulla e arrivata là dove nessuna donna era mai arrivata in età così giovane, ha persino raggiunto la copertina dell’immortale TIME magazine nell’aprile 2019, un onore riservato a personaggi del calibro di Barack Obama e Elon Musk.

 

“Ciò che voglio esprimere al deputato Yoho è gratitudine. Gratitudine per aver mostrato al mondo che si può essere uomini potenti e aggredire le donne; si possono avere figlie e aggredire le donne senza rimorso; si può essere sposati, proiettare l’immagine di un uomo di famiglia e aggredire ugualmente le donne con un senso di impunità”. Altro che just a girl from the Bronx, come Alexandria Ocasio-Cortez ama definirsi: parole simili suonano come quelle di un futuro presidente. E a scommetterci sono già in molti.

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